La guerriglia minaccia il rito della tazza di tè

La lotta indipendentista può minacciare anche la tazza di tè mattutina. Succede, se la ribellione è nell’Assam, la regione del nord-est dell’India che dà il nome a una delle varianti di tè più apprezzate al mondo. Un’area che, per sei secoli, è stata un reame indipendente, fino all’arrivo dei britannici, nel 1826. Quando l’India ha ottenuto l’indipendenza, l’Assam era una delle regioni più ricche. Oggi, dopo anni di lotte, è una delle tre zone più povere dell’India. L’Ulfa, il Fronte unito per la liberazione dell’Asom (gli indipendentisti utilizzano il nome pre-coloniale), combatte dal 1979. Ma, da settembre, ha intensificato le azioni. L’accusa nei confronti del governo federale è di sfruttare le risorse dell’Assam (tè, petrolio e carbone) trascurando infrastrutture e servizi per la popolazione. In agosto è stata firmata una tregua. È durata solo un mese e mezzo. Negli ultimi giorni 15 persone sono state uccise, una bomba è esplosa nella capitale Guwahati, è morto anche un bimbo di 5 anni, ucciso dai soldati durante uno scontro coi ribelli. Estorsioni e minacce sono diventate routine per i produttori di tè: chi si ribella fa la fine di Harendra Das, ucciso - come raccontava ieri il Times - dopo 30 anni di attività.

Una guerriglia interna che è tutt’uno con la povertà e lo scarso sviluppo degli ultimi anni, di fronte ai progressi del Paese in molti altri campi. L’Assam rischia e, con lui, i suoi coltivatori di tè: l’anno scorso ne hanno prodotto 474mila tonnellate, la metà delle esportazioni totali dell’India.

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