La guerra fredda

La guerra fredda

MilanelloSostiene Guidolin che non è creativo come il famoso Pereira: «Non mi fido del Milan». Aggiunge alla fine: «Dobbiamo fare la partita perfetta» che è ormai diventato un motivetto stanco. La partita perfetta è possibile ottenerla una volta nella carriera, non tutte le domeniche. Allora, ricominciamo. Guidolin non si fida del Milan, d’accordo. Nemmeno Allegri in verità che comincia a stare meglio (smaltito anche l’attacco influenzale) e a contare quelli che stanno per tornare (contro l’Arsenal Abbiati e Nesta come titolari, Pato, Boateng e Flamini come disponibili per il gruppo) dal lungo inverno rossonero. Allegri non si fida per un motivo semplicissimo: a Roma contro la Lazio e a San Siro contro la Juve, appena il Milan ha preso in pugno il pallino del gioco ed è sembrato sul punto di passare, ha commesso leggerezze difensive che sono costate care, molto care, prestando il fianco alle famose «ripartenze» che non sono altro che la riproposizione in chiave moderna del vecchio e caro contropiede. In altri tempi si sarebbe detto, per andare subito al sodo: il Milan ha peccato di presunzione due volte e due volte è stato castigato. Adesso è diventato politicamente corretto puntare il dito sulle «attenzioni in fase difensiva». E sia. Ma la sostanza non cambia. E soprattutto non modifica di un centimetro la posizione a grave rischio per la sfida di questa sera a Udine che può diventare una utilissima inversione di tendenza oppure la conferma di una crisi latente. Di sicuro, parole e musica di Allegri, «è uno scontro diretto di Champions visto che la Lazio è tornata in corsa».
Guidolin non si fida del Milan ma anche Allegri, nel suo piccolo, non si fida per niente di modifiche al modulo, reclamate a viva voce in assenza di recuperi significativi dalla lista degli assenti, sia perché è difficile inventarsi qualcosa di nuovo con una rosa ridotta all’osso (dei 20 partiti ieri per Udine 3 sono i «primavera»), ma proprio all’osso (con Van Bommel e Ibra squalificati), sia perché anche offrendo lo spazio desiderato ai nuovi arrivati (in questo caso Mesbah a sinistra mentre Maxi Lopez in panchina, fiducia al giovane El Shaarawy) non è che la cifra tecnica del Milan sia destinata a crescere visibilmente. «Ora vediamo più nero di quello che è» la filosofia di Allegri che pure vanta, nei confronti di Guidolin, un dato statistico confortante (mai perso tra Cagliari e Milan). E non si tratta solo di una difesa d’ufficio del gruppo.
«Non so se riusciremo a vincere lo scudetto o se riusciremo a vincere con l’Udinese, so soltanto che fino alla fine saremo in lotta con la Juve per il campionato» è la sua convinzione. Resa ancora più credibile dalla decisione di mettere in un cantuccio le polemiche che possono inasprire il duello rusticano con Conte. «Non commento le parole di Chiellini» che non significa fuggire dinanzi alla necessità di irrobustire la posizione di Ibra.

«Ha riconosciuto un errore dopo una stagione impeccabile, dargli addosso non è un bel vedere, spero di riaverlo più sereno e più riposato» il pistolotto dedicato al Gulliver rossonero. Al suo posto ci sarà la coppia inedita Robinho-El Shaarawy, già sperimentata nei quarti di Coppa Italia contro la Lazio a San Siro.

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