Al via a Doha i negoziati indiretti tra Israele e Hamas mediati da Egitto e Qatar

Israele e Hamas tornano a negoziare a Doha, ma restano distanti. Intanto, 80 morti a Gaza in 24 ore. Herzog spinge per un accordo, mentre Netanyahu boccia le richieste di Hamas

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Gaza brucia, ma i negoziati non si fermano. Mentre l’esercito israeliano intensifica i raid, provocando 80 morti e oltre 300 feriti in 24 ore, una delegazione israeliana è attesa a Doha per un nuovo round di colloqui indiretti con Hamas.

Il premier Netanyahu definisce "inaccettabili" le richieste del gruppo palestinese, ma il presidente Herzog insiste sulla necessità di un accordo “anche se doloroso”. Sul tavolo, il rilascio degli ostaggi e un cessate il fuoco. Intanto, la guerra si estende: da Tulkarem allo Yemen, i fronti si moltiplicano.

Due palestinesi uccisi da esercito Israele in Cisgiordania

Il Ministero della Salute palestinese ha fatto sapere che due uomini sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco domenica dall'esercito israeliano nei pressi della città di Nablus, nella Cisgiordania occupata. Qusai Nasser Mahmud Nassar, 23 anni, e Wissam Ghassan Hassan Shtayyeh, 37 anni, "sono stati uccisi a colpi d'arma da fuoco dalle forze di occupazione israeliane questo pomeriggio nel villaggio di Salem, a est di Nablus", ha dichiarato il ministero in un comunicato. Contattato dall'Afp, l'esercito israeliano non ha rilasciato dichiarazioni immediate.

Sono iniziati nella capitale del Qatar, Doha, i colloqui tra Israele e Hamas

Sono iniziati nella capitale del Qatar, Doha, i colloqui tra Israele e Hamas mediati da Egitto e Qatar con l'obiettivo di raggiungere un accordo sul cessate il fuoco a Gaza e il rilascio degli ostaggi. Lo riferiscono i media israeliani.

Netanyahu: "Vogliamo riavere tutti gli ostaggi e sconfiggere Hamas"

"Siamo determinati a riportare a casa tutti gli ostaggi. Allo stesso tempo, insistiamo sull'eliminazione delle capacità militari di Hamas e sul fatto che Gaza non rappresenti più una minaccia per Israele. Un incontro con il presidente Donald Trump potrebbe contribuire al raggiungimento dell'accordo". Lo ha detto prima di partire per Washington il premier Benyamin Netanyahu a Channel 12.

Idf: "Ucciso comandante forze navali di Hamas con un raid su internet café"

Il comandante delle Forze navali di Hamas nel nord della Striscia di Gaza, Ramadan Abd Ali Saleh, è stato ucciso nel raid aereo israeliano che ha colpito un Internet Cafè a Gaza City. Lo hanno reso noto le Idf e lo Shin Bet in una nota congiunta, precisando che altri funzionari di Hamas sono stati uccisi nell'attacco

Nave attaccata al largo dello Yemen risponde al fuoco

Una nave è stata attaccata nel Mar Rosso, al largo delle coste dello Yemen, dopo essere stata avvicinata da navi più piccole a bordo delle quali viaggiavano uomini armati che hanno sparato e lanciato razzi. Lo ha dichiarato il Centro per le Operazioni Marittime del Regno Unito (Ukmto), spiegando che una squadra di sicurezza armata a bordo della nave ha risposto al fuoco. "Le autorità stanno indagando", ha aggiunto l'Ukmto mentre nessuno ha rivendicato l'azione.

Ministero Gaza: 80 morti in 24 ore in raid Israele

Secondo fonti mediche, almeno 80 palestinesi sono stati uccisi e altri 304 sono rimasti feriti nella Striscia di Gaza nelle ultime 24 ore negli attacchi israeliani. Lo riporta Wafa.Le autorità sanitarie locali- riferisce Wafa- hanno confermato che il bilancio delle vittime palestinesi a causa dell'attacco israeliano dall'ottobre 2023 è salito a 57.418 morti, con ulteriori 136.261 feriti. La maggior parte delle vittime sono donne e bambini.

