"Il Paese si è unito attorno al premier. E oggi festeggiano anche i sunniti"

Il generale Yaakov Amidror: "Successo di Netanyahu e non di Trump"

"Il Paese si è unito attorno al premier. E oggi festeggiano anche i sunniti"
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«Israele ha mostrato alla gente del Medioriente che seguire la visione di gruppi come Hamas porta alla distruzione». Yaakov Amidror, 77 anni, è un generale israeliano in pensione, che ha combattuto la guerra dei Sei giorni, la guerra dello Yom Kippur a la guerra in Libano dell'82. È stato Consigliere per la Sicurezza Nazionale di Israele, capo del Dipartimento di Ricerca dell'intelligence militare e oggi è senior fellow del JISS, il Jerusalem Institute for Strategic Studies.

Cosa ha spinto Trump all'attacco?

«Ha capito che nel lungo termine la minaccia nucleare iraniana sarebbe un pericolo anche per gli Usa, perché Teheran ha il grande sogno di cambiare la struttura della comunità internazionale. Consentire il nucleare all'Iran significa aprire la porta al nucleare in Turchia, Egitto, Arabia saudita e così via. La fine del Tpn, il Trattato di non proliferazione nucleare. Gli arabi sunniti non possono permettere che l'Iran sciita abbia la bomba nucleare e loro no».

L'Iran potrebbe aver trasferito l'uranio altrove?

«Sono certo che, con le immagini satellitari, Stati Uniti e Israele sappiano dov'è finito. Ma non è questo il punto. La questione è che la capacità dell'Iran di arricchire l'uranio è finita. Ne hanno 400 chili arricchiti al 60% e potrebbe essere usato in futuro. Dobbiamo distruggerlo oppure forzare Teheran a portarlo via dall'Iran».

Gli attacchi americani proseguiranno?

«Credo che gli Usa stiano aspettando la reazione di Teheran. Se causerà danni a obiettivi americani, la risposta americana sarà molto dura, altrimenti gli Stati Uniti si fermeranno».

Netanyahu si è imbarcato in questa guerra per far dimenticare Gaza? O perché vuole entrare nella storia?

«Ho lavorato con lui e da vent'anni pensa che sia necessario intervenire contro l'Iran. Ha capito che l'esistenza stessa di Israele è in pericolo con un Iran nucleare e che fosse necessario muoversi in fretta. Nessuna connessione con la guerra a Gaza».

Come mai ha agito proprio adesso?

«La differenza è che finora non era mai riuscito a convincere il Gabinetto. Ora ce l'ha fatta, probabilmente per il 7 ottobre, ma anche perché sono stati convinti dai professionisti dell'intelligence che non si dovesse più aspettare. L'opposizione israeliana, inoltre, ha dichiarato quasi all'unanimità che avrebbe supportato la guerra».

È una guerra che potrebbe provocare un'escalation in Medio Oriente?

«I Paesi della regione sono soddisfattissimi che Israele stia attaccando la nazione più aggressiva dell'area. Sia i Paesi del Golfo che la Giordania, i Paesi arabi e sunniti in genere temono che l'Iran possa distruggerli»

Khamenei sarà ucciso?

«È abbastanza cattivo da essere ucciso. Ma chiedo: è saggio farlo?».

Se morisse, il regime non finirebbe?

«Nient'affatto. Il regime ha ramificazioni più ampie di quanto si creda».

Cosa potrebbe portare alla sua caduta?

«Un indebolimento del regime sarebbe l'inizio, ma servirebbe un'opposizione organizzata, che al momento non c'è. Israele non può farcela. Dipende dagli iraniani».

Un accordo arriverà?

«Potrebbe essere l'unico modo per l'Iran di avere il sostegno della comunità internazionale e ricostruire la sua economia. Ma sarei molto sospettosi, perché non mantengono le promesse».

Gli iraniani si siederanno al tavolo con gli Usa, da cui si sentono traditi?

«Anche Khomeini disse che non avrebbe mai trattato con l'Iraq dopo l'attacco all'Iran, ma alla fine lo fece. E siamo già riusciti a trascinare Teheran al tavolo anni fa, mettendo pressione sulla loro economia».

L'attacco all'Iran cambierà il futuro del Medioriente?

«Cambierà la regione, non per i raid americani, ma

perché Israele è riuscito a distruggere la minaccia nucleare sciita, che minaccia anche gli Stati arabi. Ha mostrato al mondo che, se si seguono gli integralisti, si finisce male. Questo è il vero successo della guerra».

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