"Hamas accetta il cessate il fuoco"

Parte il piano di occupazione di Gaza ma i miliziani aprono alla tregua di 60 giorni

"Hamas accetta il cessate il fuoco"
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Il capo di Stato maggiore dell'esercito israeliano, Eyal Zamir, ha approvato il piano per occupare Gaza City, ma Hamas si è detta disponibile ad accettare una tregua, tra i malumori di alcuni esponenti del governo di Tel Aviv. L'evacuazione della popolazione, preludio della conquista militare, «durerà poco meno di due mesi». Il timore però è che gli ostaggi finiscano per essere uccisi e il malcontento all'interno dello Stato ebraico è alle stelle. Decine di migliaia di israeliani sabato hanno organizzato una delle più grandi proteste dall'inizio della guerra. Hanno chiesto un accordo per porre fine ai combattimenti e liberare i restanti 50 sequestrati. L'offensiva pianificata ha spinto i mediatori egiziani e qatarioti a intensificare gli sforzi in quello che in molti hanno definito l'ultimo tentativo disperato. Benjamin Netanyahu ha descritto la città di Gaza come l'ultimo bastione di Hamas, che bisogna distruggere. Tuttavia l'esercito ha avvertito che espandere l'offensiva potrebbe mettere in pericolo i rapiti ancora in vita e trascinare le truppe in una guerriglia prolungata. I sondaggi indicano, che quasi l'80% degli israeliani, è a favore della fine della guerra.

Intanto Hamza Howidy, dissidente palestinese che ad aprile ha partecipato all'incontro «Voci da Gaza» promossp dal senatore Ivan Scalfarotto di Italia Viva, ha scritto su X: «Mentre l'esercito israeliano annuncia l'operazione militare nella città di Gaza, i canali Telegram di Hamas affermano: L'evacuazione non è sopravvivenza, ma sfollamento e umiliazione». La denuncia è chiara: il gruppo islamista vuole montare una campagna di propaganda per convincere la popolazione dell'enclave a sacrificarsi.

Nel pomeriggio di ieri, però, è arrivata una notizia che fa sperare: Hamas avrebbe accettato una nuova proposta di cessate il fuoco a Gaza. A riferirlo è una fonte del gruppo palestinese all'Afp. Il piano accolto da Hamas si basa su quello dell'inviato americano Steve Witkoff. Sarebbe «un accordo quadro per avviare negoziati su una tregua permanente», ha aggiunto la fonte. Secondo un membro della Jihad islamica, alleata di Hamas, il disegno contempla uno stop alle ostilità di 60 giorni in cambio della liberazione all'inizio di 10 ostaggi israeliani e della restituzione di un certo numero di corpi dei prigionieri. «I rapiti rimanenti sarebbero rilasciati in una seconda fase, seguita da trattative immediate per un'intesa più ampia» volto a porre fine alla guerra, con garanzie internazionali. La nuova proposta rappresenta un compromesso tra un cessate il fuoco parziale e un patto che porrebbe fine alla guerra e libererebbe tutti i sequestrati, come Israele chiede. Il ministro della Difesa Israel Katz ha sottolineato, però, che per la prima volta da settimane, Hamas è «disposta a discutere un accordo per il rilascio dei prigionieri, solo perché teme che intendiamo seriamente conquistare Gaza City». Mentre Ben Gvir ha scritto su X che Netanyahu «non ha mandato per un accordo parziale». E lo stesso premier israeliano ha puntualizzato: «Ho sentito le notizie dei media e da questo emerge una cosa: Hamas è sotto un'enorme pressione».

Intanto si pensa già al dopo. L'Egitto è disposto a partecipare ad un'eventuale forza internazionale a Gaza che agisca con mandato dell'Onu. Anche il primo ministro palestinese Mohammad Mustafa ha annunciato l'imminente creazione di un comitato ad interim per la gestione della Striscia.

L'Anp, che si occupa degli affari quotidiani in alcune parti della Cisgiordania, è stata responsabile di Gaza fino al 2007, quando è stata estromessa da Hamas con un colpo di stato. Israele però da parte sua ha dichiarato che non accetterà di cedere il controllo dell'enclave all'Anp, ma deve ancora formulare un'alternativa accettabile per la comunità internazionale.

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