Milano - Un giorno di settembre ancora tiepido, è passata da poco l’ora di pranzo. L’Italia galleggia placida nell’inizio del Duemila. Un Millennio senza bug, che sembra non aver ancora scoperto l’alito e la verbalizzazione della storia. In un istante cambia tutto. Le trasmissioni si interrompono, le redazioni si mobilitano, il mondo non capisce. Non ci sono parole, chi è lontano manda sms, chiama i parenti, cerca certezze. Chi è vicino, sgomento, punta l’indice al televisore e sbarra gli occhi. Confusione e paura. Per le strade è silenzio, come cala solo per i grandi lutti e le partite dei mondiali di calcio. Un attacco al cuore dell’Occidente. Se non ci fosse la striscia della Cnn “America under attack” sembrerebbe l’ennesimo disaster movie girato a Hollywood. Invece è il più grande attentato della storia dell’Occidente in scena a New York, la capitale delle capitali, il centro del mondo. Un corto circuito comunicativo, la finzione che diventa reale, un incubo costruito coi mattoni, la carne e le lacrime della realtà. Ed è paura. Inizia così il “decennio brevissimo”, sporco di sangue e impastato di polvere e detriti.
Tremila vittime Quella mattina di fine estate 19 attentatori mettono in ginocchio l’Occidente con quattro attacchi suicidi. Le vittime immediate degli attacchi sono 2974, appartenenti a 90 nazionalità. Pochi minuti dopo il primo aereo, un secondo si infila dentro l’altra torre del Wtc. Con precisione chirurgica e tempismo cinematografico, al picco dell’audience mondiale, sotto le telecamere di tutto il mondo. La torre meridionale crolla alle 9:59, dopo un incendio di 56 minuti, quella settentrionale si sbriciola alle 10:28, dopo 102 minuti di inferno. Il terzo aereo si schianterà contro il Pentagono, il quarto precipiterà in un campo prima di poter raggiungere il Campidoglio o la Casa Bianca. Le immagini degli impiegati che sfuggono alle fiamme lanciandosi dalle finestre dei grattacieli e quelle di donne e uomini ricoperti di calce che corrono inseguiti dai detriti, sono istantanee tatuate sulla pelle del mondo. L'eroismo dei pompieri che salgono nell'inferno delle strutture che collassano sono epica. Le vittime tra i soccorritori sono 411.
Il terrore e il mondo che cambia Si accascia il cemento armato del World Trade Center e il mondo cambia, inizia il Terzo Millennio.
Paura, sospetto, controlli agli aeroporti, barriere religiose. Ci si chiude dentro se stessi con due giri di chiave e si apre il monitor del pc sul mondo. Esplode la rete. E’ il big bang dei blog e del citizen journalism. Le prime immagini della tragedia, l’aereo che si annulla nella torre, sono amatoriali. La tecnologia si miniaturizza e la storia si palesa nella sua maiuscola statura: tutti diventano spettatori e testimoni. Si moltiplicano sul web le testimonianze, i tributi, gli omaggi e le controinchieste. E la paura si estende sul mondo proprio come una rete, come Internet e come Al qaida, l’organizzazione del terrore.
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