Guerra

Dai droni ai missili: così il Pentagono ha "spiato" la guerra in Ucraina

Due anni di guerra in Ucraina sono serviti, paradossalmente, come test generale per le forze americane e Nato. Dal fallimento della counterinsurgency all'elettronica moderna, eccome come gli Usa stanno ridisegnando la propria strategia di Difesa

Dai droni ai missili: così il Pentagono ha "spiato" la guerra in Ucraina

Al volgere del terzo anno di guerra in Ucraina tutte le previsioni e i calcoli che avevano avuto un qualsivoglia senso nei primi 24 mesi di guerra, ormai lasciano posto all'incertezza più totale, sul campo come nelle relazioni fra Mosca e Washington. Se gli Stati Uniti, pur formalmente non belligeranti, si erano affacciati al conflitto con la pesante eredità di Iraq e Afghanistan sulle spalle, dopo due anni da patron di Kiev hanno imparato lezioni amare, soprattutto nel reame del warfare.

La counterinsurgency Usa dopo la guerra in Ucraina

In tutti questi anni, infatti, il vecchio modello da counterinsurgency aveva fatto la parte del leone nella tattica di guerra Usa in un contesto di guerra non convenzionale: sebbene sia retrodatabile fino al 1964, nella teoria e pratica del colonnello francese Daviv Galula durante la guerra d'Algeria, si deve al generale Daviv Petraeus l'elaborazione di una nuova dottrina da controinsurrezione nel 2006, ritagliata su misura per la sua missione da comandante in Iraq nel 2007. Tuttavia, a oltre vent'anni dall'intervento americano lì come in Afghanistan, il giudizio sull'efficacia della strategia che fu condensata nel celeberrimo rinnovato Army Field Manual del 2006 è oggi quantomai controverso. Studi recenti sulla ricostruzione in Afghanistan hanno evidenziato, infatti, che Washington abbia di gran lunga sovrastimato le proprie capacità sul campo, così come siano state fallimentari le proprie abilità di stabilizzazione sul campo nel lungo periodo. Del resto, la rocambolesca fuga dall'area, riconsegnando di fatto il Paese nelle mani dei Talebani ne è stata la più drammatica epifania.

La guerra in Ucraina come "palestra" per prossima Strategia di Difesa Nazionale Usa

Il contesto in Ucraina, seppur non esperito direttamente sul campo, balcanizza ancor di più lo scenario della guerra moderna. Pur mantenendo tutte le caratteristiche dei conflitti non convenzionali degli anni Novanta e Duemila, le armi di precisione, la presenza dei droni, i sistemi di sorveglianza digitale, i meccanismi di disinformazione sempre più affilati comportano ormai dei rischi altissimi per il personale militare ovunque si trovi, trascinando il pericolo ben oltre la prima fila, quella della carne da cannone delle guerre napoleoniche. Un insegnamento che le forze ucraine hanno pagato e stanno pagato a caro prezzo sulla propria pelle, dei cui corollari possono trarne tuttavia beneficio le grandi potenze che non stanno combattendo operativamente la guerra in Ucraina, Stati Uniti in primis. Tanto da aver contribuito a quella che sarà la prossima Strategia di Difesa Nazionale, ancora in fieri, frutto dell'opera di osservazione di 20 ufficiali a cui è stato dato il compito di analizzare cinque ambiti strategici come potenza aerea, manovre di terra, guerra di propaganda, potenza di fuoco a lungo raggio e forze di sostegno e crescita.

