La guerra è finita Resta un problema: la noia

La guerra è finita Resta un problema: la noia

Ricorrendo a una metafora un po' avvilente, si può dire che il presidente della Federazione si sia ripetuto in uno dei suoi giochini preferiti: ha calato le braghe davanti alle telecamere. Max Mosley, signore di tutti i frustini, non ha avvertito imbarazzi nell'annunciare al mondo che con Montezemolo e con gli altri team ribelli è veramente tutto a posto. Praticamente, finora s'è scherzato. La fine della Formula 1? La scissione? La nascita di un nuovo campionato? Niente, non succederà niente di tutto questo. La Formula 1 risorge sulle sue ceneri, e andrà avanti bella come il sole. Come se niente fosse. Soprattutto, non si parlerà più di mettere un tetto alle spese (45 milioni a squadra), cioè di imporre alla Formula 1 una dieta dimagrante, che finirebbe per avvantaggiare i team già più gracili e più magri. Ma non è finita: al termine della feroce trattativa, il duro Mosley ha assicurato che non si ricandiderà alla presidenza della Federazione internazionale. È mancato solo che dicesse a Montezemolo «dai, picchiami», perché la sua resa sfondasse nel campo del puro masochismo. E anche in questo caso mi scuso se la metafora può sembrare un po' troppo personalizzata.
Dopo mesi di guerra sanguinosa, questo è il risultato. Tutto resta com'era. Per un mondo che si riempie la bocca di strategie, di programmazione, di cambiamento e di evoluzione, è un risultato ragguardevole. Più o meno, come quando questo stesso mondo della velocità assoluta decide le gare nelle soste ai box, durante il pit-stop, cioè da fermo. Però attenzione: a forza di procedere per paradossi e contraddizioni, la Formula 1 è ridotta malissimo. Attualmente dominano Button & C., rispettabilissima gente, ma è come se la serie A fosse dominata dal Lecce e dal Siena. Quanto al seguito popolare, risultati ugualmente penosi: mai nessuno sport s'era visto costretto a stendere teloni per coprire le tribune vuote, come invece ha fatto la Formula 1 in Turchia. E per forza: tagliamo Imola, tagliamo Monza, dove i teloni servivano solo a coprire le grigliate quando faceva temporale, e andiamo nei Paesi dove i grandi magnati hanno ancora voglia di buttare del grano per il giochino tanto chic, donne e motori, brindisi e sgommate, wow, adesso sì che siamo entrati nel mondo evoluto.
Dirà qualcuno: problemi loro. Così l'hanno voluta, così se la tengano. Il ragionamento sta prendendo sempre più piede, come dimostra la crescita esponenziale del prodotto alternativo, il MotoGp, dove non dominano la Reggina e l'Atalanta, ma dove tutte le domeniche i Rossi, gli Stoner, i Lorenzo, i Pedrosa, cioè i più grandi, fanno saltare sulla sedia anche le zie abbioccate con sorpassi epocali.
Davvero geniali, gli strateghi della Formula 1. Gente pagatissima per innovare, che ha ridotto un grande spettacolo a povera bega da ballatoio. Addirittura, in questi mesi è spirata aria da ultimi giorni dell'Impero. Con cadenza quotidiana, i tifosi si sono sorbiti la sequela di minacce, insulti, ricorsi, carte bollate, ultimatum e penultimatum. Pagine di giornali dai toni dinamitardi, notiziari televisivi in un'atmosfera da veglia funebre, siti Internet surriscaldati dai blogger. Come in una patetica quadriglia, un passo avanti e uno indietro: Montezemolo sbatte la porta, le parti si sono riavvicinate, Mosley non si piega, forse si apre uno spiraglio, si va verso un nuovo campionato, bisogna solo trovare il nome nuovo. E se lo chiamassimo Giambattista?
Niente, non è successo niente. La Formula 1 riprende uguale a se stessa. Resta lì immutato anche l'unico problema vero, l'unico che nessuno affronta: la noia. Il braccio di ferro, lì braccio di carbonio, si chiude nella farsetta. Mosley subisce l'ennesima sculacciata e Montezemolo si gode il trionfo totale. Però piano con i sospiri di sollievo e con i festeggiamenti. Vediamo di non uscirne troppo gonzi, almeno adesso.

Il sospetto che i toni infantili e isterici del confronto coprissero soltanto uno studiato teatrino l'abbiamo avuto più o meno tutti. La certezza che la Formula 1 non sarebbe mai defunta e che un altro campionato non sarebbe mai nato, pure. Sorprese non ce ne sono. L'unica, piacevolissima, novità è che hanno finito di rompere l'anima. Forse.

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