da Roma
Festeggeranno il Natale e Capodanno esattamente come gli italiani. Divideranno i soldi della tredicesima tra le gioie dei regali e i dolori delle bollette, proprio come gli italiani. Durante le festività, insomma, si fa fatica a distinguere i nativi dagli immigrati. Anche se a ben guardare qualche differenza c’è. E non da poco. A farla sono le previsioni di spesa per le festività. In particolare per quanto riguarda la tavola. Ricca e varia quella dei migranti; nella norma, verrebbe da dire frugale, quella degli italiani. Scenario a sorpresa, quello descritto da un’indagine realizzata da Demoskopea per Confcommercio.
Difficile capire se a fare la differenza siano i cambiamenti nelle abitudini alimentari. Sicuramente un po’ sì, visto che già da qualche anno sta calando la quota di reddito che gli italiani destinano alle cibarie. Una tendenza che le tante comunità straniere (quelle che hanno risposto all’indagine provengono da Albania, Marocco, Romania, Ucraina, Cina, Filippine e Tunisia) non sembrano voler recepire, tanto che per le festività del 2007 spenderanno quasi il doppio degli italiani. Per il pranzo di Natale in media 83 euro, contro 44 degli italiani mentre il rapporto per il cenone di Capodanno sale a 93 euro contro 53.
Una differenza dovuta al fatto che i cibi che gli stranieri mangiano in queste occasioni sono più costosi? No. I comportamenti dei non italiani - secondo l’indagine della principale confederazione dei commercianti - sono «allineati» alle tradizioni italiane, a partire da quelle culinarie. Con buona pace delle differenze religiose e culturali.
A spingere i cittadini stranieri a mettere mano al portafoglio con maggiore convinzione sembra piuttosto quell’ottimismo che secondo molti - ultimo il New York Times - gli italiani non hanno più. Gli immigrati, spiega Demoskopea, «risultano ancor meglio disposti nel dichiarare di voler spendere molto in occasione delle festività».
La fotografia di una popolazione in crisi di fiducia (gli autoctoni) contrapposta a un’altra piena di speranze nel futuro (i cittadini stranieri) la danno le percentuali sulle previsioni di spesa rispetto all’anno scorso. Il 43,4 per cento degli italiani intende spendere di meno rispetto al 2006. Gli ottimisti nazionali sono ridotti a una pattuglia sparuta, con il 19,4 per cento, mentre il restante 37,2 per cento non cambierà abitudini. Situazione che per gli immigrati cambia sostanzialmente: le previsioni di spesa sono infatti più alte per il 30,7 per cento, uguali per il 34,5 per cento e più basse per il 34,8 per cento.
La tredicesima degli immigrati se ne andrà, come quella degli italiani, in gran parte in regali (per 63 per cento degli intervistati) e prodotti alimentari natalizi (26,9 per cento), ma anche per pagare le bollette (37,2 per cento) e a integrare la quota di stipendio destinata al mutuo o all’affitto (32,6 per cento). Senza dimenticare i parenti lasciati nei paesi d’origine, ai quali il 34,8 per cento degli intervistati manderà dei soldi. Molto diffusi tra i cittadini stranieri i regali enogastronomici e anche in questo caso la preferenza va allo stile italiano: l’85,6 per cento di essi, infatti, si orienta verso prodotti della tradizione locale.
Che sembrano essere favoriti anche dal clima di austerità.
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