Due anni dopo l’attacco di Hamas, il Medio Oriente torna in bilico tra diplomazia e tensione. A Sharm el-Sheikh proseguono i colloqui indiretti tra Israele e Hamas, con “ottimismo ma molta cautela”, secondo l’ufficio di Netanyahu.
Donald Trump parla di una “reale possibilità di pace” e invia una lettera alle famiglie degli ostaggi promettendo la loro liberazione. Sullo sfondo, l’Onu chiede il cessate il fuoco e il rilascio immediato dei prigionieri, mentre cresce lo scontro diplomatico tra Israele e il Vaticano.Flotilla: nuova spedizione verso Gaza è a 150 miglia nautiche da costa
"La nostra flottiglia si trova ora a meno di 150 miglia nautiche dalla costa di Gaza, vicino alla zona in cui in passato le missioni della Freedom Flotilla Coalition e della Global Sumud Flotilla hanno subito attacchi da parte di Israele. Tenete gli occhi puntati sulla nostra flottiglia, ma non perdete di vista ciò che sta accadendo a Gaza". Lo rende noto la Freedom Flotilla Coalition in un post su Instagram. Della spedizione fanno parte 9 imbarcazioni, tra cui la nave Conscience, salpata da Otranto il 30 settembre con a bordo medicinali e 250 tra medici e infermieri diretti a Gaza. Nell'equipaggio della Conscienze ci sono anche sei italiani: Riccardo Corradini, Francesco Prinetti, Vincenzo Fullone, Stefano Argenio, Claudio Torrero e Elisabeth Di Luca.
Hamas: "Servono garanzie da Trump e paesi sponsor sull'accordo"
Hamas "vuole garanzie da Trump e dai paesi sponsor che la guerra finirà una volta per tutte" sull'accordo di Gaza. Lo ha dichiarato il principale negoziatore di Hamas, Khalil El-Hayya. "Non ci fidiamo dell'occupazione, nemmeno per un secondo", ha dichiarato al media egiziano legato allo Stato, Al-Qahera News, riferendosi a Israele. "L'occupazione israeliana nel corso della storia non mantiene le sue promesse, e lo abbiamo sperimentato due volte in questa guerra. Pertanto, vogliamo garanzie reali", ha continuato, accusando Israele di aver violato due cessate il fuoco nella guerra in corso.
Fonti Hamas ad Al Jazeera, "concluso secondo giorno di colloqui"
Il secondo giorno di colloqui tra i mediatori e la delegazione di Hamas in Egitto "si è concluso poco fa". Lo scrive Al Jazeera citando un alto funzionario dell'organizzazione palestinese. Secondo la fonte, il secondo giorno di negoziato a Sharm el-Sheikh si è concentrato sulle mappe di ritiro dell'Idf e sulla programmazione del rilascio degli ostaggi israeliani. La delegazione di Hamas - scrive Al Jazeera - ha chiesto di collegare le fasi del rilascio dei prigionieri israeliani alle fasi del ritiro delle forze armate israeliane: secondo il gruppo palestinese: il rilascio dell'ultimo ostaggio israeliano deve coincidere con il ritiro definitivo delle forze israeliane. La delegazione di Hamas ha poi sottolineato la necessità di ottenere garanzie internazionali per un cessate il fuoco definitivo, incluso il ritiro di tutte le truppe israeliane dal territorio di Gaza.
Ufficio Netanyahu ai media: "Ottimismo ma molta cautela"
"Ci sono progressi nei negoziati a Sharm El-Sheikh", ha dichiarato l'ufficio del primo ministro Benyamin Netanyahu al Times of Israel, aggiungendo che c'è "ottimismo, ma molta cautela". "Hamas può aggiungere ostacoli in qualsiasi momento e andarsene", ha avvertito un funzionario dell'ufficio. Il capo negoziatore del team israeliano Ron Dermer partirà domani per i colloqui, ha dichiarato il funzionario.
Trump: "C'è una reale chance di pace a Gaza"
Donald Trump vede una "reale possibilità" di raggiungere un accordo di pace a Gaza in questo momento.
Trump a famiglie ostaggi: "Deciso a riportarli a casa"
Il presidente Donald Trump ha inviato oggi una lettera alle famiglie degli ostaggi in cui li ringrazia di averlo candidato al Nobel per la pace e di essere "deciso a riportare a casa tutti gli ostaggi e ad assicurare la totale distruzione di Hamas, affinché questi atti orribili non si ripetano mai più". "Queste scene indicibili sono rimaste impresse nella nostra memoria e non le dimenticheremo mai", aggiunge. "Sappiate che restiamo fermamente impegnati a porre fine sia a questo conflitto sia alle ondate di antisemitismo, sia in patria che all'estero", si legge nella lettera.
Ambasciata d'Israele in Vaticano critica Parolin: "Sue parole minano gli sforzi di pace"
"La recente intervista al Cardinale Parolin, sebbene sicuramente ben intenzionata, rischia di minare gli sforzi per porre fine alla guerra a Gaza e contrastare il crescente antisemitismo. Si concentra sulla critica a Israele, trascurando il continuo rifiuto di Hamas di rilasciare gli ostaggi o di porre fine alla violenza. Ciò che più preoccupa è l'uso problematico dell'equivalenza morale laddove non è pertinente". Lo afferma l'ambasciata d'Israele presso la Santa Sede.
L'intervista è criticata per "l'equivalenza morale laddove non è pertinente". "Ad esempio, l'applicazione del termine 'massacro' sia all'attacco genocida di Hamas del 7 ottobre sia al legittimo diritto di Israele all'autodifesa. Non esiste equivalenza morale tra uno Stato democratico che protegge i propri cittadini e un'organizzazione terroristica intenzionata a ucciderli. Ci auguriamo - conclude l'ambasciata di Tel Aviv presso la Santa Sede - che le dichiarazioni future riflettano questa importante distinzione".
