La nuova arma che fa tremare i tank: così gli Switchblade 600 Block 2 cambiano la guerra

La famiglia Switchblade — dai mini-drone 300 al lungo raggio 600 Block 2 — integra autonomia, AI e penetrazione anti-corazza: potenti in Ucraina, spingono produzione e dottrine di ingaggio ma sollevano rischi di proliferazione e abuso

La nuova arma che fa tremare i tank: così gli Switchblade 600 Block 2 cambiano la guerra

Negli ultimi anni le loitering munitions, i cosiddetti droni “kamikaze”, si sono affermate come strumenti strutturali nei moderni scenari di combattimento, ridefinendo la relazione tra letalità, manovrabilità e vantaggio tattico. Tra gli attori principali di questa trasformazione figura AeroVironment, che ha recentemente evoluto la sua famiglia Switchblade con tre versioni progettate per rispondere alla complessità dei teatri operativi contemporanei: Switchblade 600 Block 2, 400 e 300 Block 20.

Queste piattaforme rappresentano più di un semplice aggiornamento tecnologico: segnano un ripensamento dell’approccio occidentale alla guerra di saturazione, specialmente in ambienti ad alta densità di contromisure. La loro combinazione di precisione autonoma, capacità di penetrazione contro bersagli corazzati, modularità e rapido impiego soddisfa l’esigenza strategica di preservare un vantaggio asimmetrico anche dove la supremazia aerea è incerta o contestata.

Cosa sappiamo

Al centro della famiglia si colloca lo Switchblade 600 Block 2, piattaforma a lungo raggio concepita per operazioni multi-dominio. L’aeromobile integra avionica avanzata, funzioni di riconoscimento dei bersagli basate su algoritmi di intelligenza artificiale, ricezione GPS militare in standard M‑Code e comunicazioni tattiche resilienti, progettate per operare in contesti caratterizzati da disturbo intenzionale o negazione dei segnali. Rispetto alla configurazione precedente, il Block 2 presenta un incremento significativo dell’autonomia operativa, dell’ordine del 20%, e la possibilità di impiego oltre i 100 km mediante relay link. La piattaforma è altresì dimensionata per resistere a condizioni ambientali estreme, compreso il dispiegamento in ambiente marittimo.

Il modello Switchblade 400 si propone invece come soluzione portatile per la fanteria leggera e per missioni di ingaggio rapido contro veicoli corazzati. Con massa complessiva sotto i 18 kg e sistema di lancio con assistenza propulsiva, è concepito per consentire a un singolo operatore l’ingaggio di un bersaglio corazzato con elevata accuratezza in tempi operativi molto contenuti. La compatibilità con lanciatori già in dotazione ne facilita l’integrazione nei reparti e riduce i requisiti addestrativi.

Lo Switchblade 300 Block 20, la variante più leggera, monta una testata a carica cava progettata secondo il principio dell’Explosively Formed Penetrator (EFP), ottimizzata per perforare corazze leggere e medie. Pesando poco oltre i 3 kg, è destinato a missioni oltre la linea di vista con capacità di identificazione autonoma del bersaglio e interfacce operative configurabili per diverse traiettorie e modalità d’ingaggio.

Produzione, dottrina e impiego operativo

L’espansione della linea Switchblade si accompagna a un incremento produttivo rilevante: AeroVironment ha aumentato la produzione del solo 600 nell’ultimo anno, con piani per scalare ulteriormente la capacità produttiva grazie all’apertura di nuovi stabilimenti. Questa crescita è sostenuta da una domanda crescente da parte delle forze armate statunitensi e dei partner Nato, e si colloca nell’ambito di programmi orientati a incrementare le capacità di ingaggio rapido e distribuito in profondità operativa.

Il teatro ucraino ha rappresentato un banco di prova significativo per la famiglia Switchblade. Impiegati diffusamente dalle forze di Kiev, questi effettori si sono dimostrati efficaci in un contesto dove la guerra elettronica e il fuoco a lungo raggio complicano l’utilizzo di sistemi convenzionali. La possibilità di neutralizzare obiettivi ad elevato valore tattico, postazioni sensibili, mezzi corazzati, punti logistici, ha mostrato come le loitering munitions possano compensare limitazioni numeriche e aumentare la flessibilità operativa.

Dal punto di vista dottrinale, tali sistemi stanno diventando elementi centrali di una visione operativa basata su precisione, dispersione e letalità mirata. Non sono più solamente strumenti economici per operazioni limitate, ma componenti integrate di un’architettura che fonde fuoco diretto, superiorità informativa e capacità di ingaggio prolungato. L’interoperabilità con architetture aperte, i software di controllo centralizzato e i sistemi avanzati di visione permettono di ridurre il ciclo tempo tra acquisizione e neutralizzazione del bersaglio, incrementando l’efficacia complessiva mantenendo il controllo umano sulle decisioni critiche.

Rischi di proliferazione

L’adozione diffusa delle loitering munitions solleva questioni rilevanti in termini di sicurezza internazionale. L’accessibilità tecnologica, unita alla semplicità d’uso e all’aumento dell’autonomia, comporta rischi di proliferazione e di impiego non regolamentato. Le democrazie occidentali sono chiamate a definire criteri di esportazione più stringenti, regole d’ingaggio condivise e meccanismi di supervisione per evitare impieghi irresponsabili.

Parallelamente, l’integrazione di effettori autonomi modifica la natura della deterrenza: la capacità di neutralizzare selettivamente asset strategici dietro le linee nemiche altera il concetto tradizionale di profondità operativa.

In un contesto multipolare e caratterizzato da minacce ibride e linee di fronte fluide, piattaforme come lo Switchblade non soltanto influenzeranno l’esito dei conflitti, ma contribuiranno a riscrivere principi e prassi della futura arte militare.

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