Il fronte pro-Gaza: "Israele si fermi"

Londra stoppa i negoziati sull’intesa commerciale. In Ue 17 sì, no di Roma e Berlino

Il fronte pro-Gaza: "Israele si fermi"
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Sollevazione generale contro la strategia del governo israeliano a Gaza. Dopo 592 giorni di guerra, oltre 53.500 morti (fra cui 28mila donne, stima l'Onu), anche i Paesi «amici» di Israele manifestano ormai un'aperta irritazione per la gestione del conflitto. Un imbarazzo che segna uno spartiacque nelle relazioni fra Tel Aviv e il resto del mondo. Mentre le Nazioni Unite avvisano che «14mila bambini moriranno nelle prossime 48 ore» in assenza di un flusso «massiccio» di aiuti per Gaza, per la seconda volta trapelano dagli Stati Uniti, attraverso fonti della Casa Bianca, anche gli umori di Donald Trump, che Axios definisce «frustrato» per quanto accade nella Striscia, nonostante lui lo abbia negato in un'intervista alla Nbc lo scorso week-end. Il presidente americano «vuole che la guerra finisca, gli ostaggi tornino a casa e cominci la ricostruzione», ha riferito la fonte, precisando che Trump non intende comunque abbandonare Israele.

Ormai è un susseguirsi di allarmi e dichiarazioni feroci contro l'offensiva «Carri di Gedeone», che ha provocato circa 300 morti in tre giorni, e a favore dell'ingresso di aiuti umanitari, sbloccati lunedì da Israele dopo due mesi e mezzo, ma considerati ancora troppo pochi e non adeguatamente gestiti per far fronte al dramma dei gazawi. Nonostante il via libera di Israele all'invio di 100 camion dell'Onu (entrati nella Striscia, ma ancora impossibilitati a distribuire acqua e cibo a causa di problemi «di traffico, logistica e sicurezza»), un punto critico si è raggiunto ieri sia con Londra che con l'Unione europea. Il governo britannico ha convocato l'ambasciatore israeliano e sospeso i negoziati per un nuovo accordo di libero scambio con Israele, dopo la dichiarazione congiunta con Francia e Canada in cui ha minacciato «misure concrete» se Israele non fermerà l'offensiva e non revocherà i limiti agli aiuti. La ragione? «Sta perseguendo politiche vergognose in Cisgiordania e a Gaza». Varate anche sanzioni contro le frange estreme dei coloni. Per il premier Starmer l'escalation fa «inorridire»: «La popolazione di Gaza non può morire di fame. È intollerabile». Una condanna che il leader israeliano Benjamin Netanyahu bolla come «premio a Hamas», ricordando che «il mandato britannico è finito 77 anni fa».

Ma le voci per mettere fine alla carneficina a Gaza si moltiplicano. Da fuori e dentro Israele. Al termine del consiglio Esteri-Difesa, la «ministra degli esteri» dell'Ue Kaja Kallas parla di pressione necessaria per cambiare la «disastrosa» situazione a Gaza e annuncia che, su proposta dell'Olanda, è emersa una maggioranza di 17 Paesi favorevole alla revisione dell'accordo di associazione con Israele. All'appello manca però l'Italia (e la Germania). Le sanzioni ai coloni israeliani sono state invece bloccate dal voto contrario dell'Ungheria. La Francia fa sapere che riconoscerà lo Stato palestinese.

Da Israele spicca l'attacco durissimo del leader del partito «I Democratici», Yair Golan, secondo cui «uno Stato sano di mente non uccide i bambini per hobby». Per Netanyahu le sue parole sono invece la prova del «decadimento morale» della sinistra.

I negoziati in Qatar su tregua e ostaggi sono in stallo da sabato. «L'offensiva israeliana mina ogni possibilità di pace», commenta Doha. Ma Netanyahu richiama il team negoziale in patria scaricando la colpa sugli islamisti. Nel frattempo emerge il disprezzo di Hamas per i gazawi. Secondo l'alto funzionario Sami Abu Zuhri, che vive all'estero, «i numeri delle vittime in guerra sono irrilevanti».

«I morti saranno sostituiti dalle nascite - spiega - Al posto di ogni cadavere le nostre donne daranno alla luce molti più martiri». E riferisce che durante il conflitto sono nati 50mila bambini. «Siamo solo benzina per le loro guerre» è il commento amaro di un utente palestinese sui social.

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