MilanoAlla fine, il Capitano ha anche trovato il tempo - e la voglia - di firmare qualche autografo. Perché anche in un tribunale non mancano i fan. Quella di ieri, però, Paolo Maldini la ricorderà come una giornata indigesta. «Dimostrerò la mia assoluta estraneità ai fatti contestati», disse in occasione delludienza preliminare di novembre. Ora invece gli toccherà farlo in un processo. La bandiera del Milan, il difensore che ha fatto storia, è stato rinviato a giudizio dal gup Luigi Varanelli con le accuse di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico.
Secondo la Procura, infatti, lex terzino rossonero si sarebbe rivolto al funzionario dellAgenzia delle entrate di Milano, Luciano Bressi, per aggirare i controlli fiscali. Fino al 23 giugno 2009 Maldini avrebbe corrotto Bressi offrendogli non solo «lonorario per lo studio (circa 40 mila euro annui)», ma anche la «procura speciale» della società costituita con la moglie Adriana Fossa, la «Velvet Sas», «da cui scaturivano ingenti corrispettivi in nero (non meno di 185 mila euro)». Bressi, da parte sua, avrebbe «curato personalmente tutte le più svariate pratiche fiscali» riguardanti la Velvet, e «i loro interessi personali», garantendo «lesenzione dai controlli fiscali».
Ancora, sempre grazie al funazionario dellAgenzia delle entrate, Maldini avrebbe acquisito «dati riservati» allanagrafe tributaria sul conto di Alessandro P.B., che faceva parte di una società nella quale lex calciatore avrebbe voluto entrare per un affare immobiliare in Toscana. «Volevo fare una piccola verifica su, su, su Alessandro eh.. Come si può fare (...) Su di lui si può fare una verifica eh .. fiscale su di lui, nel senso se ha avuto problemi con la giustizia ad esempio eh .. Oppure se ha avuto problemi con il fisco...», dice lex calciatore a Bressi in una telefonata intercettata del 26 gennaio 2009. Una storia da leggere a rovescio, secondo il legale di Maldini, lavvocato Danilo Buongiorno. «Ci difenderemo dallaccusa dimostrando che è successo esattamente il contrario», ha spiegato il legale. Ossia, che sarebbe stato Bressi a sottrarre denaro dalle casse della «Velvet». Attraverso il suo legale, licona rossonera fa sapere di essere «sereno» perché «non ho mai corrotto nessuno». Anzi, «non ci sono le prove della corruzione e il tribunale se ne renderà conto». Unica soddisfazione, larchiviazione delle accuse contestate alla moglie.
Una vicenda da «così fan tutti», o quasi. Perché il numero degli imputati è salito a 38, 14 dei quali hanno chiesto di patteggiare la pena, e tre di accedere al giudizio abbreviato. Tra questi lo stesso Bressi, condannato a 3 anni di reclusione. Ma la lista dei vip inclusi nellagenda privata del funzionario non si limitava a Paolo Maldini. Cera il padre Cesare (ex ct della nazionale), cera Walter Zenga (ex allenatore del Catania e del Palermo), e cera Anaclerio Rocco, in arte «dj Ringo». Infine, il gup Varanelli ha anche accolto lapplicazione concordata della pena per il giornalista di Mediaset Davide De Zan (5 mesi e 10 giorni, pena sospesa) e per il dipendente dellAgenzia dellentrate Milano 1 Giuseppe Lomuti, accusati di concorso in accesso abusivo a sistema informatico.
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