Gualtiero di Pontoise

Nacque verso il 1030 ad Andaiville, nella regione francese della Piccardia. Insegnò filosofia e retorica prima di farsi monaco nell’abbazia di Rebais-en-Brie. Il re lo designò abate della nuova fondazione di Pontoise, giacché era (mal) costume di quel tempo che fosse l’autorità civile a conferire investiture ecclesiastiche locali. Gualtiero avrebbe dovuto rendere l’omaggio feudale al re ponendo la sua mano sotto quella di lui. Ma la mise sopra, dicendo che era da Dio che riceveva la carica. Lui, del resto non teneva affatto a quel ruolo direttivo, tant’è che alla prima occasione si rifugiò a Cluny. Furono i suoi monaci a convincerlo a tornare indietro. Provò una seconda volta a scappare e se ne andò su di un’isola sulla Loira, dalle parti di Tours. Ma anche questa volta fu costretto a rientrare. Ci volle un ordine preciso del papa Gregorio VII, cui aveva chiesto di essere esonerato dall’incarico, per convincerlo a desistere e a restare al suo posto. Gualtiero prese aperta posizione contro quei preti che compravano cariche (simonia) e quelli che vivevano in concubinaggio. Al concilio di Parigi, nel 1092, difese il divieto romano di assistere alla messa detta da cotali preti. Per queste sue posizioni, una volta, mentre predicava fu aggredito. Un’altra volta venne addirittura sbattuto in carcere per qualche tempo.

Uno dei suoi ultimi atti fu la fondazione a Betancourt di un monastero femminile. Morì nel giorno del Venerdì Santo del 1095. Fu sepolto nell’abbazia e sulla sua tomba si registrarono diversi miracoli. La sua reliquia, però. scomparve durante la Rivoluzione.

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