Nei veleni delle intercettazioni che adesso alimentano l’inchiesta di Trani che indaga pure il premier c’è finito anche lui. Carlo Maria Capristo, procuratore capo della città pugliese. E anche le sue telefonate «spiate» sono finite in prima pagina sul Fatto quotidiano, per un’altra inchiesta dagli indagati eccellenti, seppur virtuali: i ministri Angelino Alfano e Raffaele Fitto.
Ma andiamo con ordine. Il capo dell’ufficio giudiziario tranese è stato «ascoltato» suo malgrado dalla Guardia di finanza di Bari che, ad aprile dell’anno scorso, indaga su concorsi universitari sospetti. Tra le utenze finite sotto intercettazione c’è anche quella di Aldo Loiodice, professore, rettore dell’università telematica Giustino Fortunato e avvocato amministrativista. In questa ultima qualità, il giurista in quei giorni assiste Capristo in un contenzioso al Tar di Bari, relativo proprio alla nomina del magistrato al vertice della Procura di Trani. A quella poltrona, infatti, aveva puntato anche Marco Dinapoli, procuratore aggiunto barese, che sceglie di ricorrere dopo che la decisione del Csm «premia» Capristo.
Dinapoli, però, non punta solo a Trani. Ha già fatto domanda per il posto di procuratore capo a Brindisi. Nel suo curriculum ci sono anche le indagini contro l’ex governatore pugliese e poi ministro Raffaele Fitto. Che, dal canto suo, ritenendosi «perseguitato» dalla Procura barese, a febbraio 2009 ha inviato un esposto al ministero della Giustizia, ipotizzando irregolarità nell’azione dei magistrati.
Esposto sfociato, un mese dopo, nell’invio a Bari degli ispettori ministeriali da parte del ministro Angelino Alfano. Poco più tardi, aprile 2009, sul tavolo del Guardasigilli arriva dal Csm la richiesta di un parere sulla nomina a Brindisi di Dinapoli. E le intercettazioni tra Capristo e il suo legale seguono di poco quella data.
La prima è del 18 aprile, e il magistrato riferisce al professore di aver incontrato Fitto a un matrimonio e di avergli parlato dell’«argomento Brindisi». «Lui mi pare fortemente intenzionato a sbarrare la strada a quell’amico», dice Capristo. «Lui» sarebbe Fitto. «L’amico», invece, Dinapoli. Il procuratore capo di Trani riferisce poi di aver spiegato al ministro «che secondo me non è una cosa che fa fortuna perché lo facciamo diventare un martire e rischiamo lo stallo istituzionale».
Le conversazioni tra Capristo – che voleva quella conclusione per evitare la «concorrenza» per la poltrona tranese - e Loiodice, pur essendo comunicazioni tra cliente e avvocato (e dunque non utilizzabili) vengono trascritte e spedite da Bari alla Procura di Roma. Che indaga sia Fitto sia Alfano, ma poi archivia visto che l’«ostacolo» non ha ostacolato niente: a settembre, Dinapoli viene spedito a Brindisi, anche con il placet di Alfano. Ma quest’ultimo, Fitto e pure Capristo finiscono comunque sulla graticola.
Comune a questa e a molte inchieste è il lavoro «intercettivo» delle Fiamme gialle di Bari. Custodi, insieme alle toghe, del segreto – si fa per dire – istruttorio anche nel caso D’Addario e nell’ultima inchiesta che vede indagato Berlusconi.
GMC-MMO
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.