nostro inviato a Palermo
Palermo capitale. Le locandine alle edicole e i dibattiti sui taxi friggono argomenti. Palermo con i suoi ministri appena nominati. Palermo, purtroppo, con il suo raggelante scandalo Marcelletti. Palermo con l'uomo-mercato Amauri. E Palermo che dà la prima poppata al neonato Giro d'Italia. Succede tutto qui. La grande città della luce e dei colori, degli odori e dei rumori, si risveglia al centro della nazione e dell'attenzione. È un periodo così. Dagli enormi manifesti, il nuovo governatore Lombardo lancia il suo «grande grazie ad una grande Sicilia». Per strada, le gente cerca di prendere dimestichezza con questi strani aggeggi che solitamente non utilizza, singolari macchine su due ruote ad inquinamento zero. La scoperta, a quanto pare, eccita più del previsto. C'è effettivamente un'accoglienza corposa e calorosa. La Sicilia sta cercando di ospitare questo avvenimento con adeguato orgoglio. Ci sta caricando sopra il meglio di sé. Dei propri figli più illustri. Fiorello canta la sigla. Camilleri è tutto un fiorire di ricordi romantici. Cannavò non ne parliamo: il Giro in Sicilia è un Capodanno personale. Notata soltanto la latitanza di Pippo Baudo, ma in effetti la sua popolarità è decisamente in calo.
Anche qui, anche in questa bella cornice da festa dei pupi, il Giro porta i suoi funambolismi creativi e le sue attrazioni uniche. La cronosquadre di oggi per le vie del centro sarà uno spettacolo a sé, capace di colpire come un numero circense anche i più digiuni di gesti tecnici. Nel cartellone, ovviamente, non poteva neppure mancare il solito lancio di torte in faccia. A poche ore dal via, c'è il puntuale annuncio di un tizio - stavolta l'argentino Richeze, non un fenomeno - colpito e affondato dall'antidoping. Il Giro c'entra zero: subisce solo il colpo di rimbalzo. Il genio invece paga per un controllo in Francia, una ventina di giorni fa (anabolizzanti). Lo accompagnano all'aeroporto le parole definitive del suo datore di lavoro, l'eterno Bruno Reverberi, noto nell'ambiente come Zio: «Ovviamente con noi ha chiuso. Più che per lui, mi spiace per il Giro, anche se non c'entra nulla».
Acque agitate - come sempre, tutti i giorni, tutti gli anni, al Giro - anche nella conferenza stampa ufficiale dei campioni al via. Ad una domanda innocua dell'inviato di Repubblica, Eugenio Capodacqua, Di Luca così replica: «Da qui a Milano, non risponderò alle domande di questo signore». Gelo in sala, l'inviato che se ne va, qualche collega che lo segue per solidarietà, molti che restano tranquillamente seduti. All'origine del caso, gli scritti del giornalista sulle inchieste legate a Di Luca. Comunque lo si giudichi, il precedente è pericolosissimo: se gli atleti cominciano a dialogare soltanto con chi gradiscono, si va dritti alle liste di proscrizione. Al libro nero. Per cose di sport. Non è una cosa seria.
Parlando di cose serie, cioè divertenti, la cosa veramente singolare è che alla messa cantata della conferenza stampa fossero invitati Contador, Di Luca e Menchov, i tre vincitori degli ultimi tre grandi giri. Che dire: mancava solo il probabilissimo vincitore del prossimo. Di questo. Il tedesco Andreas Klöden.
Il gioco dei pronostici è essenzialmente idiota, perché qui nessuno è pagato per fare il mago Otelma, ma per fare dei ragionamenti logici. Dunque, tutti possono prenderci e tutti possono sbagliare. Indipendentemente dalle capacità sensitive. Le vicende di un lungo Giro sono così complesse, che pensare di poterle prevedere tutte è decisamente demenziale. Ciò detto, resta il discorso dei ragionamenti logici. Ebbene, fermandoci a questi: Klöden è fortissimo a cronometro, è forte in salita, è in forma perché ha appena vinto il Romandia. Mettici che il suo compagno Contador, talento assoluto, arriva a Palermo direttamente dalle vacanze, per via dell'iscrizione in extremis, ed ecco quanto risulti attendibile il favorito Klöden. Non lo dice una sfera di cristallo.
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