Guillem controcorrente La danza, che delusione

Inaspettata esternazione della grande étoile che questa sera e domani porta sul palco «Rise and Fall», il trittico ideato da Maliphant

Ferruccio Gattuso

La sentenza esce dalla bocca della ballerina che va per la maggiore al mondo: è naturale quindi che il sommesso lamento si trasformi, da cotanto pulpito, in una forma di urlo dissonante. Mai stata nel coro, Sylvie Guillem: non stupisce di conseguenza questa voluta stecca nelle armonie forzate dell'universo danza.
«Di questi tempi la danza regala solo delusioni - è il passo energico con cui entra in scena la virtuosa étoile che Rudolph Nureyev volle, alla giovane età di 19 anni, al suo fianco all'Opéra di Parigi - Io ho la fortuna di fare questo lavoro, di vivere sul palcoscenico e di poter dare e ricevere moltissimo ogni volta che ci salgo. Mi addolora vedere come molti teatri programmano eventi di danza solo per fare cartellone. C'è una mancanza di visione, si tende a sopravvivere. Per di più, oggi vedo poco talento e poca passione in giro: i danzatori sembrano prendere questa professione come un lavoro qualunque. Poi non ci si deve stupire se il pubblico non esce arricchito da un'esperienza teatrale, e se diserta la maggior parte degli eventi. Anch'io, da spettatrice, quando assisto a uno spettacolo, non posso non notare che quasi sempre manca la consapevolezza della missione della danza».
Insomma, il termometro dell'arte che ha reso la parigina Sylvie Guillem la stella internazionale che è, nonché la fuoriclasse del prestigioso Royal Ballet di Londra, segna febbre alta: e purtroppo - è questa la diagnosi della celebre ballerina agognata dai maggiori coreografi del mondo, da Forsythe a Petit, da Béjart a Maliphant - non si tratta della febbre della passione.
Il sorriso di Paolo Arcà, direttore artistico degli Arcimboldi, dice tutto: quella che andrà in scena oggi e domani (ore 21) nel prestigioso spazio di Viale dell'Innovazione è, per ricorrere al suo slogan, «tutta un'altra danza».
Rise and Fall, questo il titolo del trittico, vede Sylvie Guillem misurarsi con le coreografie di Russell Maliphant, fondatore nel 1996 dell'omonima compagnia e sperimentatore di linguaggi corporei, tra cui tai-chi, danza-terapia, contact improvisation, yoga e capoeira. Accanto alla étoile, indimenticata interprete di Giselle nel 2001, vi sono due giovani ballerini, considerati divi dal pubblico londinese, Michael Nunn e William Trevitt.
I due danzatori sono i protagonisti di Torsion, passo a due che apre la serata, cui seguirà l’a solo della Guillem, intitolato Two, sulle musiche di Andy Cowton. A chiudere il trittico, il numero Broken Fall, nel quale i tre danzatori promettono di lasciare il pubblico a bocca aperta, in una sequenza di voli, cadute e scambi: «Un numero - spiega divertita la Guillem - che richiede da parte mia un'illimitata fiducia nelle capacità muscolari dei miei due compagni».
Inutile dire che le due date milanesi sono andate esaurite in un battibaleno: «Sono felice di far conoscere al pubblico italiano - commenta la Guillem - un coreografo come Maliphant, meno celebre di quanto si meriti. Russell è uno dei pochi artisti di vero talento oggi. Oggi tanti coreografi sono semplicemente celebri, lui è diverso.

Ha coraggio, sceglie un repertorio avventuroso, nuovo. Lo spettacolo da lui allestito con la collaborazione alle luci di Michael Hulls è qualcosa di raro, un eterno contrasto tra la forza e la serenità, tra un'espressività violenta e pacifica».

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