Flavio Martino
«Maramao perché sei morto? Pane vin non ti mancava... e una casa avevi tu». Queste note ricordano la storia del gatto Grigione, un «eroe» audace, ma soprattutto buongustaio, che viveva in un grande palazzo della centralissima via Torino. Grigione si era guadagnato le simpatie persino dei passanti e di Carla Fracci, direttore del corpo di ballo del vicino Teatro dellOpera, dei cantanti lirici, del maestro e dei professori dell'orchestra. Era arrivato sette anni fa, in maniera rocambolesca. Spinto da una fame da lupi era piovuto nel posto giusto, nel momento giusto: lora di pranzo. Guidato dal suo atavico istinto senza frontiere, aveva trovato lunica strada per mangiare anche se rischiosa. Cera riuscito come un «paladino» leggendario, finendo tra la famosa enoteca di Goffredo Chirra, orgoglio di Bacco dal 1945 e lantico «Ristorante del Giglio» aperto da Giangiacomo Vittucci dopo lUnità dItalia. Alcuni bambini di ritorno dalla scuola, furono i primi ad accorgersi del micio, mentre attraversavano il cortile, allinterno del fabbricato. Lo videro che si passava la lingua sulla pelliccia per farsi bello. Era stanco, appena arrivato coraggiosamente dai tetti, scendendo da oltre quattro piani, come lUomo Ragno. Una faticaccia temeraria, degna di essere ricordata nel «Grande libro dei Primati». In quella difficile impresa era riuscito a trovare gli appoggi giusti, incollandosi pressoché al muro, tanto da confondersi con la tinteggiatura della smisurata parete delledificio per la gualdrappa grigia, che aveva suggerito unopportunità esplicita e semplice per il nome: Grigione. Dopo unaffettuosa carezza alla quale fece eco un debole «miao», gli scolaretti capirono che era digiuno. Scattarono e subito gli portarono tante cose buone e sostanziose da mangiare, offerte dallenoteca e dal ristorante.
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