
Ci troviamo davanti a un documento che rappresenta ancora oggi una delle più gravi minacce alla pace in Medio Oriente e probabilmente non solo: lo Statuto di Hamas, pubblicato nel 1988. Non è la carta programmatica di un partito politico, ma la dichiarazione di intenti di un movimento che gli Stati Uniti d’America, attraverso il Dipartimento di Stato, hanno ufficialmente designato come “Foreign Terrorist Organization” l’8 ottobre 1997. È bene ricordarlo: non si tratta di una forza politica democratica, ma di un’organizzazione che ha fatto della violenza e del terrore la propria ragione d’essere. Lo statuto di Hamas non lascia margini di interpretazione. In esso sono contenuti principi che, se presi alla lettera, non lasciano spazio né al dialogo né alla convivenza. Ecco alcuni passaggi fondamentali: “La Palestina è terra islamica (waqf), affidata alle generazioni dei musulmani fino alla resurrezione. Non è permesso rinunciare ad alcuna sua parte o cederla.”
Una dichiarazione che cancella qualsiasi prospettiva di compromesso territoriale, chiudendo la porta a una pace basata su due Stati.
“Israele sorgerà e resterà finché l’Islam non lo distruggerà, come ha distrutto altri prima di esso.” Qui si proclama apertamente la cancellazione di uno Stato e la distruzione di un popolo. “La jihad è un dovere individuale per ogni musulmano, ovunque si trovi, finché la Palestina non sarà liberata.”
Non una scelta, ma un obbligo: la legittimazione della lotta armata come dovere religioso, base ideologica per attacchi contro civili.
“I nemici hanno complottato a livello mondiale, usando ricchezze, media, società segrete e organizzazioni di spionaggio per espandere il loro controllo.” Una visione intrisa di complottismo e antisemitismo, che alimenta odio globale anziché convivenza.
Questi passaggi, letti oggi, mostrano quanto sia aberrante che un documento simile possa ancora essere rivendicato da chi pretende di rappresentare un popolo. Non sono frasi isolate, ma principi scritti nero su bianco che trasformano la lotta politica in un progetto di annientamento.
Ripetiamolo con chiarezza: Hamas non è un partito politico. Dal 1997 è stata riconosciuta dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti come organizzazione terroristica straniera. Questo significa che ogni tentativo di accreditarla come forza politica legittima è fuorviante e pericoloso. Si tratta di un movimento armato che si è sempre presentato come “resistenza”, ma che nei fatti ha fatto ricorso ad attentati e strategie di terrore che hanno colpito soprattutto civili.
Io credo nella democrazia. Credo che ogni popolo abbia diritto a esprimere le proprie idee liberamente, ma senza mai trasformarle in un manifesto di odio e distruzione. Lo statuto di Hamas contiene affermazioni aberranti e inaccettabili, incompatibili con qualsiasi convivenza civile. La mia solidarietà va al popolo israeliano, costantemente minacciato da un movimento che proclama la sua cancellazione.