Il guerriero stanco Colin Firth precipita con l’Impero romano

Fin dal 2001 Dino De Laurentiis si trastullava col progetto di «sandalone», diventato L'ultima legione di Doug Lefler. Ma il film è stato girato solo nel 2005 per uscire nel 2007, in un momento ancora di bassa stagione, a conferma che lunga gestazione e buona riuscita non coincidono quasi mai. Un discreto spunto - la deposizione di Romolo Augustolo e la fine dell’Impero romano d’occidente - è ridotto dall’Ultima legione a prologo del mediocre King Arthur di Antoine Fuquà. Evidentemente non si voleva ricostruire uno dei momenti più amari della storia patria, quanto girare un film in inglese per mercati anglosassoni. E poiché è uso, da quando c’è il sonoro, che il romano dell’Impero sia interpretato da un attore inglese, Roma viene difesa (male) dall’immaginario guerriero stanco Colin Firth, mentre il ragazzino Romolo Augustolo (Thomas Sangster) viene salvato dalle mani di Odoacre (Peter Mullan) a opera di un mezzo mago (Ben Kingsley), pallida versione del Merlino di Nicol Wlliamson in Excalibur di John Boorman, di cui King Arthur si poneva - guarda caso - come prologo.

Per vendere L'ultima legione anche in India, ecco irrompere come guerriera dell’Impero romano d’oriente l'ex Miss Mondo, Aishwarya Rai, che finisce per dare un tocco ulteriore di comicità involontaria al tutto, dove alligna ogni luogo comune del film d’azione in costume.

L’ULTIMA LEGIONE di Doug Lefler (Italia/Usa 2005), con Colin Firth, Ben Kingsley. 98 minuti

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