Guerra delle preghiere L’Inghilterra le vieta nei consigli comunali

La Corte suprema dà ragione a un’associazione secolarista. Il prossimo obiettivo: proibizione anche in Parlamento. Protestano gli ecclesiastici

Guerra delle preghiere  L’Inghilterra le vieta nei consigli comunali

È guerra delle preghiere in Gran Bretagna, tra un fronte laico all'attacco e la leadership della Chiesa d'Inghilterra. Un giudice della Corte suprema di Londra ha vietato venerdì le preghiere durante gli incontri dei consigli comunali e delle giunte locali, definendole «non legali». Al massimo, ha concesso il magistrato, si potrà pregare nelle sale dei consigli locali prima dell'inizio degli incontri formali. Sono più della metà, scrivono i giornali britannici, i consigli comunali del Paese che aprono le loro sessioni, per tradizione, con una preghiera.
La sentenza ha immediatamente sollevato la dura reazione della leadership cristiana in Gran Bretagna. Al Times di Londra, Lord Carey, ex arcivescovo di Canterbury - la carica più alta nella Chiesa d'Inghilterra - ha parlato di «marginalizzazione della cristianità» e di verdetto che mette il bavaglio alla voce dei cristiani nel Paese. Sulle colonne del Daily Mail, Lord Carey si chiede se «il prossimo passo sarà quello di rottamare le preghiere che marcano l'inizio di ogni sessione quotidiana del Parlamento?». Per la National Secular Society, associazione di laci che ha aperto il caso dei consigli comunali nel luglio del 2010, la risposta sarebbe sì. Infatti, sono proprio le due Camere del Parlamento e le scuole in cui è in vigore la preghiera obbligatoria prima delle lezioni a essere secondo i portavoce il loro prossimo obiettivo.
Intervistato dal Times, l'arcivescovo di Canterbury critica l'attacco a un sistema di valori e tradizioni. Dall'altra parte, Clive Bone, consigliere di Bideford nel Devon, festeggia una vittoria. Si era dimesso nel 2010 proprio per protestare contro le preghiere durante gli incontri ufficiali. Dopo aver fatto appello alla National Secular Society, ha portato il caso in tribunale. I leader cristiani gridano all'offensiva contro la religione, mentre l'associazione si prepara a mirare al Parlamento. Il suo direttore esecutivo, Keith Porteous Wood, ha spiegato che «l'Inghilterra e il Galles sono gli unici due Paesi al mondo che hanno (la preghiera in Parlamento), presumibilmente perché il Regno Unito è il solo Paese al mondo a dare ai religiosi, 26 vescovi, il diritto di sedere nella sua legislatura». La presenza degli abiti talari nella Camera dei Lord è una delle questione di cui si dibatte nel Regno Unito e che suscita polemiche. Il governo, infatti, sta pensando a una riforma che taglierebbe il numero da 26 a 12. Nel recente Sinodo generale della Chiesa Anglicana, tenutosi pochi giorni fa a Londra, il vescovo di Leicester, reverendo Tim Stevens, ha difeso la presenza dei religiosi fra gli scranni e ha parlato di «voci chiave» all'interno del Parlamento, le poche in favore dei poveri.
Allo stesso Sinodo generale, è stata affrontata un'altra questione che in questi mesi oppone Stato e Chiesa in Gran Bretagna. «La Chiesa d'Inghilterra sta respingendo le coppie gay cristiane e deve ripensare all'immagine tradizionale e biblica che dipinge gli omosessuali come idolatri, promiscui», ha detto il vescovo di Salisbury, reverendo Nicholas Holtam, diventando il religioso più in alto nella gerarchia ecclesiastica anglicana ad aver parlato in favore delle nozze gay. A marzo, il governo di David Cameron aprirà consultazioni sulla legalizzazione del matrimonio fra coppie omosessuali.

L'arcivescovo di York, John Sentamu, il secondo religioso più importante all'interno della Chiesa d'Inghilterra, in un'intervista al Daily Telegraph del mese scorso, ha chiesto al governo di non legalizzare le nozze fra gay. Cameron in un discorso a ottobre ha dichiarato di essere invece favorevole alle unioni tra omosessuali.

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