«Grillo e Le Pen da horror» Il tweet che imbarazza la Ue

Il portavoce di Juncker accusa i populismi Asse Italia-Usa contro l'austerity di Berlino

«Horror scenario», uno scenario che fa orrore. Così un altissimo funzionario della Ue, il capogabinetto di Jean Claude Juncker, definisce la prospettiva, che un tempo sarebbe apparsa fantapolitica ma oggi risulta non impossibile, che al prossimo G7 del 2017, tra i convitati al tavolo dei Grandi della terra, siedano personaggi come Donald Trump, Marine Le Pen, Boris Johnson e Beppe Grillo (o uno dei suoi portaborse).

Il tweet di Martin Selmayr, che aggiunge che per risparmiare al mondo questo «horror scenario» è necessario combattere «il populismo», scuote la riunione del G7 in Giappone, e suscita reazioni inviperite in mezzo mondo. Tanto da costringere la Commissione europea a scendere in campo per smentire e cercare di smorzare le polemiche: «Nessun insulto, né interferenza in alcuna campagna elettorale, né negli Usa né in Gran Bretagna», precisa Alexander Winterstein, vice portavoce capo della Commissione Europea. Quelle di Selmayr sono semplicemente «opinioni personali», non comunicate a nome della Commissione che «è un membro del G7 fin dalla sua creazione ed è molto interessata alla stabilità e alla prosperità del G7. Siamo molto interessati a promuovere i valori comuni del G7 e ad affrontare le sfide globali insieme, che è il motivo per il quale focalizzarsi strettamente sulle soluzioni nazionali non sembra il modo migliore per procedere».

Boris Johnson ne approfitta per rilanciare la sua campagna per la Brexit: «La Germania è l'ufficiale pagatore» di un progetto che mira a fare dell'Ue «un super Stato federale», tuona. Obama intanto cerca di calmare le acque invitando a «lasciar decidere gli elettori». In Italia, si scatenano i grillini, punti sul vivo, e coprono di improperi il «burocrate non eletto» che li ha equiparati nel «horror» a Trump e compagni.

Intanto al G7 nipponico si salda l'asse anti-austerity tra il premier italiano Matteo Renzi e il presidente Usa Obama: «C'è grande sintonia», assicura Renzi, sul fatto che la chiave per la crescita e la ripresa globale siano gli investimenti. Bisogna «rilanciarli», perché le politiche monetarie non bastano, servono incentivi, stimoli fiscali e sostegno al ceto medio. E «l'Italia non è più sola a sostenerlo». «Solo due anni fa era un pensiero folle di qualche aspirante leader, oggi diventa una piattaforma condivisa. Due anni fa le posizioni italiane erano viste con sospetto, eravamo isolati, oggi c'è piena condivisione», ribadisce sottolineando di poter citare «i virgolettati di altri leader». Certo restano alcune differenze di vedute, soprattutto con la Cancelliera Merkel: «Ci abbiamo scherzato anche sopra, si continua a discutere con la Germania. Ma loro - spiega il premier - hanno qualche preoccupazione in più, sottolineano i rischi di un atteggiamento che potrebbe essere inviso a parte della loro opinione pubblica. Anzi lo è».

Grazie alle riforme, anche «quelle più impensabili», fatte in due anni, «l'Italia torna protagonista, ed è più facile ottenere risultati».

E Renzi ne approfitta per smentire chi lancia allarmi sul senso della riforma costituzionale: «Non dà nessun potere in più al presidente del consiglio, riduce i costi delle regioni e accelera la tempistica delle leggi. Un riforma molto semplice e puntuale».

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