L’evoluzione dell’industria bellica russa e la sua progressiva militarizzazione rappresentano oggi uno dei fattori più destabilizzanti per l’intero equilibrio strategico dell’Europa orientale. Secondo una valutazione dei servizi di intelligence di Kiev, il Cremlino si appresta ad aumentare in modo significativo la produzione di bombe plananti, strumenti relativamente economici ma capaci di incidere profondamente sul confronto militare in corso. La prospettiva di un output annuale che potrebbe raggiungere le 120.000 unità nel 2025 segnala un mutamento qualitativo nella capacità russa di prolungare il conflitto, ampliando al tempo stesso la sua libertà d’azione nello spazio aereo vicino al fronte e nelle retrovie ucraine.
Cosa sappiamo
L’intelligence ucraina, attraverso il generale Vadym Skibitskyi, indica che la Federazione Russa avrebbe avviato un programma industriale volto a produrre annualmente decine di migliaia di bombe plananti, incluse versioni aggiornate ottenute dalla conversione di ordigni convenzionali. L’impiego quotidiano, stimato tra 200 e 250 lanci, evidenzia l’importanza assunta da queste armi nella dottrina russa: un mezzo a basso costo, semplice da produrre e capace di colpire con elevata potenza distruttiva obiettivi urbani e infrastrutturali senza l’esposizione diretta degli aerei da combattimento.
Dotate di ali e, in alcuni modelli, di piccoli propulsori ausiliari, queste bombe possono ricoprire decine di chilometri dal punto di sgancio, consentendo agli aerei russi di operare al di fuori della portata dei sistemi antiaerei ucraini. Tale capacità ha già avuto effetti devastanti su città come Charkiv e Cherson, frequentemente colpite in un quadro di pressione aerea continua.
Le nuove versioni a lungo raggio e l’estensione del raggio d’azione russo
Secondo quanto riportato dalla Reuteurs, Mosca avrebbe inoltre avviato la produzione di una versione avanzata della bomba planante con un raggio operativo che raggiunge i 200 chilometri, con un obiettivo di almeno 500 unità entro la fine dell’anno. Kiev ritiene che siano in corso sviluppi ulteriori fino a estendere la gittata a circa 400 chilometri, ampliando così la capacità russa di colpire regioni oggi considerate relativamente più sicure.
Gli attacchi registrati in ottobre contro le regioni di Mykolaïv, Poltava e Odessa confermerebbero l’estensione progressiva del raggio d’azione di queste armi. L’uso di bombe plananti a distanza sempre maggiore consente a Mosca di risparmiare missili a lunga gittata, mantenendo al contempo una pressione costante sulle infrastrutture critiche ucraine, specialmente nelle aree più lontane dalla linea del fronte.
Droni, supporto nordcoreano e pressione strategica su Kiev
Nel quadro più ampio della preparazione bellica russa, Skibitskyi segnala anche un incremento della produzione di droni d’attacco, con stime che raggiungono le 70.000 unità nel 2025, comprese 30.000 piattaforme della famiglia Shahed, oggi uno degli strumenti principali della campagna russa contro la rete energetica ucraina.
Nel contempo l’intelligence ucraina evidenzia un sensibile ridimensionamento delle forniture di munizioni d’artiglieria da parte della Corea del Nord, dopo che Pyongyang aveva consegnato alla Russia, dal 2023, oltre 6,5 milioni di proiettili. Il calo delle scorte avrebbe spinto il regime a intensificare la produzione autonoma di droni a corto e medio raggio, studiando sul campo le dinamiche del conflitto per potenziare le proprie capacità militari.
Sul terreno, Kiev interpreta l’intensificazione degli attacchi aerei russi come parte di una strategia volta a indebolire la stabilità interna ucraina, soprattutto in vista della stagione invernale, e a condizionare eventuali trattative future.
La pressione è destinata a crescere: la possibile caduta di snodi strategici come Pokrovsk aprirebbe nuove direttrici operative per le forze russe nella regione di Donetsk, accentuando ulteriormente il divario tattico tra i due eserciti.