Economia

Gruppi elettrici alla conquista di commercianti e artigiani

Le partite Iva sono attratte soprattutto dal prezzo fisso

Paolo Giovanelli

da Milano

Che cosa chiedono artigiani e negozianti quando scelgono di fare un contratto per la fornitura elettrica «liberalizzata», cioè non con le tariffe fissate dall’Authority, ma con un costo dell’energia contrattato con il fornitore? Quello che vogliono prima di tutto è il prezzo fisso. Ai piccoli imprenditori il rischio non piace, e, a dire il vero, neppure ai grandi. Così oggi la grande partita per conquistare i circa 7 milioni di possibili clienti «liberalizzati», cioè liberi di scegliersi il fornitore, si gioca proprio sul rassicurare. E lo slogan di tutti i grossi produttori è uno solo: state tranquilli, se scegliete noi, manterremo fermo il prezzo dell’elettricità che acquistate. «Il rischio può essere eliminato con il prezzo fisso per due anni - afferma Francesco Starace, direttore della divisione mercato dell’Enel -; fino a poco tempo fa facevamo il prezzo fisso per un anno, che ha avuto un grosso successo e tutti ci chiedevano di aumentare la durata a due anni. Così ora facciamo due anni per tutti. L’importante è la semplicità».
Ed è talmente importante che tra uno sconto secco del 3% sulla tariffa elettrica fissata dall’Authority e uno del 3,3% (cioè il 10% in più) con un calcolo della riduzione solo un filino più complicato, basato sui giorni di consumo, tutti i clienti hanno scelto quello del 3 per cento. Al punto che oggi l’Enel non fa più la seconda offerta, perché tanto nessuno la sceglie.
Sui sette milioni di partite Iva da conquistare, solo 500mila hanno scelto un nuovo fornitore, o di tenersi il vecchio ma con la tariffa nuova. Il 75% di chi ha scelto il mercato libero è rimasto con l’Enel, sostiene Starace, gli altri, come dicono gli addetti ai lavori, sono «migrati». «Chi ha fatto il contratto a giugno ha avuto un’offerta migliore di quella di oggi - afferma - perché prima dell’estate il contratto era a 73-74 euro, oggi è sopra gli 80 per una durata di due anni». Il costo dell’elettricità è salito perché è legato a quello del petrolio, ma se il petrolio scende, chi ha fatto un contratto a prezzo alto, rischia di rimanere incastrato? «No, può essere disdetto con un preavviso di sei mesi, senza oneri. È una regola dettata dall’Authority». Sperando che nel frattempo il costo del greggio non risalga. Insomma, il contratto a prezzo fisso è una garanzia, ma, almeno in parte, è anche una scommessa.
C’è poi il discorso del gas, su cui, anche qui, i grossi venditori si stanno dando battaglia: abbinare il contratto della fornitura elettrica a quello del gas significa ottenere un altro sconto, perché arriva una sola bolletta invece di due, con minori costi per il fornitore. E se l’Enel è il numero uno nell’elettricità, e sono gli altri a doverla sfidare in casa, nel gas tocca all’Enel dare battaglia per trovarsi nuovi spazi. E dopo i successi iniziali, ora la lotta si sta facendo più dura, pur mantenendo saldamente il secondo posto dopo l’Eni.
Infine una curiosità: le partite Iva sono come le rose. Hanno le spine, cioè le truffe. Oltre il 5% dei nuovi clienti Enel che ha stipulato un contratto «libero» ha consumato l’elettricità, poi ha chiuso l’attività ed è sparito.

Senza pagare, naturalmente.

Commenti