
Il governo del Regno Unito ha ufficialmente bandito il gruppo Palestine Action, includendolo tra le organizzazioni proscritte ai sensi della legislazione antiterrorismo. In quest'ottica, ieri sera la polizia metropolitana ha imposto limitazioni a una manifestazione di solidarietà in programma per oggi, vietando i raduni davanti al Parlamento e restringendo l’orario della protesta tra le 12:00 e le 15:00, segno di un clima politico e repressivo sempre più teso intorno al gruppo.
La decisione, annunciata dalla ministra dell'Interno Yvette Cooper, rende illegale l'appartenenza o il sostegno a questa sigla. Il provvedimento è arrivato dopo un'azione notturna compiuta la scorsa settimana da attivisti filo-palestinesi, che si erano introdotti in una base della Royal Air Force imbrattando con vernice rossa alcuni velivoli militari, in segno di protesta contro i bombardamenti israeliani su Gaza. Nel frattempo, a Londra si registrano manifestazioni contro la messa al bando del gruppo. In risposta, gli attivisti hanno annunciato di aver spostato la protesta a Trafalgar Square, fuori dall’area soggetta a restrizioni imposte dalla polizia.
Il gruppo Palestine Action, nato nel 2020, si presenta come un movimento volto a contrastare i crimini di guerra in Palestina, agendo direttamente contro strutture e proprietà ritenute coinvolte in tali violazioni del diritto internazionale. Nel corso degli anni, molti suoi attivisti sono stati assolti dalle giurie, e secondo una lettera inviata lunedì dallo studio legale Kellys Solicitors al ministro dell’Interno Yvette Cooper, il gruppo ha ottenuto "un livello significativo di sostegno pubblico". Tuttavia, il governo britannico ha deciso di adottare una linea dura.
Commentando l’irruzione avvenuta lo scorso 20 giugno nella base RAF di Brize Norton, Cooper ha definito l’azione “vergognosa” e parte di una lunga serie di atti “inaccettabili” e “criminali” da parte dell’organizzazione. Ha ribadito che le infrastrutture della difesa rappresentano un pilastro della sicurezza nazionale e che non verranno tollerati comportamenti che le mettano a rischio, soprattutto considerando che alcune delle aziende colpite da Palestine Action forniscono supporto anche all’Ucraina.
Nella lettera resa pubblica dal Guardian, i legali del gruppo contestano aspramente l’intenzione di proscrivere Palestine Action ai sensi del Terrorism Act del 2000, sottolineando che si tratterebbe di un precedente pericoloso e senza riscontri nel Regno Unito. Equiparare il movimento ad organizzazioni come lo Stato Islamico, al-Qaida o National Action, scrivono gli avvocati, “è un abuso del linguaggio e una deriva autoritaria”. Pur riconoscendo che alcune azioni abbiano comportato danni a proprietà, la lettera sottolinea che il gruppo non ha mai promosso la violenza contro le persone, e che gran parte delle sue iniziative si è svolta con modalità tradizionali come cortei, sit-in e manifestazioni.
La ministra ha chiarito che la decisione di mettere al bando Palestine Action riguarda esclusivamente le attività del gruppo e non intende colpire le organizzazioni che protestano pacificamente o si impegnano su temi relativi alla Palestina o al Medio Oriente. Cooper ha motivato ulteriormente la mossa citando una lunga serie di azioni che, dal 2020, avrebbero causato oltre un milione di sterline in danni. Tra gli episodi più gravi, l’incursione del 2022 nella fabbrica della Thales a Glasgow, dove furono lanciati fuochi d’artificio e una bomba fumogena durante l’evacuazione del personale, con danni stimati in oltre 1,1 milioni di sterline.
Ha inoltre menzionato due eventi del 2023: l’irruzione nella fabbrica Instro Precision nel Kent, con sette arresti per furto aggravato, e un’azione dimostrativa contro la sede di Elbit Systems UK a Bristol.