Herzog a Netanyahu: "Sì ad accordo con Hamas anche se costi non facili"

Il presidente israeliano Isaac Herzog ha incontrato il primo ministro Benjamin Netanyahu prima della sua partenza per gli Stati Uniti, dove incontrerà il presidente americano Donald Trump. "Il viaggio del primo ministro a Washington è una missione importante finalizzata a raggiungere un accordo per la liberazione degli ostaggi", ha dichiarato Herzog, che ha riconosciuto la necessità di "decisioni difficili, complesse e dolorose" per arrivare a un "accordo per riportare a casa tutti i nostri ostaggi. Questo è un imperativo morale supremo", anche se "i costi non sono facili". Herzog ha aggiunto di essere "fiducioso che il governo e i servizi di sicurezza affronteranno queste sfide come hanno fatto finora". Herzog ha poi voluto "ringraziare il presidente degli Stati Uniti Donald Trump per il suo sostegno nell'eliminazione della minaccia nucleare iraniana e per il suo incrollabile sostegno a Israele. Invito i leader mondiali e i nostri partner internazionali a usare tutta la loro influenza per raggiungere una svolta. Questa è una missione umanitaria, morale e nazionale, e non abbiamo tempo da perdere". Il presidente israeliano ha quindi espresso il suo sostegno "alla squadra negoziale che si recherà a Doha e auguro al primo ministro ogni successo nella sua missione cruciale" a Washington. "Un'intera nazione sta osservando, sperando e pregando che tutti i nostri ostaggi tornino a casa il prima possibile", ha concluso

A Doha nuovo round di colloqui tra ISraele e Hamas

Un nuovo round di colloqui indiretti tra negoziatori israeliani e di Hamas si terrà oggi a Doha, in Qatar. Lo ha confermato all'Afp una fonte ufficiale palestinese. "I mediatori hanno comunicato a Hamas che un nuovo round di negoziati indiretti tra Hamas e Israele inizierà oggi a Doha", ha detto la fonte vicina a Hamas e informata sui colloqui. In precedenza l'ufficio del premier israeliano Benjamin Netanyahu aveva annunciato che oggi si sarebbe recata in Qatar una squadra di negoziatori israeliani. Resta lo scoglio delle modifiche che Hamas ha chiesto rispetto alla proposta elaborata dall'inviato americano Steve Witkoff e che secondo Netanyahu sono "inaccettabili". Hamas ha chiesto il ritiro delle Idf e la gestione degli aiuti da parte di agenzie delle Nazioni Unite.

Hezbollah: "Non ci arrenderemo a Israele né deporremo le armi"

Hezbollah ha annunciato che non si arrenderà a Israele, né deporrà le armi sotto minaccia. Lo ha dichiarato il leader di Hezbollah, lo sceicco Naim Qassem, dicendo che il gruppo è pronto a "qualsiasi scontro per difendere il Libano". Qassem ha aggiunto che Hezbollah "non accetterà alcuna normalizzazione con Israele". "Le minacce non ci faranno arrendere e non ci faranno deporre le armi. Siamo sorpresi dalla richiesta di consegnare i missili, che sono il fondamento delle nostre capacità di difesa", ha proseguito.

Team Israele a Doha per i colloqui con Hamas, ma per Netanyahu le modifiche sono "inaccettabili"

Un team di negoziatori israeliani è atteso oggi in Qatar per colloqui indiretti con Hamas sul rilascio degli ostaggi e un accordo di cessate il fuoco. Lo ha annunciato l'ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Ma mentre i mediatori fanno pressione sulle parti e intensificano gli sforzi per raggiungere un accordo, nelle scorse ore Netanyahu ha definito "inaccettabili" le modifiche chieste da Hamas dopo aver dato una "risposta positiva" alla proposta americana di accordo. La proposta elaborata dall'inviato americano Steve Witkoff prevede il rilascio di circa la metà degli ostaggi vivi e circa la metà degli ostaggi morti da Gaza nell'arco di 60 giorni, in cinque step diversi. Secondo una fonte coinvolta negli sforzi di mediazione, Hamas ha proposto tre emendamenti.

La fonte ha affermato che Hamas vuole che l'accordo stabilisca che i colloqui su un cessate il fuoco permanente continueranno finché non verrà raggiunto un accordo per la fine della guerra, che gli aiuti riprenderanno pienamente attraverso meccanismi sostenuti dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie internazionali, e che le Idf si ritirino sulle posizioni che mantenevano prima della fine del precedente cessate il fuoco a marzo. In risposta, l'Ufficio del Primo Ministro ha affermato che le modifiche proposte sono state presentate venerdì sera e "non sono accettabili per Israele", ma che una delegazione si sarebbe comunque recata a Doha oggi.

Wsj: "Sceicchi Hebron vogliono Emirato e Accordi di Abramo"

Un gruppo di cinque importanti sceicchi del distretto di Hebron, in Cisgiordania, ha inviato una lettera al governo israeliano esprimendo il desiderio di aderire agli Accordi di Abramo e di raggiungere la pace con Israele. Lo riporta il Wall Street Journal. La missiva esprime il desiderio degli sceicchi di staccarsi dall'Autorità nazionale palestinese (Anp) e di costituire Hebron come Emirato che "riconosca Israele Stato del popolo ebraico, quindi Israele riconoscerà l'Emirato come rappresentante dei residenti arabi". Secondo il Wsj, altri sceicchi che sostengono l'iniziativa hanno mantenuto l'anonimato per motivi di sicurezza.

La lettera degli sceicchi, indirizzata al ministro dell'Economia israeliano, Nir Barkat, descrive l'accordo proposto come "equo e dignitoso", e può sostituire gli accordi di Oslo, "che hanno portato solo danni, morte, disastro economico e distruzione". Uno sceicco che ha aderito all'iniziativa ha dichiarato: "Pensare solo a creare uno Stato palestinese ci porterà tutti al disastro". Barkat ha detto al Wsj che il vecchio paradigma dei due Stati è fallito e che l'Autorità Nazionale Palestinese non gode di fiducia tra il suo popolo e in Israele. Da febbraio, il ministro ha ospitato lo sceicco Wadeè al-Jaabari - uno dei più influenti leader del clan di Hebron e promotore dell'iniziativa - e altri sceicchi nella sua casa di Gerusalemme per decine di incontri. "Lo sceicco Jaabari vuole la pace con Israele e aderire agli Accordi di Abramo, con il sostegno dei suoi confratelli. Chi in Israele dirà di no?", chiede Barkat. "Non ci sarà nessuno Stato palestinese, nemmeno tra mille anni", ha detto Jaabari al giornale, "dopo il 7 ottobre, Israele non lo concederà più". In seguito alla 'sensazionalè rivelazione del Wsj, come viene definita dai media, il Jerusalem Post ha pubblicato domenica mattina un'intervista a Jaabari. La premessa dello sceicco (a cui si aggiungono i cinque firmatari della lettera e altri 13 della stessa zona) è semplice ma radicale: ha il controllo di circa il 78% della popolazione metropolitana di Hebron, che può tradursi in oltre 700.000 palestinesi, è pronto, insieme agli altri sceicchi a riconoscere Israele come Stato ebraico e a porre fine a tutte le rivendicazioni nel conflitto israelo-palestinese. L'obiettivo è quello di coinvolgere alla fine altri sei "emirati" palestinesi (secondo il modello degli Emirati Arabi Uniti), che comprendono le aree di Betlemme, Gerico, Nablus, Tulkarem, Jenin, Qalqilya e infine Ramallah. Secondo il punto di vista degli sceicchi, l'Anp è una forza straniera proveniente dalla Tunisia (dove l'Olp e l'allora leader Yasser Arafat erano stati espulsi prima degli accordi di Oslo) che era tornata in Cisgiordania dopo oltre 20 anni di esilio e aveva soppiantato gli emirati tradizionali che avevano sempre gestito tutti gli affari palestinesi nella zona

Israele va in Qatar anche con no di Netanyahu a Hamas

Una squadra negoziale israeliana oggi si recherà comunque in Qatar per colloqui indiretti con Hamas sul rilascio degli ostaggi e un accordo per il cessate il fuoco, anche se il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ieri sera ha definito "inaccettabili" le modifiche richieste da Hamas alla proposta di cessate il fuoco sostenuta dagli Stati Uniti e dallo stesso Stato ebraico. Lo scrive il Times of Israel, citando l'ufficio del primo ministro, che ha ordinato l'invio della squadra a Doha mentre Bibi si prepara a partire per Washington per incontrare il Donald Trump, con cui parlerà di Gaza, di Iran e di altri argomenti. Venerdì Hamas aveva dato una risposta "positiva" alla proposta quadro sul tavolo, che prevede il ritorno in Israele di circa la metà degli ostaggi vivi e circa la metà di quelli morti detenuti dai gruppi terroristici a Gaza nell'arco di 60 giorni, in cinque rilasci separati. Secondo fonti informate, Hamas ha proposto tre emendamenti all'accordo: che i colloqui per un cessate il fuoco permanente continuino fino al raggiungimento di un accordo; che gli aiuti riprendano pienamente attraverso meccanismi sostenuti dalle Nazioni Unite e da altre organizzazioni umanitarie internazionali, e che le l'Idf si ritiri sulle posizioni che manteneva prima del crollo del precedente cessate il fuoco a marzo. L'ufficio del primo ministro in risposta ha affermato che le modifiche proposte da Hamas "non sono accettabili per Israele", ma che comunque la delegazione israeliana andrà a Doha. Pessimista invece il quotidiano Haaretz, secondo cui "un cessate il fuoco a Gaza che faccia perno su Netanyahu è destinato seguirà lo stesso vecchio copione dei precedenti accordi per la presa di ostaggi", cioè un nulla di fatto.

In Cisgiordania bulldozer Israele spianano campi profughi

Nella città di Tulkarem, in Cisgiordania, il paesaggio è stato trasformato dopo che i bulldozer dell'esercito israeliano hanno sgomberato i suoi due campi profughi in quella che l'esercito ha definito una "caccia ai militanti palestinesi". L'esercito ha concesso a migliaia di sfollati solo poche ore per recuperare i propri effetti personali dalle loro case prima di demolire gli edifici creando ampi spazi di transito tra le macerie. Ora i residenti temono che gli sgomberi cancelleranno non solo gli edifici, ma anche il loro stesso status di rifugiati da terre abitate da generazioni dei loro antenati in quello che oggi è Israele. Il "diritto al ritorno" a quelle terre, rivendicato dai rifugiati palestinesi fin dalla creazione di Israele nel 1948, rimane una delle questioni più spinose del conflitto israelo-palestinese. L'esercito ha dichiarato che questa settimana avrebbe demolito altri 104 edifici nel campo di Tulkarem, nell'ultima fase di un'operazione lanciata a gennaio durante la tregua nella guerra di Gaza, definendola un intenso giro di vite nelle roccaforti dei gruppi armati palestinesi che combattono contro Israele. "Siamo tornati al campo e abbiamo trovato la nostra casa demolita. Nessuno ci ha informato, nessuno ci ha detto nulla", ha detto Abd al-Rahman Ajaj, 62 anni, che sperava di recuperare i suoi averi mercoledì.

Idf intercetta missile lanciato dallo Yemen

Le forze di difesa israeliane affermano di aver intercettato con successo un missile lanciato dallo Yemen verso Israele. Lo riportano i media israeliani. Le sirene hanno suonato nelle zone del Mar Morto e del deserto della Giudea

Idf, lo Yemen lancia un missile verso Israele

Le forze di difesa israeliane hanno identificato un missile lanciato dallo Yemen verso Israele e i sistemi di difesa stanno lavorando per intercettare la minaccia. Lo riportano i media, citando il portavoce delle Idf, che aggiunge: "I cittadini dovrebbero seguire le istruzioni del Comando del Fronte Interno"

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