
La guerra ibrida perpetrata da Putin continua senza sosta, e il ronzio dei droni-esca inquieta le cancellerie europee. Gli ultimi uav russi sono stati avvistati all'aeroporto norvegese di Bardufoss, e sugli hub danesi di Karup e Bornholm, mentre a Tulcea, nella Romania orientale, si raccolgono quelli che sembrano frammenti di velivoli senza pilota. La Danimarca avrebbe preferito forse un'invasione di cavallette, di sicuro meno notorietà internazionale. La premier Frederiksen aspetta risposte concrete, e spera che gli incontri europei di alto livello che si terranno domani e giovedì a Copenaghen siano utili a trovare valide soluzioni. Anche perché in Danimarca è scoppiata la fobia drone, con i centralini delle forze dell'ordine intasati per qualsiasi avvistamento sospetto. La Fredriksen per ora ha richiamato in servizio 3mila riservisti, ma attende risposte dai partner. «Nessun Paese può affrontare da solo una guerra ibrida. È evidente che Putin voglia dividerci. Farò tutto il possibile affinché non ci riesca», ha sottolineato, ringraziando la Francia per aver messo a disposizione un elicottero militare Fennec e un team di 35 persone che gestiranno gli aspetti del lavoro anti-drone in vista del summit, la Svezia per i radar e la Nato per la copertura aerea.
La Commissione Ue da parte sua è al lavoro per realizzare il Muro europeo dei droni, la sorveglianza del fianco orientale, lo scudo di difesa aerea e quello di difesa spaziale. La tempistica non è delle più entusiasmanti: si partirà nella primavera del 2026 per completare i lavori entro il 2030. Non tutti gli alleati della Nato tuttavia concordano su come rispondere a Mosca nel breve termine. La Polonia è pronta a usare la forza, altri vedono le armi come ultima risorsa. Il Regno Unito è disposto a inviare ulteriori equipaggiamenti, ma sono parecchi gli analisti a sostenere che gli schieramenti promessi da Londra e da altre capitali possano privare l'Ucraina dei sistemi di difesa aerea di cui ha disperatamente bisogno.
Zelensky teme di rimanere sguarnito nel momento più delicato del conflitto e punta l'indice sulle petroliere russe, accusandole di essere una copertura per lanciare i droni verso ovest. Il leader di Kiev propone uno scudo aereo congiunto con l'Europa. Per il ministro degli Esteri Sybiha è arrivato il momento di «colpire Putin con sanzioni dirette». Il premier svedese Kristersson invoca «cautela, anche se le probabilità che dietro ci sia Mosca sono altissime», ma il capo della diplomazia tedesca Wadephul e il commissario europeo alla Difesa Kubilius non vedono altro che «provocazioni russe per testare la determinazione della Nato». Intanto i ministri degli Esteri di Francia, Germania e Polonia hanno condannato le recenti incursioni definite «atti ostili e pericolose provocazioni» che minacciano la stabilità europea. I tre Paesi hanno ribadito l'unità del Triangolo di Weimar e la determinazione a difendere sicurezza e valori comuni contro la guerra d'aggressione di Mosca.
Nel fuoco incrociato di parole spicca l'interessante proposta presentata dal capogruppo del Partito Popolare Europeo, il tedesco Manfred Weber, che in un'intervista rilasciata alla Zdf chiede all'Ue di istituire una
brigata di difesa cibernetica. «Dobbiamo rispondere a Putin con le medesime manovre di disturbo, ovvero con reazioni non militari, come la paralisi delle metropolitane, piuttosto che l'hackeraggio di aeroporti o ferrovie».