Guerra in Israele

L'Iran dà il segnale agli alleati per colpire gli obiettivi Usa: cosa può succedere

Il Pentagono e l'intelligence statunitense temono che l'Iran abbia avallato attacchi contro le basi di Washington nella regione, pur non volendo una guerra aperta. Preoccupano le minacce delle milizie sciite mentre Biden lavora per frenare l'allargamento del conflitto

L'Iran dà il segnale agli alleati per colpire gli obiettivi Usa: cosa può succedere

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"Segnali d'allarme ovunque". Le basi Usa in Medio Oriente nel mirino dei pasdaran

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Il timore degli Stati Uniti è sempre stato chiaro in questa guerra tra Hamas e Israele, ed è quello di un allargamento incontrollato del conflitto. Una preoccupazione che riguarda non soltanto il rischio che l'incendio mini definitivamente la fragile stabilità garantita dagli Accordi di Abramo e dalla presenza militare Usa, ma anche che gli stessi avamposti americani siano considerati un obiettivo militare. E a quel punto, l'ingresso di Washington in guerra diventerebbe praticamente automatico.

Il Pentagono, proprio per evitare che questo scenario prenda corpo, ha deciso subito dopo l'attacco di Hamas del 7 ottobre di inviare portaerei e navi tra Mediterraneo orientale e Mar Rosso e rafforzare la presenza militare aerea e terrestre in Medio Oriente. Un modo per mostrare vicinanza a Israele, ma anche per mandare un chiaro messaggio ad Hamas e alla cosiddetta Mezzaluna sciita: in caso di ampliamento del conflitto, gli Usa sono pronti con un dispiegamento di forze in grado di cambiare radicalmente il corso degli eventi.

Il presidente Joe Biden, anche nel suo viaggio a Tel Aviv, si è speso per convincere il premier Benjamin Netanyahu a non muovere le truppe senza garanzie su una guerra circoscritta alla Striscia di Gaza. Allo stesso tempo, però, Washington sta facendo di tutto per evitare che l'Iran entri in azione, specialmente attraverso il suo proxy libanese: Hezbollah. Il fronte nord è pericoloso, instabile e con una tensione latente. Le Israel defense forces continuano a colpire le postazioni degli uomini di Hassan Nasrallah, mentre questi ultimi non fermano il lancio di razzi e i tentativi di infiltrazione. E la preoccupazione è che quello sia solo uno dei fronti caldi che può incendiare la regione.

Come spiegato da Repubblica, inoltre, la paura degli Usa è stata ulteriore confermata dall'intelligence, secondo la quale Teheran non avrebbe vietato ai suoi proxy in tutto il Medio Oriente di alzare il livello dello scontro. E questo riguarderebbe anche obiettivi statunitensi, anche se al momento gli analisti concordano che Teheran starebbe volutamente camminando sul filo del rasoio, senza per questo volere davvero una guerra aperta e diretta con Israele e gli Stati Uniti.

Il segnale è arrivato dai recenti lanci di droni nelle basi Usa presenti tra Iraq e Siria: avamposti in quella che resta formalmente una missione anti-Daesh. L'agenzia siriana Sana ha riferito che quella che è definita "la Resistenza Islamica dell'Iraq" ha attaccato due basi militari della coalizione internazionale in Siria, le basi Al-Tanf e Al-Malikiyah. Sabato i droni avevano colpito avamposti Usa in Iraq. Ieri, a Nbc News il Comando Centrale degli Stati Uniti (Centcom) che si occupa del Medio Oriente ha confermato il ferimento lieve di 24 militari di stanza nelle basi attaccate.

Preoccupa anche la minaccia di Alwiyat al-Waad al-Haq, una milizia che si ritiene collegata alla sigla irachena Kataib Hezbollah. Come riportato da alcuni media internazionali, la fazione sciita ha minacciato attraverso i suoi canali social di prendere di mira le basi dove sono ospitate le forze statunitense in Kuwait e negli Emirati Arabi Uniti. E la scorsa settimana, va ricordato che anche dallo Yemen sono partiti missili "potenzialmente diretti contro Israele" e lanciati dagli Houthi e che sono stati intercettati da una nave americana in navigazione nel Mar Rosso. Secondo il Wall Street Journal, quattro missili sarebbero stati abbattuti dallo Uss Carney, mentre un altro dall'Arabia Saudita.

John Kirby, portavoce del consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, ha detto che esiste "una connessione molto diretta" tra i gruppi che hanno lanciato attacchi o minacce contro le forze Usa e i Pasdaran iraniani, e che gli Stati Uniti "sono profondamente preoccupati per ogni potenziale significativa escalation di questi attacchi nei prossimi giorni". L'allarme è alta in tutta la regione e, ha continuato Kirby, "sappiamo che Teheran monitora da vicino questi attacchi e in alcuni casi li facilita attivamente". Le fonti del Pentagono confermato la paura anche alla Cnn: "Ci sono segnali di allarme ovunque".

E ora l'allerta riguarda tutte le forze Usa presenti in Medio Oriente, tanto che nei giorni scorsi il segretario alla Difesa Lloyd Austin ha annunciato il dispiegamento di sistemi antimissile Thaad e di batterie di missili terra-aria Patriot.

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