
A due anni esatti dall'attentato del 7 ottobre, gli israeliani commemorano l'anniversario al Nova Festival, nel deserto del Negev, dove persero la vita 1.250 persone e ne furono rapite circa 250.
A Sharm el-Sheikh è terminato il primo round dei negoziati tra il gruppo islamista e Israele, trattative che dopo il piano di Trump potrebbero essere decisive per raggiungere quantomeno una tregua nella Striscia. Secondo quanto trapela il movimento islamista sarebbe disposto a consegnare le armi ma non accetterebbe il governatorato dell'ex primo ministro britannico Tony Blair.Hamas accetta il disarmo ma non il governatorato di Blair
Nel corso dei colloqui in Egitto Hamas avrebbe "accettato di consegnare le sue armi a un comitato egiziano-palestinese, rifiutando categoricamente di affidare la gestione della Striscia di Gaza a un comitato di transizione internazionale". Lo scrive l'agenzia Efe dal Cairo citando una fonte palestinese informata. Hamas "propone di negoziare la gestione di Gaza con l'Autorità Nazionale Palestinese" e "rifiuta la presenza di Tony Blair come governatore di Gaza", pur "accettando che assuma un ruolo di monitoraggio a distanza".
Il gruppo palestinese, aggiunge Efe, "ha proposto che una delegazione di Hamas, guidata dal suo capo negoziatore Jalil al-Hayya gestisca i negoziati con Israele tramite mediatori, mentre un'altra negozi con l'Anp per affidare l'amministrazione della Striscia a un comitato amministrativo affiliato al governo palestinese". La fonte ha aggiunto che "Hamas ha chiesto un cessate il fuoco per recuperare gli ostaggi israeliani, la cui liberazione avverrebbe entro una settimana".
Netanyahu: "Siamo vicini alla fine della guerra"
"Siamo vicini alla fine della guerra". Lo ha dichiarato, in occasione del secondo anniversario dell'attacco del 7 ottobre, il primo ministro Benjamin Netanyahu in un'intervista al podcast dell'opinionista statunitense Ben Shapiro, citata dai media israeliani. "Ciò che è iniziato a Gaza finirà a Gaza, con il rilascio dei nostri ostaggi e la fine del governo di Hamas", ha spiegato. Netanyahu ha aperto l'intervista ricordando il 7 ottobre come "l'evento più orribile che il popolo ebraico abbia conosciuto dall'Olocausto", affermando che "tutti pensavano che Israele fosse finito, ma due anni dopo abbiamo distrutto l'asse iraniano e le sue diramazioni". "Hamas non è ancora stata distrutta, ma ci arriveremo", ha proseguito, aggiungendo che anche Hezbollah, la Siria e gli Houthi hanno subito pesanti colpi. "Da quel giorno Israele è emerso come lo stato più forte della regione, ma restano ancora delle missioni per completare la vittoria". "Vogliamo rivedere i nostri ostaggi a casa, e ci siamo vicini, anche se non ci siamo ancora riusciti. Allo stesso tempo, possiamo guardare indietro e riconoscere un fatto sorprendente: dalla disperazione più profonda ci siamo rialzati e siamo tornati a essere la potenza dominante in Medioriente, forse più forti che mai. E questo è qualcosa per cui possiamo davvero essere grati", ha concluso Netanyahu.
Crocer rossa: "A Gaza violazioni del diritto, civili nel mirino"
Negli ultimi 24 mesi nella Striscia di Gaza, "il diritto internazionale non è stato mai rispettato". Così il presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, ricorda quanto avviene a Gaza, dove sono morte dal 7 ottobre 2023 oltre 66 mila persone, tra cui quasi 20 mila bambini. "La popolazione civile, le strutture sanitarie, gli operatori umanitari sono stati bersaglio di attacchi violenti e non è stato possibile garantire un accesso sicuro agli aiuti, non è stato permesso alla Croce Rossa di visitare gli ostaggi, né di informare le loro famiglie o supportarle", rimarca. Più di 1.400 membri della Mezzaluna Rossa Palestinese (Prcs), insieme a 350 del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Icrc), sono stati impegnati fino ad ora per fornire assistenza medica ai feriti e distribuire cibo e beni salvavita. Un'opera che continua per "dare speranza anche davanti a tanta violenza". "Oggi, 7 ottobre, il nostro pensiero - conclude Valastro - va a chi quella speranza l'ha vista fuggire via, insieme alla propria vita, cancellata in pochi istanti da un attacco, alle vittime di un conflitto che non risparmia nessuno".
Hamas: "Israele continua coi massacri, arabi in silenzio"
Hamas condanna un "fallimento arabo senza precedenti" per la situazione a Gaza, in un comunicato nel secondo anniversario dell'attacco del 7 ottobre di due anni fa. "Israele continua la sua brutale guerra contro il popolo palestinese commettendo massacri contro civili indifesi, tra il vergognoso silenzio e la complicità internazionale e un fallimento arabo senza precedenti", recita il testo citato da al Jazeera. "A due anni di distanza, il nostro popolo rimane radicato nella sua terra, aggrappato ai propri legittimi diritti di fronte ai piani di liquidazione e di sfollamento forzato", conclude Hamas.
Guterres: "Rilasciare ostaggi e terminare la catastrofe umanitaria"
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che il "giorno buio" del 7 ottobre 2023 rimarrà "per sempre impresso" nella nostra memoria collettiva, mentre ribadiva i suoi appelli per l'immediato rilascio degli ostaggi rimasti detenuti da Hamas per "porre fine alle sofferenze per tutti". "Questa è una catastrofe umanitaria di una portata che sfida ogni comprensione. Porre fine - scrive Guterres - alle ostilità a Gaza, in Israele e nella regione ora. Smettere di far pagare ai civili la vita e il futuro. Dopo due anni di traumi, dobbiamo scegliere la speranza. Ora". Guterres ha affermato che il piano di Trump "rappresenta un'opportunità che deve essere colta per porre fine a questo tragico conflitto".