Guerra per le poltrone in Campidoglio

Michela Giachetta

Veltroni ci avrà messo pure un giorno per formare la Giunta, come ha dichiarato lui stesso, ma, per calmare le acque agitate all’interno del centrosinistra, al primo cittadino romano di tempo ne servirà sicuramente di più. E non è detto che ci riesca. Tutto il centrosinistra, infatti, rivendica peso e ruoli all’interno del consiglio comunale e nelle commissioni. E lo spazio per le donne, su cui il sindaco ha molto puntato in campagna elettorale, invece di aumentare con l’assegnazione dei diversi incarichi, diminuisce a vista d’occhio. A partire dalla presidenza del consiglio. È, infatti, tramontata l’ipotesi, anche se supportata da più parti, di vedere Monica Cirinnà, la delegata del sindaco per i diritti degli animali, sedere nello scranno più alto dell’aula Giulio Cesare. E prende sempre più piede, invece, la possibilità che il sindaco mantenga fede agli impegni presi coi Moderati per Veltroni di assegnare a uno di loro la presidenza del consiglio. Ancora non si sa se sarà Gianfranco Zambelli o Mirko Coratti. Il nodo verrà sciolto solo lunedì mattina prima dell’ufficializzazione in aula Giulio Cesare, che avverrà lo stesso pomeriggio. Ma non sono escluse sorprese. Il voto per la presidenza del Consiglio, infatti, è segreto e in quanto tale lascia ampio margine di manovra ai diversi partiti. Molti dei quali rivendicano quell’incarico. Uno di questi è l’Italia dei Valori che ieri ha alzato la voce: «La nostra capacità di conquistare consensi elettorali ci portò a ottenere alcuni riconoscimenti che, a oggi, non si sono concretizzati in incarichi istituzionali - ha detto Stefano Pedica, capo della segreteria politica di Idv - Per questo motivo l’Italia dei Valori dice no a trattative che isolano una realtà politica che a livello parlamentare rappresenta la terza forza di governo». Ma sorprese potrebbero arrivare anche dalla Margherita che in questi giorni sta puntando i piedi su diverse questioni. A cominciare dal capogruppo dell’Ulivo e dal numero di vice. I Dl ne vorrebbero due, mentre i Ds uno solo. Per l’incarico più importante i nomi più accreditati sono quelli di Pino Battaglia (Ds) e Amedeo Piva (Dl), ma per la scelta molto dipenderà anche dalla possibilità che a uno dei due (e Piva è il più probabile) venga riconosciuto un ruolo di spicco in qualche commissione. Un gioco a incastro, quindi, a cui Veltroni sta cercando di trovare una soluzione. E che coinvolge inevitabilmente anche le commissioni. La Lista civica ne chiede una per Antonio Saccone. I Verdi puntano alla commissione Bilancio, con Franco Figurelli. I Dl, invece, vorrebbero l’Urbanistica (il nome è quello di Eugenio Patanè), ma allo stesso incarico ambiscono anche Gilberto Casciani (Ulivo) e Nicola Stampete (Lista civica), che potrebbero staccarsi dai rispettivi partiti e formare un gruppo a sé. E sempre la Margherita vorrebbe un incarico ai Lavori Pubblici, lo stesso a cui punta anche Anna Maria Carli (Ds). Alla commissione Roma capitale, l’unica per la quale si vota in aula lo stesso giorno in cui si eleggeranno presidenza e vicepresidenza del consiglio, punta Francesco Smedile (Dl). Vi è poi la questione Rifondazione: la scelta di Adriana Spera come capogruppo ha provocato qualche mal di pancia all’interno del partito. Proprio ieri Pino Galeotta, appartenente alla corrente della Sinistra europea, ha fatto sapere che vorrebbe per sé quell’incarico.

Pronta la replica del segretario della Federazione romana del Prc, Massimiliano Smeriglio: «È stato recepito il disagio della Sinistra Romana, perciò ragioneremo sul ruolo politico o istituzionale da attribuire a questa formazione». In qualche commissione, magari. Per Veltroni, con il passare del tempo, i guai si moltiplicano.

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