
Prima il via libera alle armi all'Ucraina. Poi l'ultimatum lanciato alla Russia con sanzioni pesanti già pronte. «Nessuna risposta da Mosca, un a vergogna», l'attacco di Trump. Ma non solo. Che il vento dalle parti della Casa Bianca sia cambiato lo dimostra anche un altro passo di Washington. La notizia non è confermata ufficialmente ma gli Stati Uniti avrebbe spostato alcune armi nucleari nel Regno Unito. Un atto chiaro: per evitare il rischio di una possibile escalation da parte russa m anche per mandare un ulteriore segnale a Vladimir Putin, ora sempre più consapevole di essere spalle al muro e di non poter essere più libero di fare tutto quel che vuole in maniera impunita.
Un'ulteriore svolta, per la prima volta dal 2008, riportata da Bloomberg secondo cui il 16 luglio un aereo militare americano, con il transponder acceso, quindi rendendo pubblica la sua posizione, ha volato da un deposito di armi nucleari nella base aerea di Kirtland ad Albuquerque (New Mexico) fino alla città britannica di Lakenheath. L'aereo, un C-17, ha coinvolto la Prime Nuclear Airlift Force dell'aeronautica militare Usa che trasporta armi nucleari e non ha sorvolato il territorio di nessun altro Paese. Non solo. Documenti di bilancio del Dipartimento della Difesa Usa, evidenziano che da anni a Lakenheath sono in corso lavori per milioni di dollari su strutture di «sicurezza», esattamente il termine utilizzato dal Pentagono per descrivere le proprie armi nucleari. Si tratterebbe della prima «consegna» dal termine della guerra fredda e secondo gli analisti ad essere trasportate sarebbero le nuove bombe termonucleari B61-12. E la scelta di lasciare accesi i transponder sarebbe non casuale ma rientrerebbe nella rinnovata strategia di Trump per mettere pressione a Mosca.
Dal Cremlino sono arrivate risposte come sempre contraddittorie. Il portavoce di Putin Peskov ha detto che Mosca ha «preso nota» dell'ultimatum di 10-12 giorni da parte di Trump, spiegando che la Russia rimane «impegnata nel processo di pace in Ucraina. Ma Peskov h anche citato il ministro degli Esteri sovietico Vyacheslav Molotov che nel 1941 disse che «la nostra causa è giusta, il nemico sarà sconfitto, la vittoria sarà nostra!». «Abbiamo sempre sottoscritto questa formula», ha aggiunto il portavoce, lasciando intendere che gli obiettivi e le volontà di Mosca non cambiano. Di contro il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha applaudito la «posizione chiara e la determinazione espressa» da Trump. «Ringrazio il presidente Trump per la sua attenzione nel salvare vite e fermare questa guerra orribile». Proprio riguardo Zelensky, il servizio di intelligence russo ha diffuso la notizia secondo cui rappresentanti di Stati Uniti e Regno Unito hanno avuto un incontro segreto nelle Alpi con alti funzionari ucraini per discutere la sostituzione del presidente ucraino, come condizione chiave per far ripartire le relazioni con l'Occidente. Una notizia che sa in tutto e per tutto di propaganda, mentre Trump spinge su Mosca e Mosca continua a colpire le città ucraine. Ieri oltre 30 morte negli attacchi su varie città.
Colpito un carcere vicino a Zaporizhzhia, la città di Kharkiv ma anche un ospedale pediatrico a Kamyanske dove le bombe russe hanno ucciso una donna di 23 al settimo mese di gravidanza. Un orrore quotidiano oramai intollerabile.