Si presenta in Commissione Finanze della Camera con l'aria di chi sa di avere dalla sua la forza dei numeri. E davanti ai parlamentari non nasconde la soddisfazione per il successo ottenuto nell'azione di contrasto all'evasione fiscale. Il bilancio presentato dal comandante generale della Guardia di Finanza, Nino Di Paolo, parla chiaro. Nel 2010 sono stati scoperti quasi 50 miliardi di «redditi occultati» - per la precisione 49 miliardi e 245 milioni - e 6 miliardi e 382 milioni di Iva non versata. Cifre che tolgono sostanza all'accusa che il governo abbia abbassato la guardia nella lotta all'evasione. Una domanda a cui Di Paolo risponde snocciolando percentuali inattaccabili.
«Mi chiede se l'attuale governo ha abbassato la guardia sulla lotta all'evasione? Le percentuali rispetto al 2006-2007-2008 danno un incremento di base imponibile e imposte dirette pari al 68% e il 32% in più per l'Iva, con una media di circa il 40 per cento». «Quelli che indico sono i dati gdf», escludono quindi altre imposte come l'Ires ma, ha aggiunto «non sono imposte minori ma i due pilastri. Sono molto indicative. Io - ha concluso - lascio parlare i dati poi ognuno ne tragga le conseguenze».
La fotografia che il comdandante generale dell'Arma scatta dell'evasione in Italia è ricco di sfumature e particolari. «Esiste un'ampia platea di partite Iva di piccole dimensioni - spiega ai parlamentari - pari a oltre 5 milioni e 400 mila fra imprese e lavoratori autonomi, che, operando a diretto contatto con i consumatori finali, possono evadere attraverso comportamenti elementari, quali l'omessa certificazione dei corrispettivi: questa è la cosiddetta evasione diffusa o di massa». Fenomeno al quale «si accompagnano forme di evasione molto più sofisticate, normalmente da parte di strutture imprenditoriali complesse, che ricorrono a pratiche particolarmente insidiose (triangolazioni fra più società spesso allocate in Paesi diversi, estero-vestizione, intestazione fittizia di patrimoni, aggiramento della normativa fiscale mediante operazioni prive di valide ragioni economiche)».
«Molto c'è da fare nel contrasto all'economia sommersa. Nel 2010 sono stati individuati 9 mila evasori totalmente sconosciuti al fisco con un incremento del 18»%. Due «i pilastri» su cui si basa l'azione delle Fiamme gialle: deterrenza e contrasto. «La deterrenza - ha proseguito Di Paolo - è assicurata dagli 822mila controlli pianificati ogni anno riguardanti singoli atti di gestione, i rapporti fra clienti e fornitori, l'emissione di scontrini, ricevute e fatture, la circolazione delle merci su strada, l'identificazione di soggetti in possesso di beni indicativi di alta capacità contributiva. Il contrasto, invece, si realizza ogni anno mediante oltre 31mila verifiche a società, imprese e lavoratori autonomi, mirate sui fenomeni evasivi, elusivi e di frode più gravi e complessi».
Positivi i risultati conseguiti a diversi livelli: «Tra il 2008 e il 2010, la percentuale di recepimento dei rilievi del Corpo in sede di accertamento si attesta ad oltre il 93%, con importi che ammontano nel complesso a circa 26 miliardi di euro d'imposta accertata fra imposte dirette, Iva, Irap e ritenute, importo destinato ad aumentare ulteriormente in relazione all'attività d'accertamento ancora in corso».
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