Vi è poi la questione logoramento. L'"arte" di spingere un conflitto fino allo stremo delle forze, possiede il segreto più potente di qualsiasi arma sofisticata: logora gli animi, fiacca le speranze, ruba tempo, energie, consuma riserve e risorse. Anche questo è un punto che le forze Usa, come quelle Nato, dovranno affrontare nei conflitti del futuro. C'è da aspettarsi, infatti, una progressiva proporzionalità inversa tra il livello sempre più alto di tecnologie impiegato in guerra e la durata dei conflitti stessi, che di per sè risulta essere un elemento anacronistico, che riporta al secolo scorso che vide il fallimento delle blitzkrieg. Questo aspetto in particolare ha demolito la convinzione delle forze Usa secondo cui costose armi di precisione siano fondamentali per vincere nella guerra contemporanea: un dettaglio confermato da evidenze sul campo, come le munizioni di precisione guidate dal GPS che si sono rivelate vulnerabili ai disturbi elettronici.

Il problema dell'elettronica nello scenario della guerra in Ucraina

I problemi e i fallimenti legati all'elettronica costituiscono il grande vaso di Pandora del conflitto in Ucraina. La maggior parte dei device è, infatti, un potenziale bersaglio. Anche per questo viene chiesto ai soldati nelle trincee ucraine di non portare con sè i propri smartphone: il racconto in diretta della guerra sui canali social, tuttavia, è la prima grande dimostrazione di come quest'ordine venga spesso disatteso. Non a caso, gli alti in grado nelle forze Usa ora definiscono i cellulari come la nuova "sigaretta in trincea", ricordando come durante il primo conflitto mondiale le minuscole luci color arancione di una sigaretta accesa nella notte erano il miglior alleato per colpire, andando a segno, le linee nemiche.

Al di là dei segnali elettronici, gli odierni dispositivi mobili sono in grado di immortalare e inviare in rete milioni di fotogrammi che ritraggono-anche involontariamente-posizioni, sistemi d'arma, e una grande quantità di informazioni apparentemente futili che, invece, in guerra fanno il vantaggio del nemico. Accanto a questo radio, controllori di droni e veicoli producono una tale quantità di energia elettromagnetica ed energia termica che può essere rilevata, mettendo a nudo le informazioni del nemico. Ancora più banalmente, i moderni dispositivi sono in grado di rilevare apparecchi bluetooth o segnali WiFi: risulta quasi pittoresco che, durante alcune simulazioni in campi di addestramento Usa, la squadra che impersonava il nemico potenziale sia stata stanata per via un segnale WiFi indicato come "Posto di comando".

La "guerra dei droni"

Fin dallo scoppio del conflitto, si è detto che questa è stata la prima vera guerra dei droni. Sebbene i moderni velivoli abbiano fatto la loro comparsa ben prima dello scoppio delle tensioni in Ucraina, il loro uso massiccio è strettamente legato alla guerra in corso. Questo è l'altro elemento che sta costringendo le forze Usa ad un grande ripensamento e a interrogarsi sulla propria capacità "di fuoco" in questo settore. Washington ha utilizzato finora droni grandi e altamente costosi per missioni di alto livello in altri contesti: il conflitto recente ha invece mostrato un'alternativa, ovvero l'utilizzo di droni poco costosi in grado di evitare il rilevamento.

In Ucraina, in particolar modo, le forze armate hanno messo nelle mani di singoli soldati potenti capacità di sorveglianza e attacco. Sebbene ciò depotenzi gli alti livelli, contribuisce a un controllo sul campo molto più stretto, con capacità di risposta in tempo reale. Un grado di autonomia per le piccole unità che le forze statunitense potranno solo che emulare nel prossimo futuro. Il campo di battaglia, inoltre, sta suggerendo anche alcuni esperimenti come il lancio di piccole munizioni dai droni, una tattica Isis divenuta ormai un pilastro in Ucraina. Ma la sperimentazione in campo ha anche permesso di spedire in soffitta alcune linee di droni di sorveglianza come gli Shadow o i Raven, incapaci di sopravvivere nei conflitti moderni.

Restando in tema di droni, per l'aeronautica americana, poche iniziative a breve termine sembrano destinate a cambiare la natura delle battaglie come il programma relativo ai droni "da combattimento collaborativo" (CCA), droni in grado di volare in formazione a sostegno dei caccia di prossima generazione, la cui produzione potrebbe iniziare entro i prossimi cinque anni.

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