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Perde credibilità la tesi difensiva secondo cui gli attacchi del 21 luglio erano un atto dimostrativo

da Beirut

È durata solo 24 ore la permanenza dietro le sbarre del predicatore islamico Omar Mohammed Bakri. Il procuratore generale libanese Said Mirza ne ha ordinato ieri la scarcerazione perché nei suoi confronti non c’è alcuna richiesta di estradizione da parte della Gran Bretagna, che anzi gli ha revocato il permesso di soggiorno.
Il ministro degli Esteri libanese, Ghazi Aridi, ha detto che nei confronti di Bakri non c’è alcuna accusa, e che il suo fermo «è avvenuto per motivi precauzionali in seguito al clamore provocato dal suo arrivo a Beirut». Secondo alcuni osservatori arabi, la sua scarcerazione è avvenuta dopo che Londra ha annunciato che non permetterà più che rientri in Gran Bretagna. La preoccupazione delle autorità libanesi è infatti quella di evitare i guai che potrebbero derivare dalle proteste di piazza dei fondamentalisti islamici.
Il discusso predicatore, che ha 46 anni e la doppia cittadinanza siriana e libanese, ha vissuto per 19 anni in Inghilterra grazie ai sussidi del governo di Londra, e ha sette figli nati nel Regno Unito, pure loro assistiti economicamente dallo Stato. Ora il sussidio gli è stato revocato, quello ai suoi figli invece no. Negli anni ’80 Bakri aveva ottenuto l’asilo politico, e aveva fondato un gruppo radicale, chiuso dopo gli attentati di luglio. Aveva lasciato Londra giovedì sera, accompagnato da furiose polemiche per alcune sue dichiarazioni. Aveva detto che non denuncerebbe dei fratelli musulmani neppure se sapesse che stanno organizzando un attentato come quello del 7 luglio, in cui sono morte 56 persone.
Il ministro degli Interni inglese, Charles Clark, ha detto ieri che Bakri «non contribuisce al bene del Paese», e che quindi non potrà più tornare in Gran Bretagna. Anjem Choudray, portavoce ufficiale di Bakri, ha definito «scandalosa» la decisione del governo di Londra, che rientra nella linea dura adottata verso i sospetti terroristi. Ma per Inayat Bunglawala, portavoce del Muslim Council of Britain, la più grande associazione islamica (moderata) del Paese, «la maggioranza dei musulmani non sentirà la sua mancanza. Per vent’anni gli è stato concesso asilo, e lui ha passato tutto questo tempo insultando questo Paese e i suoi valori. Con le sue frasi offensive ha contribuito alla demonizzazione dei musulmani britannici».
Chi potrebbe invece chiedere la sua estradizione è la Siria, dove Bakri è ricercato per i suoi passati legami con l’organizzazione Fratelli musulmani, fuorilegge dai primi anni Ottanta, e dove rischia la pena di morte.
Estradizione certa, invece, in Giordania per l’altro religioso islamico in carcere a Londra, Abu Qatada, considerato l’ambasciatore spirituale di Al Qaida in Europa: il governo di Amman ha chiesto e ottenuto la sua consegna, che avverrà la settimana prossima.

Abu Qatada è uno dei dieci stranieri arrestati in Gran Bretagna perché considerati una minaccia per la sicurezza nazionale.

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