Gian Micalessin
In Israele e nei territori palestinesi sembra lora dei bluff e delle pre-tattiche. Il leader laburista israeliano Amir Peretz prova a presentarsi come possibile premier lanciando lidea di un governo calderone con laburisti ed estrema destra, ma la proposta dura lo spazio di una notte e affonda nel mare di critiche sollevato dalla stessa sinistra. Hamas tenta invece desorcizzare i fantasmi dellisolamento internazionale rivelando di essere in contatto con la diplomazia francese e con quella indiana, ma viene immediatamente raggelato dalla secca smentita di Parigi e dai silenzi di New Delhi.
Mentre i protagonisti della politica studiano la rotta, lesercito israeliano non molla un colpo. Ieri mattina una squadra duvdevan, le unità ciliegia specializzate nelle operazioni sotto copertura in territorio palestinese, si è infiltrata nel villaggio di Beit Sanur, alle porte di Betlemme, ha circondato la casa del 31ennne Raed Abayat, capo delle brigate martiri di Al Aqsa a Betlemme, e lha eliminato a raffiche di mitra dopo averlo inseguito fin sul tetto.
Le rivelazioni di Hamas sulle trattative segrete con Parigi arrivano per bocca del portavoce Abu Zuhri che punta, probabilmente su disposizioni del gruppo dirigente, a insinuare altri dubbi allinterno del Quartetto (Onu, Russia, Ue e Usa che trattano con israeliani e palestinesi) e a incrinare le posizioni europee. «La Francia ha compreso la necessità dellUnione Europea di riconsiderare la propria posizione nei confronti di Hamas e si sta impegnando a questo scopo assieme ad altri Paesi europei», annuncia Zuhri aggiungendo che «due mesi fa ci sono stati incontri a Gaza con funzionari francesi».
La precisazione di Zuhri finisce con il rendere meno credibili le sue asserzioni. Due mesi fa, ai primi di febbraio, lUe doveva ancora definire la sua posizione nei confronti del governo di Hamas e a Gaza infuriava la rabbia anti-europea suscitata dalle vignette su Maometto pubblicate in Danimarca. I tempi erano dunque prematuri e il clima non era certamente dei più favorevoli. Lambasciatore francese in Israele Gerard Araud ha, del resto, immediatamente negato qualsiasi contatto «non autorizzato». «Non potremo avere incontri di alcun tipo finché Hamas non soddisferà le tre famose condizioni», ha detto Araud sottolineando che Parigi attende, assieme allUnione Europea, la rinuncia di Hamas alla violenza, il riconoscimento dIsraele e la ratifica di tutti i trattati approvati dallAutorità Palestinese.
Meno chiara la posizione indiana. New Delhi ha risposto con il silenzio alle asserzioni di Zuhri secondo cui, due settimane fa, un inviato indiano ha fatto visita al primo ministro Ismail Hanye per confermare il riconoscimento di Hamas e la continuazione degli aiuti economici al suo governo.
In casa israeliana le dure critiche di molti esponenti dello stesso partito laburista hanno intanto costretto Peretz a rinunciare a qualsiasi ipotesi dalleanza con la destra. Lex sindacalista si era proposto domenica come capo di un fantasioso esecutivo capace di coalizzare la sinistra laburista e la destra religiosa, loltranzismo dei coloni, lestremismo russofono di Avigdor Lieberman e la voglia di rivalsa di un Likud al lumicino. A sentir Peretz lunico collante di questa macedonia ideologica era una piattaforma di decise riforme sociali. La mossa puntava a innervosire Ehud Olmert che - pur avendo un disperato bisogno dei laburisti per dar vita ad una coalizione stabile - rifiuta lidea di affidare al massimalismo dellex sindacalista il ministero delle Finanze.
Ma prima ancora che Olmert parlasse, la proposta di Peretz veniva bocciata da autorevoli esponenti laburisti e affossata dal secco no della sinistra del Meretz. A far da cornice allinfilata di no saggiungevano gli impietosi commenti degli analisti politici pronti a denunciare la sindrome da Napoleone del nuovo capo della sinistra . A quel punto Peretz comprendeva dessersi messo nei guai, riconosceva il mal tentato bluff e abbandonava con una retromarcia a dir poco spericolata linsidiosissima partita.
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