
Nella notte, un massiccio attacco aereo russo ha colpito obiettivi in tutta l'Ucraina, spingendosi anche verso le regioni più occidentali, come quella della città di Lutsk situata a meno di un centinaio di chilometri dal confine con la Polonia.
L'attacco, su diverse città e obiettivi strategici, è stato condotto con l'utilizzo di poco più di 400 droni kamikaze, 38 missili da crociera e almeno sei missili balistici. Secondo il presidente Volodymyr Zelensky ci sarebbero tre persone uccise e 49 ferite negli attacchi. I raid aerei hanno preso di mira anche Kiev e la regione di Ternopil, nel nord-ovest del Paese. Sirene dell'anti-aerea hanno suonato a Sumy e Kharkiv, mentre il Ministero della Difesa russo ha dichiarato che le sue difese aeree hanno abbattuto 174 droni ucraini in alcune zone della Russia e nella Crimea occupata. Il Ministero ha inoltre aggiunto che missili da crociera antinave Neptune sono stati intercettati sul Mar Nero.
L'attacco russo è avvenuto dopo che il presidente Vladimir Putin ha avvertito il presidente statunitense Donald Trump che avrebbe risposto ai recenti attacchi dell'Ucraina contro le basi aeree russe, in cui sarebbero andati persi almeno 7 bombardieri strategici Tu-95MS e almeno 4 Tu-22M. Non sono stati colpiti, invece, i Tu-160 che rappresentano la parte principale della triade nucleare aerea russa, dando così un chiaro segnale di non voler intaccare la capacità di deterrenza nucleare russa pur avendone le possibilità. Quell'attacco, che qualcuno ha definito la “Pearl Harbor russa”, forse un po' frettolosamente, è stato portato utilizzando ancora una volta droni kamikaze (in totale 117), trasportati però in container modificati su camion che si sono posizionati molto all'interno del territorio della Federazione russa: una base aerea nella remota regione siberiana di Irkutsk è stata bersagliata con gravi danni.
Sempre durante la scorsa notte, gli ucraini sono tornati a colpire le basi aeree di bombardieri strategici dell'aviazione russa: questa volta sono stati utilizzati droni kamikaze a lungo raggio per distruggere depositi di carburante nella base di Engels-2, nell'oblast di Saratov. sede del 121° Reggimento di aviazione bombardieri pesanti delle Guardie e del 184° Reggimento di aviazione bombardieri pesanti, entrambi attivi nel conflitto ucraino per il lancio di missili da crociera come i Kh-101.
Al di là delle considerazioni politiche su questi attacchi – quello massiccio russo rappresenta sicuramente una rappresaglia per l'azione che ha distrutto i bombardieri strategici – vale la pena osservare che ormai da molto tempo si è palesato un nuovo metodo di portare l'offesa aerea utilizzando per la maggior parte i droni kamikaze e altro munizionamento circuitante (loitering munitions): il rapporto missili/droni dell'attacco russo di questa notte dimostra come si stia facendo affidamento in larga parte su questi assetti.
L'Ucraina è stata la prima a comprendere l'utilità e la convenienza dei droni kamikaze e la sua industria bellica ha dimostrato una certa vivacità produttiva, costruendo diverse tipologie di droni aerei autoctoni di ogni dimensione e anche droni kamikaze navali (di superficie e sottomarini), alcuni armati di missili aria-aria utilizzati in modalità superficie aria per abbattere, o cercare di farlo, i velivoli russi.
La Russia, sebbene abbia compreso più tardi l'efficacia del drone, ha rapidamente colmato il divario produttivo – anche grazie al supporto indiretto cinese – e sta largamente utilizzando questi assetti per colpire obiettivi in ucraina riservando i classici missili per quegli obiettivi di maggior pregio oppure induriti.
Sostanzialmente quindi l'offesa dall'aria è cambiata e sebbene sia comprensibile che l'Ucraina, che non ha un'industria bellica di livello elevato, opti per la costruzione di strumenti spendibili per costo/efficacia, risulta particolarmente notevole che anche la Russia abbia intrapreso la stessa strada pur essendo passata da tempo a un regime di economia di guerra. Chiaramente Mosca non ha risorse illimitate, perché ancora sotto sanzioni che, tra l'altro, si vanno espandendo, ma riteniamo che questa scelta non sia solo dettata dalla volontà di razionalizzare l'economia di guerra, ma rappresenti anche una chiara scelta tattica in quanto si stanno formando e si sono formati interi reparti dediti esclusivamente all'utilizzo di droni. Questo significa che nell'architettura delle forze russe, il piccolo drone rappresenta uno strumento diffuso, e significa anche che Mosca sarà un grado, quando la richiesta di risorse belliche data dal conflitto in atto cesserà, di porsi sul mercato estero a prezzi competitivi, sostanzialmente inondandolo di droni fabbricati o modificati in Russia.
Questo significa che il drone soppianterà il missile da crociera o balistico? No, affatto, ma dato il suo rapporto costo/efficacia i missili verranno riservati, come accennato, per obiettivi altamente paganti o corazzati.