Guida sicura La carica delle 101 meraviglie di Liguria

Guida sicura La carica delle 101 meraviglie di Liguria

Un libro per imparare a vedere: 101 cose da fare in Liguria almeno una volta nella vita di Fabrizio Càlzia per Newton Compton Editori. In quarta di copertina alcune delle esperienze segnalate: «Preparare il passaporto per il principato di Seborga», «Sorbire un caffè al baretto della Foce dove si conobbero i cantautori genovesi», «Cercare il nome della rosa all'abbazia della Benedicta...».
Un libro che vuol insegnare ai liguri a conoscere la loro terra, con il presupposto che così come la racconta l'autore non l'hanno mai vista, fa venire la mosca al naso, peró dopo averlo sfogliato - avidamente, con curiosità - ci scappa un «Càlzia, sei un grande!».
Racconto qualche suggestione che ne ho tratto leggendo le due o tre paginette dedicate ai vari luoghi.
A Sùvero in Val di Vara c'è un paesello con un Castello Malaspina, feudatari e signori delle terre fra Vara e Lunigiana. Dei Malaspina chi scrive ha avuto modo d'interessarsi forse per quel primo ricordo del dantesco Moroello «vapor di Val di Magra», ma anche perché a Bobbio, città d'origine di mia madre, esiste uno splendido maniero di questi nobili. Pian piano ho saputo che esistono i Malaspina dello spino secco (i bobbiesi) e dello spino fiorito questi d'alta Toscana e Est dell'estrema Liguria. Ma in queste pagine nessun peso di dottrina: i Malaspina valgono sí, ma tanto quanto la «roverella di Pirolo», pianta monumentale di 300 anni d'età e 13 metri d'altezza che troneggia su un tornante della strada che porta ai Casoni di Sùvero, valgono tanto quanto l'abetaia di 150 ettari, appena sopra il paese, così fitta da impedire la crescita di qualsiasi tipo d'albero. «A Sùvero un giorno ci andrò», mi son detta tanto più che non è lontana dal mare delle Cinque Terre e d'estate perfino turisti americani - assicura l'autore - vi salgono a respirare aria di montagna.
Un altro esempio. Sono stata spesso a Savona città dov'è nato mio marito e dove vivevano i miei suoceri. Fare il bagno ad Albisola, mangiare la panissa... Mi tocca ora scoprire dal libro che esiste una farinata bianca di Savona che si cuoce in forno come quella di ceci, ma è più croccante e si può gustare liscia o con l'aggiunta di rosmarino, olive tritate, pancetta. Contare le volte che sono stata a Savona mi è quasi impossibile, eppure questa «delizia» non l'ho mai gustata.
E ancora una scoperta da queste pagine: «Navigare a Colletta il borgo online». Inizia con versi da Quinto mondo di Jovanotti: «Il quinto mondo è il prossimo livello, soltanto informazioni che nutrono il cervello». L'autore descrive il borgo spopolatosi nel dopoguerra e rinato come villaggio medievale telematico il cui cuore è l´Internet Café Osteria. In quel luogo si conversa con uomini d´affari australiani, con una famiglia d'imprenditori giapponesi che vive lì una metà dell'anno e l'altra a Londra, tutte persone queste e tante altre nel mondo che hanno scoperto il borgo su Internet. Un cosmopolitismo impensabile!
Dalle notizie di quarta di copertina si viene a sapere che Càlzia alterna l'attività di microeditore con quella di papà.

Anche noi come bambini da alfabetizzare gli siamo grati: non viaggeró lontano, ma questa Liguria delle 101 cose da fare, a poco a poco io la conosceró con questa sua guida preziosa.
Fabrizio Calzia, «101 cose da fare in Liguria almeno una volta nella vita», Newton Compton Editori

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