Una guerra di civiltà

Leggo con stupore sulle pagine del Corriere della Sera la tesi di Massimo D’Alema secondo il quale «l’Iran è un grande («grande» è un elogio proprio del lessico comunista) Paese con culture e identità diverse». D’Alema, parlando dell’attuale Iran, o ha un’ignoranza abissale e allora non dovrebbe fare il ministro degli Esteri; o mente da vero comunista e allora non appartiene alla vera democrazia e il Corriere non dovrebbe pubblicare solo le sue interviste. Ho letto molti giornali, ma nessuno l’ha criticato per questa affermazione.
Parliamo molto rapidamente della storia dell’Iran, che io preferisco chiamare col nome greco di Persia; nome durato per gran parte del secolo scorso. Gli Scià di Persia con metodi autoritari ammodernarono il Paese per renderlo sempre più occidentalizzato. Violenti disordini costrinsero lo Scià e sua moglie all'esilio.
Dopo poco, tornato dall’esilio, assunse i pieni poteri l’ayatollah Ruollan Khomeini che con una volontà implacabile, anche con incarcerazioni e condanne a morte, dichiarò guerra a tutto ciò che c’era di occidentale in Iran, diventata una Repubblica Islamica con una sola cultura: le altre erano nemiche, da combattere. La sua azione venne coadiuvata dal Consiglio islamico della Rivoluzione e realizzata dalle Guardie della Rivoluzione. La guerra era contro Israele, ma anche contro l’America o meglio contro la cultura dell’Occidente. Vennero anche imprigionati per lungo tempo i funzionari dell’ambasciata americana.
Nella guerra fra Irak e Iran Khomeini rimediò all’arretratezza militare del suo Paese, non certo armato come l’Irak, inventando i kamikaze che avevano la stessa motivazione religiosa di quelli che oggi seminano il terrore negli Stati Uniti e in Europa (Spagna e Inghilterra). Nel nome di Allah viene promesso il paradiso per chi muore per una causa santa. Centinaia di giovani e di giovanetti persero la vita sminando i campi o assaltando sistematicamente le prime linee irachene.
Nelle recenti elezioni vinse l’ala più estremista degli ayatollah: il Presidente ha ripetuto fino alla nausea che Israele «va estirpato» e di non voler alcun controllo sui procedimenti che possono portare alla costruzione della bomba atomica.
Ora il fronte dell’Iran si è ormai avvicinato ad Israele: nella guerra del Libano ha in prima linea gli Hezbollah o partito di Dio: un esercito addestrato che sa combattere con un armamento moderno. I rifornimenti arrivano facilmente dall’Iran attraverso l’Irak e la Siria. Invece di tanto biascicare la parola pace il governo dovrebbe prepararsi alla guerra; i kamikaze o terroristi sono già da tempo tra noi. I Persiani sono alle porte.


I greci, cioè l’Occidente, reagirono ai Persiani e li vinsero nella battaglia di Maratona e Salamina (V secolo a.C.). Eschilo ne I Persiani esalta i greci che vinsero i «barbari». Ma da noi per amore della pace, ma in realtà per quieto vivere, molti della sinistra sono disposti ad accettare l'egemonia della cultura islamica.

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