Lo chiamano piano di pace, ma è un'altra chimera. La prima prese il volo ad agosto dopo il summit di Anchorage. Allora gli alleati europei corsi a Washington per riportare sulla retta via un Donald Trump sedotto dalle richieste di Vladimir Putin riuscirono a far digerire al presidente Usa l'idea di negare a Mosca i territori del Donbass ancora controllati da Kiev. E ci aggiunsero delle «garanzie di sicurezza» capaci di mettere al sicuro Kiev da nuovi attacchi. Tutto giusto, tutto legittimo, ma anche opposto agli obiettivi di Mosca. Così Putin, ottenuta da analisti finanziari e vertici militari la sicurezza di poter proseguire la guerra per altri due anni, spiegò a Trump ed europei che quella pace non si poteva fare.
Oggi siamo di nuovo lì. Le rettifiche di Zelensky e degli europei hanno trasformato anche i 28 punti concordati da Washington e Mosca in un piano inaccettabile per quest'ultima. A meno di non imporglielo. Ma chi ne ha la forza? Non certo un'Ucraina militarmente e finanziariamente allo stremo e senza più uomini da mandare in trincea. Non l'Unione che se messa di fronte all'ipotesi di combattere per l'Ucraina si rivelerebbe un arcipelago più diviso dell'Italia dei Comuni. Mentre Trump - l'unico che la forza ce l'ha - non ha la minima intenzione di usarla.
E allora meglio fare i conti con la realtà. Putin per chiudere la guerra pretende un risultato che lo consegni alla Storia come lo Zar capace d'imporre a Nato e Ue non solo la conquista del Donbass (territorialmente irrilevante per una Russia grande poco meno di Cina e Usa messe assieme) ma anche la restaurazione della zona d'influenza e del prestigio che furono dell'Urss. Per questo non tollera l'ombra di un solo soldato occidentale su un territorio ucraino destinato a diventare il simbolo della riconquistata potenza. Per questo non vuole manco discutere il controllo delle regioni di Crimea, Donetsk, Lugansk, Zaporizhzhia e Kherson già inserite in Costituzione come territori russi a pieno titolo. Pretese che Trump è pronto ad assecondare in cambio di un nuovo ordine globale dove le materie prime russe ritrovino la via dell'America anziché quella della Cina.
Ma per ora vuole ancora salvare la faccia usando come foglia di fico i detestati alleati europei. Ben sapendo che dei piani di pace o dei cessate il fuoco inaccettabili per Mosca non salveranno l'Ucraina.
Prolungheranno soltanto la sua agonia e l'emorragia di vite umane su entrambi i lati del fronte. Con l'unico risultato di rendere eticamente meno evidente l'irrecuperabile debolezza dell'Europa e l'inarrestabile volontà di potenza dell'America trumpiana.