Guardiola: «Barça addio Sono stanco di allenare»

Pep Guardiola lascia il Barcellona. Fine delle trasmissioni. Non della storia del club, non della cronaca di Messi e di Iniesta. Pep Guardiola non si porta appresso i tredici titoli conquistati in quattro anni, tra questi le due champions, i due titoli mondiali per club e i tre successi nella Liga. No, non esibisce il passato ma si allontana, con le mezze luci, dal presente che non è fastoso, dopo le botte pesanti nel clasico e in coppa. Aveva già deciso prima che gli applausi scaldassero i suoi avversari. L'annuncio della conclusione di un'avventura è avvenuto come mai altrove, con lo stile e lo spirito di questo club catalano che è davvero diverso dagli altri, da tutti gli altri compresi quelli che di continuo fanno la ruota del pavone e domandano, davanti allo specchio, chi sia la più bella del reame.
Guardiola ha parlato in conferenza stampa e al suo fianco stavano seduti in due, il presidente Rosell e il direttore generale Andoni Zubizarreta. E poi la squadra, quasi tutta, in silenzio, qualcuno con lo sguardo emozionato per non dire commosso. Quasi tutta perché in mezzo ai campioni inutilmente qualcuno ha cercato il Campione, Messi. L'argentino ha preferito restare fuori dal commiato, sottraendosi alla retorica, ha scelto facebook per illustrare la propria malinconia per un allenatore e un uomo al quale deve molto, quasi tutto. Coriandoli bagnati dopo le grandi fieste, se ne va uno di loro e, si potrebbe rischiare, uno di noi, perché Peppino, massì, Guardiola è quello che dovrebbe essere il football, passione ma equilibrio, cuore ma cervello, professionalità senza isteria, virtù rarissime e in via di estinzione, se non scomparse e smarrite in questo mondo del pallone frequentato da ladri e schizofrenici. Peppino Guardiola è il lato B del disco che suona Mourinho, il catalano è un lento da mattonella e guancia a guancia (esistono ancora?), il portoghese è un rapper con accenni al rock and roll.
Ma la scena, oggi, deve essere soltanto dell'ex, ormai, allenatore più invidiato, amato, studiato per le sue idee di gioco, non per le sue posture o parole ad effetto. Il Barcellona di Messi è stato il Barcellona di Guardiola, mai nessun altro tecnico del club blaugrana aveva vinto, in uno spazio di tempo così ristretto, tanti titoli, contrassegnando un'epoca non soltanto con i risultati ma con la qualità e lo stile del gioco. Guardiola è stato un uomo di Cruyff, l'olandese, presuntuoso ma affascinante, ha condiviso scelte e filosofia del suo allievo. Entrambi lasciano il Barcellona, Guardiola per un anno (forse) di riflessione e di riposo, Cruyff per una strana esperienza come direttore generale del Chivas, in Messico. Cruyff e Guardiola sono legati da un'altra curiosità: hanno vinto la coppa dei campioni da calciatori e da allenatori, come Ancelotti, Trapattoni, Munoz e Rijkaard. Oltre l'almanacco, la comunanza di questi due fenomeni spiega anche il caso-Barcellona, la Masia e la sua storia di trecento anni, l'attrazione che la squadra provoca in ogni parte del mondo. Guardiola è stato parte determinante in questo senso, nonostante il suo discreto dire, la sua paura a principiare un colloquio, un dialogo, quasi frenato da un carattere solitario e introverso. È già cominciato il fantacalcio all'inseguimento di Pep, lo vogliono Milan e Inter, lo desidera la Roma che ha preso il supplente invece del professore, lo corteggia il Chelsea ma anche il Manchester United, se ne parla alla federcalcio inglese, potrebbe piacere al Napoli. È la storia di sempre, il re è morto, viva il re. L'erede non ha casato illustre. Si chiama Vilanova e di nome fa Tito, anche se Mourinho lo chiamò Pito (fischietto), dopo avergli ficcato, con fair play tipico come si usa all'asilo, un dito nell'occhio. Vilanova, nei giorni successivi, si sottopose a un intervento chirurgico per l'asportazione di un piccolo tumore alla parotide, per poi tornare in panchina e ricevere l'augurio anche del portoghese.


La scelta ribadisce la diversità del club che abbandona il carnevale del passato, con la sfilata dei carri di ogni dove, per affidarsi alla mano destra di Guardiola in questi anni.
La nomina di Vilanova è il trionfo della logica. E la vittoria di un uomo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica