Muro di droni e sorveglianza del fianco Est: cosa c'è nel piano anti-Putin dell'Ue

La Commissione Ue lancia la Roadmap 2030: quattro progetti strategici per rafforzare sicurezza e deterrenza. Nato pronta a dispiegare la missione Eastern Sentry dopo le recenti violazioni dello spazio aereo

Muro di droni e sorveglianza del fianco Est: cosa c'è nel piano anti-Putin dell'Ue
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La Commissione europea ha presentato ai Ventisette una tabella di marcia per la difesa che individua quattro progetti strategici destinati a ridefinire la sicurezza del continente da qui al 2030.

Tra questi, due vengono considerati prioritari e urgenti: il cosiddetto muro dei droni e il rafforzamento della sorveglianza sul fianco orientale, resi necessari dall’intensificarsi dell’aggressione russa in Ucraina e dal crescente numero di violazioni dello spazio aereo degli Stati membri. Bruxelles avverte: l’Europa deve dotarsi subito di capacità industriali e militari in grado di rispondere alle sfide della guerra moderna, combinando innovazione tecnologica, produzione rapida e protezione delle infrastrutture critiche.

Il documento, che sarà discusso al Consiglio europeo informale di Copenaghen, delinea quattro pilastri operativi: oltre al muro di droni e al sistema di monitoraggio orientale, sono previsti uno scudo di difesa aerea e uno scudo spaziale, concepiti come iniziative paneuropee aperte a tutti gli Stati membri. La Commissione propone un approccio integrato: barriere terrestri contro infiltrazioni ai confini, una rete di contrasto aereo ai droni sostenuta da Ursula von der Leyen e un “muro marittimo” nel Mar Nero, richiesto in particolare da Romania e Bulgaria.

La prima priorità è la creazione di una rete paneuropea contro i droni ostili, capace di rilevarli, tracciarli e neutralizzarli lungo il fianco orientale dell’Unione. L’iniziativa è nata in risposta all’aumento delle violazioni dello spazio aereo attribuite a Mosca ed è considerata “drastica ma necessaria” dagli esperti di difesa. Il sistema prevede sensori multilivello – radar, acustici, infrarossi e rilevatori di frequenze radio – integrati con strumenti di contrasto immediato. L’obiettivo è costruire un muro virtuale di protezione, finanziato in parte dai programmi europei per la difesa, e interoperabile fra i diversi Stati membri.

Accanto al muro anti-drone, l’Europa punta a rafforzare il monitoraggio e il presidio del suo confine orientale. Ciò include un incremento dei pattugliamenti aerei e navali, nuovi radar costieri e sistemi di allerta rapida. L’idea è quella di prevenire e rispondere a intrusioni aeree, cyberattacchi e altre manovre ibride che interessano sempre più di frequente l’area baltica e quella del Mar Nero. La missione NATO “Eastern Sentry”, attivata di recente per rafforzare la sicurezza dei Paesi più esposti, rappresenta un primo tassello di questo approccio integrato. Dopo gli sconfinamenti di droni ritenuti di matrice russa nei cieli polacchi e più di recente in Germania, Svezia e Danimarca, la Nato ha scelto questa opzione per presidiare il fronte orientale. “Non siamo in guerra, ma non siamo più neppure in pace”, ha commentato il cancelliere tedesco Friedrich Merz, sostenendo il piano comunitario.

Il terzo pilastro riguarda più specificamente la protezione dello spazio aereo europeo contro missili e attacchi a lungo raggio. Bruxelles chiede agli Stati di colmare i gap esistenti nelle capacità antiaeree e antimissile, attraverso investimenti comuni in radar avanzati, intercettori e sistemi di comando e controllo integrati. L’obiettivo non è solo garantire la sicurezza nazionale, ma costruire uno scudo condiviso che protegga l’intero spazio europeo e permetta risposte rapide e coordinate in caso di attacco.

Il quarto asse di intervento guarda allo spazio, diventato un dominio cruciale per la sicurezza. Il progetto prevede il potenziamento delle capacità satellitari per l’allerta precoce, il monitoraggio di missili balistici, la sorveglianza di oggetti in orbita e la protezione degli asset spaziali europei. L’Unione vuole dotarsi di un proprio “occhio nello spazio”, riducendo la dipendenza da sistemi extraeuropei e garantendo un’integrazione completa con le difese aeree e terrestri.

Il segretario generale dell’Alleanza, Mark Rutte, ha denunciato il “comportamento sconsiderato” di Mosca e ribadito che il sostegno degli Stati Uniti rimane saldo, nonostante i dubbi sollevati da alcuni osservatori su un presunto ridimensionamento dell’impegno militare americano in

Europa. Sullo sfondo, la guerra in Ucraina continua a spingere l’Unione e la Nato verso una difesa sempre più integrata, trasformando il fianco orientale in un banco di prova decisivo per la sicurezza dell’intero continente.

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