Persi nel labirinto dello Zar

La verità potrebbe essere che neppure uno scaltro e cinico negoziatore quale è Trump sappia non dico parlare, ma neppure intendere la lingua di Putin

Persi nel labirinto dello Zar
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Soltanto pochi giorni fa Trump aveva dato a Putin due settimane di tempo per avviare i negoziati di pace con Zelensky, poi avrebbe scatenato l'inferno economico contro Mosca. Ieri è arrivato il contrordine, il cattivo torna ad essere Zelensky: «È un venditore, l'America - dice il presidente Usa - non darà più un soldo a Kiev». Non so cosa faranno gli ucraini, a questo punto ci arrendiamo prima noi, nel senso che rinunciamo a capire che diavolo abbia in testa Trump, ammesso - ci tocca dire a questo punto - che abbia in testa qualcosa di serio ma soprattutto di stabile. Sulla questione Ucraina, Trump cambia idea con la stessa velocità e disinvoltura con cui cambia i cappellini, tanto che ieri dalle colonne de Il Foglio - l'ultima giravolta ancora non era avvenuta - anche l'ultra-atlantista Giuliano Ferrara aveva gettato la spugna: «Continuare a credere nell'illusione Trump sulla guerra è ormai demenziale». Per carità, la speranza è sempre l'ultima a morire, ma avanti così aumenta il rischio che muoia prima l'Ucraina e con essa il sogno europeo di essere almeno in grado di difendere la libertà e la sovranità di popoli amici e confinanti. La verità potrebbe essere che neppure uno scaltro e cinico negoziatore quale è Trump sappia non dico parlare, ma neppure intendere la lingua di Putin. E non mi riferisco alla lingua parlata, bensì alla cultura russa che è sempre stata e ancora oggi è un unicum non decifrabile per noi occidentali. Una delle più efficaci sintesi di questo la diede il primo ministro inglese Winston Churchill: «Non posso fare previsioni sulle azioni della Russia. La Russia è un rebus avvolto in un mistero che sta dentro a un enigma». E se aggiungiamo che da quelle parti è ancora in vigore la massima di Stalin che recita «nell'armata Sovietica ci vuole più coraggio a ritirarsi che ad avanzare», ecco spiegata la difficoltà di intendersi secondo le dinamiche classiche di una pur difficile trattativa tra occidentali.

Può essere insomma che Trump stia portando a spasso l'Ucraina e l'Europa in un continuo alternarsi di ricette, ipotesi e ultimatum per non ammettere di essersi a sua volta perso nel labirinto che Putin gli sta costruendo attorno.

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