Hamas accetta il disarmo ma non il governatorato di Blair
Nel corso dei colloqui in Egitto Hamas avrebbe "accettato di consegnare le sue armi a un comitato egiziano-palestinese, rifiutando categoricamente di affidare la gestione della Striscia di Gaza a un comitato di transizione internazionale". Lo scrive l'agenzia Efe dal Cairo citando una fonte palestinese informata. Hamas "propone di negoziare la gestione di Gaza con l'Autorità Nazionale Palestinese" e "rifiuta la presenza di Tony Blair come governatore di Gaza", pur "accettando che assuma un ruolo di monitoraggio a distanza".
Il gruppo palestinese, aggiunge Efe, "ha proposto che una delegazione di Hamas, guidata dal suo capo negoziatore Jalil al-Hayya gestisca i negoziati con Israele tramite mediatori, mentre un'altra negozi con l'Anp per affidare l'amministrazione della Striscia a un comitato amministrativo affiliato al governo palestinese". La fonte ha aggiunto che "Hamas ha chiesto un cessate il fuoco per recuperare gli ostaggi israeliani, la cui liberazione avverrebbe entro una settimana".
Netanyahu: "Siamo vicini alla fine della guerra"
"Siamo vicini alla fine della guerra". Lo ha dichiarato, in occasione del secondo anniversario dell'attacco del 7 ottobre, il primo ministro Benjamin Netanyahu in un'intervista al podcast dell'opinionista statunitense Ben Shapiro, citata dai media israeliani. "Ciò che è iniziato a Gaza finirà a Gaza, con il rilascio dei nostri ostaggi e la fine del governo di Hamas", ha spiegato. Netanyahu ha aperto l'intervista ricordando il 7 ottobre come "l'evento più orribile che il popolo ebraico abbia conosciuto dall'Olocausto", affermando che "tutti pensavano che Israele fosse finito, ma due anni dopo abbiamo distrutto l'asse iraniano e le sue diramazioni". "Hamas non è ancora stata distrutta, ma ci arriveremo", ha proseguito, aggiungendo che anche Hezbollah, la Siria e gli Houthi hanno subito pesanti colpi. "Da quel giorno Israele è emerso come lo stato più forte della regione, ma restano ancora delle missioni per completare la vittoria". "Vogliamo rivedere i nostri ostaggi a casa, e ci siamo vicini, anche se non ci siamo ancora riusciti. Allo stesso tempo, possiamo guardare indietro e riconoscere un fatto sorprendente: dalla disperazione più profonda ci siamo rialzati e siamo tornati a essere la potenza dominante in Medioriente, forse più forti che mai. E questo è qualcosa per cui possiamo davvero essere grati", ha concluso Netanyahu.
Crocer rossa: "A Gaza violazioni del diritto, civili nel mirino"
Negli ultimi 24 mesi nella Striscia di Gaza, "il diritto internazionale non è stato mai rispettato". Così il presidente della Croce Rossa Italiana, Rosario Valastro, ricorda quanto avviene a Gaza, dove sono morte dal 7 ottobre 2023 oltre 66 mila persone, tra cui quasi 20 mila bambini. "La popolazione civile, le strutture sanitarie, gli operatori umanitari sono stati bersaglio di attacchi violenti e non è stato possibile garantire un accesso sicuro agli aiuti, non è stato permesso alla Croce Rossa di visitare gli ostaggi, né di informare le loro famiglie o supportarle", rimarca. Più di 1.400 membri della Mezzaluna Rossa Palestinese (Prcs), insieme a 350 del Comitato Internazionale della Croce Rossa (Icrc), sono stati impegnati fino ad ora per fornire assistenza medica ai feriti e distribuire cibo e beni salvavita. Un'opera che continua per "dare speranza anche davanti a tanta violenza". "Oggi, 7 ottobre, il nostro pensiero - conclude Valastro - va a chi quella speranza l'ha vista fuggire via, insieme alla propria vita, cancellata in pochi istanti da un attacco, alle vittime di un conflitto che non risparmia nessuno".
Hamas: "Israele continua coi massacri, arabi in silenzio"
Hamas condanna un "fallimento arabo senza precedenti" per la situazione a Gaza, in un comunicato nel secondo anniversario dell'attacco del 7 ottobre di due anni fa. "Israele continua la sua brutale guerra contro il popolo palestinese commettendo massacri contro civili indifesi, tra il vergognoso silenzio e la complicità internazionale e un fallimento arabo senza precedenti", recita il testo citato da al Jazeera. "A due anni di distanza, il nostro popolo rimane radicato nella sua terra, aggrappato ai propri legittimi diritti di fronte ai piani di liquidazione e di sfollamento forzato", conclude Hamas.
Guterres: "Rilasciare ostaggi e terminare la catastrofe umanitaria"
Il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha affermato che il "giorno buio" del 7 ottobre 2023 rimarrà "per sempre impresso" nella nostra memoria collettiva, mentre ribadiva i suoi appelli per l'immediato rilascio degli ostaggi rimasti detenuti da Hamas per "porre fine alle sofferenze per tutti". "Questa è una catastrofe umanitaria di una portata che sfida ogni comprensione. Porre fine - scrive Guterres - alle ostilità a Gaza, in Israele e nella regione ora. Smettere di far pagare ai civili la vita e il futuro. Dopo due anni di traumi, dobbiamo scegliere la speranza. Ora". Guterres ha affermato che il piano di Trump "rappresenta un'opportunità che deve essere colta per porre fine a questo tragico conflitto".