Guerriglia rossa, Ferrante fa lo smemorato

L’11 novembre 2000 autonomi all’attacco per impedire un corteo di Forza nuova

Letizia Moratti lo accusa di aver tollerato, da prefetto, frange violente dei centri sociali. E Bruno Ferrante risponde. Nelle dichiarazioni riportate ieri da alcuni quotidiani Ferrante spiega che quando era prefetto «non si sono mai verificati episodi così gravi». «La mia attività di mediazione e di ricerca degli equilibri della città, svolta in maniera discreta e silenziosa, ha evitato situazioni simili» insiste. Ma le cose non stanno proprio così.
È l’11 novembre del 2000, in via Valtellina è in programma una manifestazione non autorizzata dei centri sociali. Vogliono impedire che il partito di estrema destra Forza Nuova compia una manifestazione. Gli autonomi si scagliano contro la polizia, si vedono scene da guerriglia urbana, vengono incendiate due auto, fatte a pezzi le vetrine, 26 giovani sono fermati. Il giorno dopo la polizia racconta di aver bloccato poco prima degli scontri un furgone carico di «micidiali molotov, sanpietrini, fionde con bulloni, spranghe e grossi petardi». Un sequestro che «ha ridotto in maniera decisiva la potenza di fuoco degli autonomi». E alla lista degli arresti si aggiungo i 17 giovani che viaggiavano nel furgone.
La storia è la stessa di sabato.

Nel novembre del 2000, però, il prefetto di Milano era Ferrante, lo stesso che oggi critica il «non governo del centrodestra» e spiega che «il segreto è il dialogo» (anche con i criminali?). In quel momento Ferrante è in carica da cinque mesi. Gian Valerio Lombardi, attuale prefetto, accusato indirettamente, lo è da meno di 4.

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