Drone russo in Romania: cosa rivelano le immagini dello schianto

L'area è stata identificata con l'analisi di immagini e video che circolano su internet. Bucarest nega: "Nessuna minaccia al nostro territorio nazionale"

Drone russo in Romania: cosa rivelano le immagini dello schianto
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Pare essere confermato lo schianto del drone kamikaze russo Shahed in Romania, nella notte tra il 3 e il 4 settembre. GeoConfirmed, una piattaforma di geolocalizzazione nata all’inizio della guerra in Ucraina, ha pubblicato una serie di post sulla sua pagina Twitter, in cui illustra lo studio condotto su video e immagini dell’incidente che circolano sulla rete e i canali Telegram. Il drone sarebbe caduto in una zona boschiva a poco più di 750 metri dal confine ucraino, dopo essere stato dirottato da un colpo dell’antiaerea di Kiev. Il velivolo faceva parte dell’ondata d’attacco diretta contro il porto danubiano di Izmail. Geoconfirmed ha identificato l’area grazie alla conformazione del territorio e la linea della vegetazione, ben delineata sia nelle foto scattate quella notte, sia in altre immagini disponibili su internet.

L’evento era già stato segnalato in una chat Telegram della città ucraina, che ha documentato in tempo reale l’attacco e il dirottamento verso il territorio rumeno di uno dei velivoli senza pilota. In essa si legge che “uno dei Shahed è stato colpito ed è volato in Romania”.

Al lavoro degli analisti ha collaborato anche Tatarigami_UA, profilo appartenente ad un ufficiale ucraino in pensione molto attivo nel commentare il conflitto. L’utente ha condiviso foto satellitari della presunta zona dello schianto, in cui “non sono visibili chiari segni di danni o bruciature”. L’ex militare ha dunque concluso che l’esplosione del drone si è verificata vicino alla linea degli alberi che, nell’immagine, è coperta dalle nuvole.

Il ministero degli Esteri ucraino, tramite un post su Facebook del portavoce Oleg Nikolenko, ha sostenuto fin da subito di avere le prove di quanto accaduto: “Secondo le informazioni a disposizione del Servizio di guardia di frontiera, durante un attacco di massa nell’area del porto di Izmail un Shahed russo è caduto ed esploso nel territorio della Romania”. Secondo il diplomatico, si tratta di un’ulteriore conferma del fatto che i continui bombardamenti russi “non sono una minaccia per l’Ucraina, ma anche per la sicurezza dei Paesi vicini, compresi Stati membri della Nato”.

Il governo di Bucarest ha fin da subito negato l’accaduto. In un comunicato, il ministero della Difesa rumeno ha affermato di “aver monitorato attentamente gli attacchi russi contro i porti ucraini del Danubio. In nessun momento essi hanno posto una minaccia diretta al nostro territorio o alle nostre acque nazionali”. Solo mercoledì 6 settembre il ministro Angel Tîlvăr ha comunicato il ritrovamento di frammenti di drone a circa cento chilometri dal confine con la Russia. "Se fosse confermato che i componenti appartengono a un drone russo, una situazione del genere sarebbe inammissibile e costituirebbe una grave violazione della sovranità e dell'integrità territoriale della Romania", ha commentato il presidente rumeno Klaus Iohannis.

La geolocalizzazione sembra dunque corretta, ma pare che si sia trattato solo di un incidente e non di un attacco diretto ad un Paese membro della Nato. Pertanto, non vi sarebbero le condizioni per far scattare il principio di mutua difesa dell’Alleanza (Articolo 5) e coinvolgere direttamente nel conflitto gli Stati del blocco occidentale. Un episodio simile si è verificato anche a novembre dell'anno scorso, quando un missile si è abbattuto in Polonia, uccidendo due civili.

L'Ucraina ha subito puntato il dito contro la Russia, sostenendo di avere le prove della sua colpevolezza. Le successive analisi hanno dimostrato che si trattava di un ordigno della contraerea di Kiev e il presidente polacco Andrzej Duda ha bollato la vicenda come "un tragico incidente".

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