
L’ultima evoluzione nel teatro tecnologico del conflitto russo-ucraino è rappresentata dall’impiego di droni FPV (First Person View) controllati via fibra ottica, capaci di colpire obiettivi in profondità all’interno del territorio ucraino, eludendo le tradizionali contromisure elettroniche. Il recente attacco contro la città di Kramatorsk, situata nella regione di Donetsk, ha segnato, secondo alcuni, un salto qualitativo significativo nelle capacità tattiche russe, introducendo un ulteriore livello di complessità nella guerra asimmetrica in corso. Sebbene l’incursione non abbia provocato vittime, essa rappresenta un segnale preoccupante della crescente sofisticazione e portata delle operazioni aeree non convenzionali condotte da Mosca.
Cosa sappiamo dei droni FPV cablati
I droni FPV con controllo a fibra ottica rappresentano un’evoluzione dei classici sistemi a pilotaggio remoto. A differenza dei dispositivi radio-guidati, questi vettori mantengono il collegamento con l’operatore tramite un cavo in fibra ottica che si srotola durante il volo. Tale sistema, pur vincolato da una limitata libertà di manovra e da un raggio d’azione definito dalla lunghezza del cavo, consente di superare le barriere più comuni poste dalla guerra elettronica ucraina: disturbi GPS, interferenze elettromagnetiche, schermature naturali o artificiali del terreno. L’assenza di vulnerabilità alle contromisure di jamming rende questi droni particolarmente difficili da neutralizzare, specie nei contesti urbani o in ambienti densamente difesi.
Penetrazione strategica e rischio per i centri urbani
L’attacco a Kramatorsk, uno dei principali centri logistici e amministrativi dell’Ucraina orientale, evidenzia la capacità crescente della Federazione russa di proiettare capacità di attacco di precisione all’interno del tessuto urbano nemico. Questo tipo di penetrazione profonda, condotta con mezzi apparentemente rudimentali ma altamente adattivi, prefigura uno scenario in cui la distanza dal fronte non costituisce più una barriera naturale alla minaccia. La resilienza strutturale di questi vettori consente a Mosca di estendere la pressione psicologica e militare anche in aree finora considerate relativamente sicure. Ciò solleva interrogativi fondamentali sulla sicurezza delle retrovie e sulla necessità di riconfigurare la dottrina difensiva ucraina anche in chiave anti-drone urbana.
Soluzioni non convenzionali nei teatri operativi reali
Secondo analisti l’impiego di droni FPV via fibra ottica si inserisce in una più ampia strategia russa di sperimentazione e diffusione di tecnologie low-cost, difficilmente intercettabili e ad alto rendimento operativo. In un conflitto sempre più caratterizzato da saturazione elettronica, logoramento tecnologico e creatività tattica, questi sistemi offrono un vantaggio asimmetrico concreto. L’evoluzione delle loro capacità, in termini di autonomia, precisione e capacità di carico, potrebbe accentuare nei prossimi mesi la vulnerabilità delle infrastrutture critiche e delle linee logistiche ucraine.
Pertanto, sembra profilarsi così un nuovo livello di minaccia ibrida, dove la superiorità tecnologica non si gioca più soltanto sulla scala industriale, ma anche nella capacità di adattare e integrare soluzioni non convenzionali nei teatri operativi reali.