Politica

Grillo: «In Italia non c’è censura Ai nostri comici farebbe bene»

«A Napoli dovevo parlare della privatizzazione del sistema idrico ma l’organizzazione ha chiesto di lasciare perdere. L’ex presidente Zaccaria mi contattò per “salvare il Paese”»

Paolo Brusorio

da Milano

Beppe Grillo che va in bianco nella notte bianca. È accaduto a Napoli, sabato scorso. Il comico genovese avrebbe dovuto parlare della privatizzazione del sistema idrico cittadino, ma gli è stato fatto capire che sarebbe stato meglio glissare. Il suo blog, www.beppegrillo.it, è fitto di interventi sull’argomento: qualcuno gli dà del venduto, altri sposano appieno la causa. Il comico genovese, invece, sul chi, il perché e il percome dell’«incidente» napoletano non affonda i colpi.
«È andata così: padre Alex Zanotelli doveva leggere un comunicato sulla privatizzazione quando due ragazzi dell’organizzazione sono venuti a dirci che era meglio non parlare dell’argomento».
E lei ha accettato?
«Ho detto a Zanotelli che gli avrei dato una mano parlandone durante il mio intervento».
Cosa che però non è avvenuta?
«Volevo farlo alla fine del monologo, ma dopo oltre un’ora mi hanno detto che per motivi di ordine pubblico, piazza del Plebiscito intasata e gente bloccata nella metropolitana, dovevo chiudere».
Così non ha parlato dell’acqua?
«L’abbiamo fatto in un altro incontro. E comunque io e padre Alex avremmo presto un’altra possibilità. Fino al 31 gennaio del 2006 quando si vedrà chi avrà vinto la gara d’appalto».
Ma davanti a 200mila persona avrebbe avuto un altro impatto...
«Sì. Forse avrei dovuto parlarne prima».
Allora l’hanno censurata?
«No. Parlare di censura è un’idiozia. Nessuno mi può imporre quello che posso dire o non dire».
Chi le aveva mandate quelle due persone?
«Qualcuno di sicuro. Bassolino? Non lo so. Certo che lui non si pronuncia e non prende una posizione chiara. Atteggiamento quanto meno strano».
Che cosa nasconde la privatizzazione del sistema idrico napoletano?
«Giochi di cordate senza che nessuno abbia chiesto ai cittadini un parere. Ma ne riparleremo, eccome se lo faremo».
Se la stessa cosa fosse successa in una città governata dal centrodestra si sarebbe gridato alla scandalo?
«Non sto più dietro a questo argomenti. Cerco di fare informazione e di controllare le mie fonti. Ci metto la faccia e la reputazione. E la gente mi segue».
Quindi niente «due pesi e due misure»?
«Non mi interessa. Parlare di queste cose, come se fossero centrali, aumenta lo scollamento tra politica e la gente».
La destra che accusa i comici («tutti contro Berlusconi»); i comici che denunciano le censure. Chi ha ragione?
«Io sono a favore della censura: ti affina la creatività, se qualcuno ti blocca sei costretto ad aggirare l’ostacolo. Detto questo, oggi non c’è censura e neanche satira».
Affermazione impegnativa...
«È deprimente vedere uno spettacolo bellissimo come Rockpolitik e sentire che tutti sono d’accordo sulla satira. Se l’oggetto delle invettive ti fa i complimenti i casi sono due: o sei scemo o devi cambiare mestiere».
Basta con le beghe di cortile allora?
«Abbiamo ben altri problemi e parliamo ancora di Mastella... ».
Dicono: alla fine si fa il gioco di Berlusconi. D’accordo?
«Credo di sì, ma la tv è un mezzo antiquato. Il blog invece è un virus che parte dal basso, all’inizio c’è diffidenza, poi la gente intuisce che le cose si capiscono lì, non da Vespa o Costanzo. Anche se so già come andranno a finire le elezioni».
Come?
«Berlusconi si rompe le scatole prima. Casini prende il suo posto contro Prodi, uno che quando parla sembra che si stia chiedendo “cosa sto dicendo?”, e vince».
Nell’attesa: visto Celentano, pentito di non esserci andato?
«A fine novembre la Cassazione discute il mio contenzioso con la Rai, i miei avvocati mi hanno consigliato di stare fuori dalla mischia. Ma se mi chiamano ci vado domani mattina in Rai»
Ma la chiamano?
«Il direttore generale Meocci mi ha chiesto di andare a prendere un caffè da lui, la prima volta che passo da Roma»
Allora il ritorno di Grillo è vicino?
«Mi devono dare una struttura come Celentano dove poter dire quello che voglio e, loro, dotarsi di un codice etico negli spot. Mi dici che la merendina X fa bene ai bambini? Bene, subito dopo mandi un altro spot che racconta le qualità del pane con il miele. È questa la par condicio che mi interessa».
Zaccaria, era il presidente della Rai dell’Ulivo, voleva già ingaggiarla contro Berlusconi. Come andò?
«Mi fece una telefonata e mi disse: “Bisogna salvare l’Italia, sei disponibile?”. “Fammi una proposta e arrivo”, gli dissi.
E lui?
«“Ti metteremmo al giovedì contro il Grande fratello”».
Risposta?
«Se è questo che vi interessa, allora salvatela voi l’Italia...

».

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