Gronda umorismo involontario la storiella rosa di Muccino junior

La cinefilia ha rovinato più sceneggiatori e registi che l'ignoranza, perché quest'ultima consente, talora, di fare una cosa per primi, evitando fallimentari confronti. Parlami d'amore, di e con Silvio Muccino, affastella invece il déjà vu: di fresco resta solo lui come interprete di se stesso, dove è inarrivabile, proprio come lo è Nanni Moretti. Come regia, la sproporzione fra mire ed esiti evoca in sedicesimo quella di Cameron Crowe per Vanilla Sky (se non lo ricordate, nonostante il cast stellare, c'è una ragione).
Il problema è nel soggetto e nella sceneggiatura, dello stesso Muccino e di Carla Evangelista, oltre che ispirata dal loro omonimo libro (Bompiani). Ambiziosa di sfumature psicologiche, è invece schematica come quelle dei film di Giuseppe De Santis, sessant'anni fa. All'ingenuità popolare di un lui (Muccino), nato in una comunità per drogati e presto orfano, corrisponde la protervia borghese di una lei (Carolina Crescentini) nata nel centro di Roma; in mezzo un'altra lei (Aitana Sánchez-Gijón), colta, matura, segnata dalla vita, insomma che «non potendo più dare il cattivo esempio», dà il consiglio «giusto».
Spagnola, la Sánchez-Gijón recita da francese e in effetti il suo personaggio gronda esprit de l'escalier; la Crescentini fa un po' peggio. Colpa solo del suo personaggio? «Costruendolo - dice -, mi sono ispirata a Swimming Pool di Ozon.

Un altro film, non affine, che mi è stato molto utile per il sapore del sesso, è A Snake of June di Tsukamoto»! Superbo caso, il suo, di umorismo involontario. Quello volontario sfugge al film. Peccato, perché giova negli esordi non prendersi sul serio.

PARLAMI D'AMORE di e con Silvio Muccino (Italia, 2007), con Aitana Sánchez-Gijón, Carolina Crescentini. 113 minuti

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