Israele sferra l'attacco contro Hezbollah nel Sud di Beirut. Ucciso il numero due del movimento

I missili lanciati dai droni avevano come obiettivo il nascondiglio di Fuad Shukr, alto dirigente del gruppo di terroristi filo-iraniani considerato il responsabile della strage dei 12 bambini nel campetto da calcio

Israele sferra l'attacco contro Hezbollah nel Sud di Beirut. Ucciso il numero due del movimento
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Una forte esplosione è stata udita nella periferia meridionale di Beirut, la capitale del Libano. Le forze israeliane hanno colpito un edificio nel quartiere di Haret Hreik dove, secondo i media arabi, si trovava un ufficiale di alto rango dei terroristi del Partito di Dio. Le Idf hanno confermato il loro obiettivo, sottolineando che si trattava del comandante responsabile dell'attacco al campo da calcio di Majdal Shams, che ha provocato la morte di 12 bambini e adolescenti. Stando a quanto riferito dalle autorità libanesi, il bombardamento avrebbe provocato tre vittime e decine di feriti.

Il primo ministro libanese Najib Mikati ha condannato "l'aggressione" effettuata da Israele rimettendola "nelle mani della comunità internazionale" e ha aggiunto che il Paese "si riserva il pieno diritto di adottare tutte le misure che contribuiscono a scoraggiare l’aggressione israeliana”. Hamas ha definito l'attacco come "una pericolosa escalation". Una dura condanna è arrivata anche dall'Iran. Il portavoce del ministro degli Esteri di Teheran Nasser Kanani ha dichiarato che "l'azione feroce e criminale della banda criminale sionista nella periferia di Beirut certamente non può impedire all'orgogliosa resistenza del Libano di continuare l'onorevole percorso di sostegno ai palestinesi oppressi e di opporsi all'aggressione del regime di apartheid israeliano".

Inizialmente, l'esercito israeliano non ha ancora confermato ufficialmente l'identità del bersaglio, per poi dichiarare in un secondo momento che si trattava di Fuad Shukr, consigliere militare di Hassan Nasrallah conosciuto anche come Hajj Mohsin e, come riportato da Channel 12, il "de facto capo di Stato maggiore di Hezbollah". Anni fa, le forze ebraiche lo avevano indicato come il responsabile del progetto missilistico di precisione di Hezbollah ed è ricercato dagli Stati Uniti per il suo ruolo nel bombardamento del 1983 della caserma dei marines americani a Beirut. Il canale saudita Al-Hadth e l'agenzia stampa nazionale libanese, invece, hanno riferito che l'obiettivo di Tel Aviv era il "consiglio della Shura di Hezbollah", l'organo formato da sette persone che sceglie le linee guida del partito. In un primo momento, sono arrivate notizie contrastanti sulle condizioni di Shukr. Nella tarda serata italiana, le Idf ne hanno confermato l'eliminazione.

Pochi minuti dopo la conferma dell'attacco da parte delle Idf, il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant ha rilasciato una dichiarazione in cui ha affermato che i terroristi libanesi hanno "superato la linea rossa". L'ufficio del premier Benjamin Netanyahu ha rilasciato una foto in cui si vede il capo del governo di Tel Aviv nel quartier generale militare di Kyria, assieme ad alti ufficiali dell'esercito e ai suoi consiglieri per questioni belliche. A seguito della strage di bambini nelle alture del Golan, il primo ministro dello Stato ebraico aveva annunciato una "risposta dura" contro gli Hezbollah, che hanno ripetutamente negato di essere i responsabili del massacro nel campetto da calcio.

La notizia dell'attacco non è dunque arrivata come una sorpresa, ma esso ha ulteriormente allontanato le prospettive di una de-escalation della situazione lungo la Linea blu. Poche ore prima del raid, esponenti di spicco degli Hezbollah avevano dichiarato di non aspettarsi un'invasione di terra da parte delle forze israeliane e di essere pronti a entrare in Galilea qualora le Idf dovessero mettere piede in Libano.

Sempre nella stessa giornata, i terroristi del Partito di Dio hanno lanciato una decina di razzi contro le regioni settentrionali dello Stato ebraico, provocando la morte di un civile nel kibbutz di HaGoshrim. L'esercito di Tel Aviv ha risposto con raid aerei e bombardamenti di artiglieria.

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