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Grillo torna in tv: insulta tutti, poi lascia gli studi

Venti minuti tondi di invettive, accuse e attacchi. Il comico genovese torna in televisione per demonizzare il sistema mettendo in scena il solito repertorio: anti-politica, giustizialismo e populismo. Poi si stufa e chiude il collegamento con la D'Amico. Stupore in studio: il video

Grillo torna in tv: insulta tutti, poi lascia gli studi

Roma - Venti minuti tondi di invettive, accuse e attacchi. Torna in televisione per demonizzare il sistema, accusare a destra e a manca e sputare odio contro tutto e tutti. Ecco a cosa si è tradotto il "grande" ritorno di Beppe Grillo, lanciato in pompa magna da La7. Ma anche in questa situazione lo show non manca (fa parte del personaggio): dopo una lunga invettiva il comico genovese, forse infastidito dalla presenza dei politici in studio, si dilegua all’improvviso fra l’incredulità generale. Succede tutto così, in un attimo.

Il ritorno in televisione Era anni che non si vedeva in televisione. Non che in molti ne chiedessero il ritorno. Ci ha pensato Ilaria D’Amico a portarlo sotto i riflettori di Exit. L’ultima comparsata sul piccolo schermo da parte del comico genovese risaliva a sette anni fa sul satellite. Poi più nulla, se non brevi apparizioni di pochissimi minuti (una a Striscia La Notizia e una a SkyTg24). Tema della puntata è la privatizzazione dei servizi pubblici ma le sue critiche dilagano e investono politici e manager. In collegamento da Bruxelles, dove è stato invitato dal Parlamento Europeo, Beppe Grillo spazia dalla privatizzazione dell’acqua al sistema politico, dalla potenza della rete alle elezioni senza il voto di preferenza. Ovviamente, il fil rouge è l'invettiva.

I politici in studio Ospiti del programma sono il presidente della regione Lazio Piero Marrazzo, il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso, Bruno Tabacci dell’Udc e il giornalista Sergio Rizzo, autore - insieme al collega Stella - del saggio campione di incassi La Casta. "Sono stato invitato dal Parlamento Europeo per parlare anche di frodi - ha detto Grillo - pubblico e privato: non significa più niente acqua pubblica e acqua privata. Provate a entrare in un consiglio comunale, non ci sono rappresentanti del pubblico ma camerieri di partiti messi lì da 4-5 segretari che decidono. L’acqua non deve cadere in mano a una spa che faccia profitti sulla sete delle persone". Il comico è, poi, tornato sul fatto che "diamo l’acqua a società che si quotano in borsa, dove non ci sono regole, se no non sarebbero successi i casini con Parmalat, Telecom e Pagine Gialle. C’è una truffa continua in Borsa per cui andrebbe chiusa domani mattina".

L'attacco alle banche Di palo in frasca. Grillo ha poi parlato delle banche. Anche qui gli accenti critici non mancano. Così il comico genovese ha tirato nuovamente fuori le passate vicende giudiziarie del banchiere Cesare Geronzi, del finanziere Ligresti e di Romiti. Poi ha allargato il discorso: "Sono sempre i soliti 50: entrano nei cda, tu gli dai i soldi attraverso questa criminalità organizzata che sono le banche e gli imprenditori e non sai assolutamente a chi". Il comico ha, quindi, raccontato di aver messo sul suo blog la mappa del potere: "Ci sono 289 società quotate in Borsa, di cui 254 hanno consiglieri che lo sono in due, tre, cinque, dieci società contemporaneamente. E voi volete quotare l’acqua in borsa?".

Il caso Telecom Quindi, è la volta della precedente gestione di Telecom. E tocca a Tronchetti: "Chi era il proprietario vero? Se sommavi le azioni erano i piccoli azionisti, ma chi ha venduto il pacchetto di controllo e ha spolpato l’azienda?". E ancora: "La Telecom è stata spolpata, il signor Tronchetti se n’è andato vendendosi il pacchetto di maggioranza nel 2007 a 2,9 euro ad azione. Invece gli azionisti avevano in mano azioni che valevano 1,5 e adesso valgono 0,9. Chi paga?".Dalla telefonia alle buonuscite dei manager: "Buora se n’è andato con 13 milioni di euro e l’ultimo presidente Pistorio è stato tre mesi lì, si è fatto l’estate e se n’è andato con un miliardo e 300 milioni di euro". Quanto all’attuale gestione di Telecom Italia: "Bernabè ci ha scritto una lettera. Bernabè ci sembra una persona perbene, non come questa associazione vergognosa che c’era prima che ha dilapidato l’azienda. La Telecom è una società che è strategica, vuol dire che ha il 90% degli accessi. Ha delle informazioni di tutti gli italiani". Grillo è passato, poi, alla "Rcs Corriere della Sera, dentro la Spa quotata in Borsa, vai a vedere chi c’è: ci sono gli azionisti che sono tutte le banche. Quindi come fa un giornalista a parlare di una banca criminale se la banca è la proprietaria?".

Il sequestro dei manager parigini "A Parigi stanno sequestrando i manager, qui invece gli apriamo degli uffici e li promuoviamo. Sono venuto a spiegare a questa gente, tedeschi, francesi: non sanno mica che noi abbiamo la criminalità organizzata. Come fanno a investire nel nostro Paese?". Poi l’attacco ai politici: "Abbiamo 100 persone in Parlamento che sono stati condannati e che che fanno le leggi. Abbiamo regolamentato e legalizzato il falso in bilancio. Quando parliamo di ’ndrangheta, mafia e camorra parliamo di cda, di notai, commercialisti, di banchieri, di uomini d’affari, parliamo di politici. Un’associazione a delinquere". "La rete è un mezzo potente": Grillo si è appellato a ogni cittadino affinché "controlli in internet se il politico fa il proprio lavoro, perché deve rispondere a delle domande".

Il partito di Grillo E' un fiume in piena. Non c'è contraddittorio. Attacco su attacco: demonizzazione dell'avversario. Quindi - prima di dileguarsi nel nulla - Grillo è tornato a lanciare il "proprio" partito: "La rete è un mezzo straordinario di controllo, ci sono gruppi di ragazzi che lavorano in 500 città italiane su temi come mobilità e raccolta differenziata, risparmio energetico". Da lì nasceranno "liste civiche di cittadini che si sono rotti i coglioni, cominciamo dal basso, né di destra né di sinistra". E' il trionfo dell'anti-politica. "Sono 20 anni che non c’è opposizione in questo Paese. Siamo andati a votare persone elette da altre persone, non c’è voto di preferenza".

Poi, più nulla.

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