«Ha riconosciuto il killer: per questo è stata uccisa»

Tonino Rocca, scampato a due tentativi di sequestro: «Sono delle belve che non si fermano davanti a nulla»

da Nuoro

Quella gente la conosce e la sa definire: «Sono solo belve incapaci di fermarsi davanti a nulla». «Belve» che per ben due volte, nel 1972 enel 1984, tentarono di rapire pure lui: Tonino Rocca, suocero di Dina. In queste ore il signor Rocca sta rivedendo drammaticamente le scene terribili di un film già affrontato e che conosce bene per averlo vissuto sulla propria pelle. I quei due tentativi di sequestro riuscì in entrambi i casi a salvarsi miracolosamente, nonostante i banditi gli avessero crivellato l’auto di proiettili. L’anziano padre di Francesco porta nel viso tutto il dolore e la disperazione di una famiglia che sui sequestri di persona sperava di aver messo la parola fine già da 28 anni.
La ferita che porta dentro si è invece riaperta due sere fa, quando dalla cornetta del telefono la voce del figlio ha annunciato tristi presagi. Presagi di un sequestro. Invece è finita peggio.
«Come hanno potuto infierire su una donna, su una madre di una bimba di otto mesi?», si chiede continuamente Tonino, in preda all’angoscia e alla rabbia insieme.
Assieme all’altro figlio è stato uno dei primi che ha sentito Francesco dopo l’allarme lanciato alle forze dell’ordine: «Dopo quella telefonata non ci ho pensato un attimo e mi sono precipitato in casa di Dina. Solo dopo che abbiamo visto tutte quelle macchie di sangue e i segni della colluttazione abbiamo capito che si trattava di un tentativo di sequestro».
La dinamica di ciò che è successo in via Sant’Antioco non è ancora chiara, ma Tonino si è fatto una sua idea: «Lei sicuramente ha riconosciuto uno dei banditi, e allora ha lottato con tutte le forze che aveva in corpo per tentare di fuggire alla ferocia e salvare la bimba. Chi era stato scoperto non ci ha visto più e le ha messo le mani addosso: le ha dato un colpo in testa e la poveretta è caduta in terra».


Una reazione, quella di Dina, assolutamente comprensibile anche perché forse ha avuto paura che potessero portare via pure la figlia di otto mesi. Testimonianza,quella dell’anziano suocero, importante e che potrebbe rivelarsi decisiva per chi sta conducendo indagini che si preannunciano lunghe e difficili.

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