"Imprevedibile". L'azzardo Usa in Medio Oriente: cosa si rischia

Secondo diversi ufficiali dell'amministrazione Biden, con le operazioni contro gli Houthi gli Stati Uniti si sono spinti in un conflitto con poca "exit strategy" che rischia di vanificare la fragile tregua raggiunta nel Paese

"Imprevedibile". L'azzardo Usa in Medio Oriente: cosa si rischia
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I raid statunitensi e britannici non sono riusciti a fermare i ribelli Houthi, che continuano ad attaccare le navi mercantili in transito nel Mar Rosso. Per questo motivo, l’amministrazione Biden starebbe definendo i piani per una campagna prolungata contro i miliziani filo-iraniani dello Yemen. Lo ha rivelato il Washington Post, secondo cui l’inefficacia dei bombardamenti sta alimentando tra alcuni funzionari il timore che un’operazione prolungata possa “far deragliare la fragile pace” nel Paese arabo e trascinare gli Stati Uniti “in un altro conflitto imprevedibile”.

Stando a quanto riportato dal giornale americano, diversi ufficiali di alto livello del governo Usa sono stati convocati mercoledì 17 gennaio alla Casa Bianca per discutere del futuro della risposta di Washington agli attacchi dei ribelli, più di 30 da novembre. “Abbiamo le idee chiare su chi siano gli Houthi e sulla loro visione del mondo”, ha affermato un funzionario. “Quindi non siamo sicuri che si fermeranno immediatamente, ma stiamo cercando di ridurre e distruggere le loro capacità”. Secondo le fonti sentite dal Post, è improbabile che l’operazione vada avanti per anni, ma è difficile prevederne sia la fine, sia quanto saranno adeguatamente intaccate le potenzialità belliche del gruppo terroristico, che nel corso dei quasi dieci anni di guerra nel Paese ha accumulato un arsenale significativo grazie al supporto dell’Iran. “Non stiamo cercando di sconfiggere gli Houthi. Non c'è alcuna voglia di invadere lo Yemen”, ha dichiarato un diplomatico allontanando l’ipotesi di un’operazione di terra dell’esercito americano, anche se, secondo un altro funzionario, “è impossibile prevedere esattamente cosa accadrà”. In molti sono convinti che gli Stati Uniti si siano spinti in un conflitto con poca exit strategy e un sostegno limitato da parte degli alleati, in particolare nel Golfo. Per il Qatar, partner chiave degli Usa, “va affrontata la questione centrale, che è Gaza”.

Secondo Mohammed al-Basha, esperto di Yemen del Navanti Group, l’intervento militare americano ha incentivato gli Houthi ha proseguire nelle loro operazioni. “Quando attaccarono l'aeroporto di Abu Dhabi ebbero molta attenzione, ancor di più quando attaccarono Aramco”, ha affermato lo studioso, riferendosi agli assalti degli anni scorsi in Arabia Saudita ed Emirati. “Ma l'attenzione che stanno ricevendo oggi per gli attacchi nel Mar Rosso è inaudita e ne sono molto felici”. Vi è anche la possibilità l’iniziativa di Washington comprometta la fragile tregua raggiunta nel Paese nel 2022 o aggravi le condizioni della popolazione, la più povera del mondo arabo. Nel dipartimento di Stato e nell’Usaid (Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale), inoltre, serpeggia il timore che gli Houthi vengano spinti a espandere i loro attacchi contro obiettivi sauditi, provocando il fallimento del lavoro per un accordo di pace e la fine della guerra civile che ha provocato centinaia di migliaia di morti.

Non mancano, infine, preoccupazioni sui costi dell’operazione. Il senatore Jack Reed, presidente della commissione Servizi armati, ha sottolineato come alcuni dei missili impiegati finora potrebbero costare due milioni di dollari ciascuno.

Il democratico Richard Blumenthal ha ricordato anche che gli Stati Uniti hanno già tentato in passato di indebolire altri gruppi come i talebani, che sono tornati al potere in Afghanistan non appena le truppe americane si sono ritirate. “Gli Houthi si riorganizzavano anche se i sauditi li bombardavano”, ha commentato il senatore. “Fa riflettere”.

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