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Con Hamas al governo Gaza affamata e disperata

Appello di uomini d’affari ai miliziani perché non aggravino la situazione

da Gerusalemme

A un anno anno dal ritiro israeliano dalla Striscia e a sette mesi dalla vittoria elettorale di Hamas (che ha suscitato l’isolamento internazionale dell’Anp), la popolazione di Gaza è ancora più affamata e disperata.
Ieri, dopo settimane di chiusura dovuta ai combattimenti fra Israele e i miliziani di Hamas, responsabili del rapimento di un soldato israeliano, il valico commerciale di Karni (Mintar) è stato finalmente riaperto e decine di camion hanno potuto attraversarlo in entrambe le direzioni. Si tratta della principale via di approvvigionamento per i 1,4 milioni di abitanti di Gaza: quando il valico è chiuso, gli scaffali nei negozi si svuotano.
«Le quantità transitate oggi sono ancora relativamente contenute», ha detto il responsabile del valico, Salim Abu Safya.«Speriamo che resti aperto anche in futuro», ha aggiunto, mentre cani addestrati dagli israeliani a rilevare gli esplosivi annusavano la merce in transito. Ancora di recente Israele ha annunciato di aver scoperto per tempo un tunnel che miliziani di Hamas stavano scavando nelle vicinanze nell’intento di farlo esplodere. Se il progetto fosse riuscito, numerosi israeliani sarebbero rimasti uccisi.
Sabato uomini di affari palestinesi hanno fatto appello ai miliziani di tenersi alla larga per non aggravare la situazione umanitaria della popolazione nella striscia di Gaza. Ieri tuttavia un razzo è stato sparato verso il valico di Erez e un ordigno è stato deposto presso il valico di Kissufim.
Per ragioni di sicurezza resta chiuso anche il valico di Rafah, fra Gaza e l’Egitto. Di recente miliziani palestinesi hanno aperto una breccia con la dinamite e l’esercito egiziano ha dovuto chiuderla. La stampa palestinese riferisce che c’è la speranza che quel valico torni a funzionare nei prossimi giorni, mentre molte decine di malati palestinesi attendono di potersi ricoverare negli ospedali egiziani, e numerosi studenti hanno premura di raggiungere il Cairo per seguire le lezioni universitarie.
Intanto è giunto al nono giorno lo sciopero ad oltranza proclamato dai dipendenti statali palestinesi in segno di protesta per non aver ricevuto gli stipendi dei mesi passati, a causa delle gravi difficoltà economiche in cui verso il governo di Ismail Haniyeh (Hamas). Il quotidiano al-Ayam riferisce che una portavoce dei dimostranti, Zahra al-Buheisi, ha lanciato un appello al presidente Abu Mazen ad intervenire di persona «affinché il popolo palestinese non sia ridotto alla fame». Secondo al-Ayam, lo sciopero si sta allargando ed è particolarmente avvertito negli istituti scolastici. Intanto qualcosa sembra muoversi dopo mesi di gelo fra israeliani e palestinesi e, nella «finestra di opportunità» socchiusa dal dopoguerra, appaiono fragili spiragli di dialogo fra Gerusalemme e Ramallah. Negli incontri che hanno avuto sabato e ieri con il premier di Londra, Tony Blair, il primo ministro israeliano, Ehud Olmert, e il presidente palestinese, Abu Mazen (Mahmud Abbas), si sono dichiarati pronti a incontrarsi rapidamente, e senza precondizioni.
Abu Mazen e Olmert, ambedue ospiti di Re Abdallah, si sono visti rapidamente e informalmente solo una volta, in giugno in Giordania. Ma è stata più che altro una stretta di mano di cortesia.

I due ora terranno un vero vertice di lavoro, sembra rapidamente, anche se per ora non c'è alcuna indicazione di data.

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