
da Locarno
"Volevo fare la regista, non la costumista. Poi la vita ha deciso lei". Quattro oscar (Barry Lyndon, Momenti di gloria, Marie Antoinette e Gran Budapest Hotel) e decine di titoli da far invidia a chiunque, qualsiasi mestiere faccia. Poche parole e zero immagini, nessuna intervista, niente polemiche. A Locarno Milena Canonero ha ritirato il Vision award, un premio meritato e mai rincorso, come tutti i riconoscimenti in una carriera nata per caso.
"È tutta la vita che studio, sono un'eterna studentessa ma non mi sono mai laureata né diplomata anche se le scuole le ho fatte. Non ho maestri, vivo lasciandomi ispirare" che non significa copiare perché "nel nostro lavoro ci si lascia sedurre dall'arte, dai disegni di altri colleghi, da film del passato". L'apprendistato avviene all'ombra di uno dei maggiori cineasti della storia, Stanley Kubrick. "Me lo presentò il mio fidanzato di allora, Riccardo Aragno, amico di famiglia. Piacqui. Lui mi scelse come costumista ma rifiutai, volevo fare il suo aiuto regista, non disegnare vestiti. Accettò e si mise a cercare una stilista ma non ne trovò una e fu perentorio: Non c'è nessuna che vada bene, devi farlo tu. E tutto iniziò lì".
Sulle spalle poche esperienze, venne Arancia meccanica in cui fece le prove generali, poi la statuetta per Barry Lyndon. Il passato torna sempre a galla e Hugh Hudson "con cui avevo fatto uno spot pubblicitario ai tempi della scuola", la chiamò per Momenti di gloria. Un titolo di buon augurio perché la fama l'avrebbe presa per mano.
I suoi modelli hanno cambiato la storia del cinema e della moda. Il sodalizio con Wes Anderson ha dato calore e colore a un mondo grigio. Da Gran Budapest Hotel a The French Dispatch, Asteroid City e La trama fenicia è uno sfarfallio di vita. "Wes è attentissimo a scenografia, decorazioni del set e abiti. Adora il cromatismo che spesso parla come un copione aggiuntivo.
Però è molto collaborativo, a differenza di Kubrick che lasciava mano libera perché non aveva soverchia sensibilità per l'apparire". Forse la vita della Canonero dietro le quinte nasce proprio dal passato più remoto. "Stan? Un genio in punta di piedi". Così per lei.